La sanità siciliana ancora nell’occhio del ciclone con esposti per pazienti morti e indagini delle procure come quella aperta dai pm di Palermo che indagano sulla morte di Giuseppe Barbaro, 76 anni, deceduto nel giorno dell’Epifania all’ospedale Villa Sofia dopo 17 giorni di ricovero in attesa di essere operato per una frattura. I parenti hanno presentato un esposto. Secondo la denuncia, nel corso dei giorni trascorsi in ospedale sarebbero sorti problemi non legati alla frattura ma che sono addebitabili ai sanitari. Barbaro è rimasto nel Pronto soccorso dal 21 dicembre al 24 dicembre, e poi trasferito nel reparto di Ortopedia.
La figlia ha denunciato che il padre quando è entrato in ospedale stava bene e che ha anche visto “che era stato legato al letto con strumenti di plastica alle caviglie ed al braccio destro e manifestava segni di dissociazione e confusione mentale”. Il primario di Ortopedia, Davide Bonomo, sostiene che “il paziente è stato ricoverato per una frattura all’omero non scomposta e non c’era alcun tipo di urgenza-emergenza. È’ successo che ha contratto una polmonite in quanto paziente anziano e defedato. È stato valutato da pneumologi, cardiologi, anestesisti e le condizioni cliniche peggiorate dalla polmonite non ci hanno permesso di eseguire l’intervento”. La procura ha sequestrato la salma e l’autopsia sarà svolta venerdì.
Criticità nell’ospedale palermitano erano state riscontrate anche dal presidente della Regione, Renato Schifani, nella sua visita a sorpresa il 3 gennaio scorso trovando in Ortopedia 14 pazienti in attesa d’intervento. Ora il governatore ha convocato per giovedì pomeriggio il direttore sanitario e il direttore amministrativo dell’azienda Villa Sofia-Cervello, Aroldo Gabriele Rizzo e Luigi Guadagnino. L’ennesimo caso denunciato dai familiari di un paziente avviene a pochi giorni dai funerali di Maria Ruggia, 76 anni, morta nell’ospedale Ingrassia, sempre nel capoluogo, dopo essere rimasta per 8 giorni in una barella perché non c’erano posti disponibili nei reparti.
A Messina, invece, si arricchisce di un nuovo caso l’inchiesta sulle cosiddette morti sospette nell’ospedale Papardo dopo l’esposto dei familiari di Salvatore Nastasi, 70 anni, che per una vita aveva prestato servizio nello stesso nosocomio come dirigente medico del reparto di Patologia clinica, e morto nel dicembre 2023 dopo l’intervento per la sostituzione della valvola mitralica. È l’ennesima denuncia di familiari di pazienti deceduti dopo interventi nella Cardiochirurgia del nosocomio. Le denunce, inoltre, sarebbero otto. La procura messinese ha aperto un’inchiesta su decine di decessi e sono indagati i vertici amministrativi dell’ospedale a partire dal 2019 oltre a dirigenti medici di Cardiochirurgia, Rianimazione e Terapia intensiva. Fra i reati contestati, a vario titolo, vi è l’omicidio colposo aggravato.
Secondo l’ipotesi accusatoria negli ambienti della Cardiochirurgia vi sarebbe la presenza un batterio killer e gli indagati “non avrebbero disposto adeguati protocolli, misure di vigilanza e istruzioni al fine di prevenire la diffusione di infezioni nei reparti di Cardiochirurgia e Terapia intensiva post operatoria”. Il perito incaricato dalla procura è entrato nelle sale operatorie del Papardo – che erano state sequestrate lo scorso novembre – per procedere ad accertamenti irripetibili alla presenza dei legali degli indagati.