di Paolo
Alla luce della notizia di una presunta trattativa tra governo e Space X, nella mia diffidenza penso che la nostra sicurezza nazionale sarebbe maggiormente salva se cercassimo di smetterla di renderla più sicura o almeno se lo facessimo diversamente.
Ho ascoltato diverse volte il procuratore Gratteri criticare la scelta dell’acquisto da parte dei ministeri, tramite Consip, di computer e altro. La critica verte su un problema fondamentale: la sicurezza dei magistrati e la sicurezza nazionale. “Consip è un supermercato elettronico” e “il criterio è il prezzo, ma compri quello che c’è”.
In un’intervista a Piazzapulita, il procuratore chiedeva all’intervistatore se avesse mai visto il presidente francese o il consigliere tedesco a bordo di auto diverse da quelle prodotte nel proprio paese, mentre la presidenza del Consiglio e tutti i ministeri italiani sono pieni di macchine straniere; hanno lo stesso prezzo delle auto prodotte dalla Maserati che in quei giorni stava chiudendo due stabilimenti. Il pericolo – concludeva il procuratore – nasce dal fatto che le prossime auto blindate proverranno dal sud-est asiatico e che nelle macchine di oggi ci sono almeno 40 centraline elettroniche e chi conosce l’informatica sa di cosa possano essere capaci.
Tutto questo mi ha ricordato un passato allarme della Casa bianca secondo il quale l’intelligenza artificiale presente nei veicoli cinesi “potrebbe” essere in grado di spiare l’occidente. Il dubbio è se la nostra sicurezza nazionale possa essere messa in pericolo solo dalla Cina. Per esempio lo stesso Bloomberg pubblicò un’inchiesta nella quale raccontava che per migliorare Alexa – assistente vocale di Amazon – fosse necessario che degli impiegati ascoltassero regolarmente quello che diciamo al fine di scovare eventuali errori. Non sono complottista e ritengo sensato che vi sia una verifica allo scopo di rendere un sistema meno lacunoso, si tratta del cosiddetto “machine learning”, cioè il sistema che serve ad addestrare un’intelligenza artificiale.
Se però andiamo più sul concreto, molti si ricorderanno il caso di Edward Snowden, ex-tecnico della Cia che collaborando con dei giornalisti raccontò di come il governo americano e quello britannico avevano messo in opera programmi top secret di spionaggio, intercettazione telefonica, controllo e sorveglianza di Internet nelle comunicazioni tra Stati Uniti e Unione Europea.
Ora che dei servizi di comunicazione criptata, per quanto ottimi, vengano probabilmente acquistati dalla società di un miliardario americano mi lascia quantomeno perplesso. Oppure, dal momento che i camion e i furgoni elettrici della Tesla – pare anch’essi facenti parte di una trattativa – non sono certo privi di centraline, è lecito chiedersi se ci possa essere il medesimo spettro che adombra le auto cinesi. Non intendo alimentare paranoie per cui potremmo limitarci anche solo ad una questione: il conflitto d’interessi. In una scena di un vecchio film, c’era un cuoco di un esercito o simile che, intento nel dividere gli ingredienti della zuppa, teneva le migliori per sé, quelle decenti per i generali e le peggiori per i soldati. In egual modo si tratta di una spartizione di interessi: c’è solo da capire quali tenga Musk per sé, quali per noi e quali per il governo americano.
Inoltre il fatto che questi interessi confliggano rende la sicurezza nazionale molto più fragile di quanto lo era in principio. Non c’è bisogno di nessuna dietrologia per capire che l’ordine ci vedrà sempre in fondo, non dal punto di vista dei prodotti che saranno senz’altro tecnologicamente avanzati, ma dal punto di vista della salvaguardia di tutto ciò che vede la necessità di quei prodotti. Siamo alleati certo, ma gli interessi sono interessi e non che ci sia pericolo di invasione. Solo sarebbe bello avere un po’ più di autonomia e aver già venduto la rete fissa agli americani è una cosa che va in leggera controtendenza. Il tutto risulta ancora più bizzarro in epoca di governi sovranisti.