È atteso all’aeroporto intorno alle 14 italiane e resterà nel Paese “a lungo” per un viaggio personale, ha annunciato. La visita di Donald Trump Jr., figlio maggiore del presidente eletto e l’unico della famiglia coinvolto nella politica paterna all’inizio del secondo mandato presidenziale, ha riacceso una polemica lanciata dal padre presidente sul possesso del territorio dell’isola artica, controllato dalla Danimarca da due secoli.
Il figlio del presidente eletto, che qualche giorno fa aveva lasciato intendere di voler annettere l’isola, ha affermato in un podcast che “non sta acquistando la Groenlandia” ma farà una “gita personale molto lunga” per “incontrare alcune persone”. Ma ma il governo della Groenlandia ha precisato che non sono stati programmati incontri con rappresentanti ufficiali.
“Salgo sul Trump Force 1 e atterrerò in Groenlandia domani mattina”, ha aggiunto Trump Jr. Con lui ci sarà l’attivista politico Charlie Kirk, che ha co-fondato l’organizzazione conservatrice pro-Trump Turning Point Usa.
Mentre polemizza anche con il Canada proponendo la sua annessione come 51° Stato Usa, il presidente eletto ha ribadito sul suo social Truth l’interesse degli Stati Uniti ad acquisire il controllo della Groenlandia. Le sue dichiarazioni hanno irritato non solo il governo autonomo dell’isola artica, ma anche la corona danese, che martedì ha modificato il blasone reale per rendere più evidente la possesso della Groenlandia.
Il segretario permanente per gli affari esteri dell’isola, Mininnguaq Kleist, ha dichiarato all’agenzia Reuters che la visita di Trump Jr è privata e non sono previsti incontri con i rappresentanti del governo groenlandese. “Non siamo stati informati sulla natura del suo programma e quindi si tratta di una visita privata”, ha detto Kleist, aggiungendo che Trump Jr. Anche l’entourage presidenziale ha fatto sapere ai media statunitensi che Trump Jr. aveva in programma una visita di un giorno per girare contenuti video per un podcast, e non avrebbe incontrato funzionari governativi o figure politiche. Ma la mossa riaccende la polemica lanciata da Trump a dicembre, quando ha dichiarato “il possesso e il controllo della Groenlandia è una necessità assoluta” per la sicurezza degli Stati Uniti.
Lunedì Trump ha confermato le sue intenzioni con un post sul suo social Truth, con la sua tipica ironia: “Ho sentito dire che gli abitanti della Groenlandia sono Maga”, ha scritto usando l’acronimo del suo movimento, Make America Great Again)”. Slogan che ha declinato anche in riferimento all’isola artica: “La Groenlandia è un luogo incredibile e la popolazione ne trarrà enormi benefici se e quando diventerà parte della nostra nazione. Noi la proteggeremo e la custodiremo da un mondo esterno molto feroce. RENDIAMO LA GROENLANDIA DI NUOVO GRANDE!”. Nel post Trump conferma anche che “mio figlio, Don Jr, e vari rappresentanti, si recheranno sul posto per visitare alcune delle aree e dei luoghi più belli”.
La Groenlandia, un territorio autonomo della Danimarca con una popolazione di appena 57.000 abitanti, vanta ricchezze minerarie (oro, argento, rame e uranio), petrolifere e di gas naturale. Risorse che nell’ultimo mezzo secolo sono diventate sempre più accessibili e cruciali per effetto del riscaldamento globale. Per questo anche a Russia e Cina hanno messo gli occhi sulle risorse dell’isola che si trova in una posizione strategica. L’isola ha anche un valore geo-strategico, perché si trova a ridosso di una rotta navale che collega Russia e Stati Uniti e che è considerata molto rilevante dal punto di vista militare. La capitale, Nuuk, è più vicina a New York che alla capitale danese, Copenhagen.
Durante il suo primo mandato presidenziale, nel 2019 Trump aveva già ipotizzato di acquistare l’isola artica. Prima di Natale, il presidente eletto aveva affermato: “Per l’obiettivo della libertà e della sicurezza nazionale nel mondo, gli Stati Uniti ritengono che la proprietà ed il controllo della Groenlandia sono un’assoluta necessità”. La replica delle autorità dell’isola artica è stata secca allora come oggi: “Non siamo in vendita e non lo saremo”, ha dichiarato a dicembre il primo ministro dell’isola, Mute Egede. “La Groenlandia appartiene al popolo groenlandese”.
La Groenlandia, colonia danese dal 1814, appartiene ufficialmente al Regno di Danimarca dal 1953. Nel 1979 ha ottenuto un’autonomia politica parziale, aumentata con un referendum nel 2008, che, tra le polemiche, ha trasferito al governo locale le competenze in ambito legislativo, giudiziario e nella gestione delle risorse naturali. Il sovrano di Danimarca rimane comunque il capo di Stato della Groenlandia.
Nel discorso di fine anno il primo ministro Mute Egede ha affermato che l’isola “un passo avanti” per modellare un futuro diverso “soprattutto per quanto riguarda i suo partner commerciali e le persone con cui dovremmo lavorare”. Egede ha detto esplicitamente che le relazioni commerciali della Groenlandia “non possono continuare ad essere portate avanti solo attraverso la Danimarca”. Mercoledì primo ministro groenlandese avrebbe dovuto incontrare a Copenaghen il re Federico X, ma l’incontro è stato rinviato per motivi di agenda, secondo la stampa locale.
Inserendosi nella polemica, martedì il re della Danimarca, Federico X, ha modificato lo stemma reale per raffigurare più in evidenza la Groenlandia e le Isole Faroe. Una decisione che appare una risposta diretta alle parole del presidente eletto degli Stati Uniti. Per 500 anni gli stemmi reali danesi avevano raffigurato tre corone, simbolo dell’Unione di Kalmar tra Danimarca, Norvegia e Svezia, che fu guidata dalla Danimarca tra il 1397 e il 1523. Nella versione aggiornata le corone erano state rimosse e sostituite con un orso polare e un ariete più evidenti rispetto al passato, a simboleggiare rispettivamente la Groenlandia e le Isole Faroe.