E’ passata piuttosto inosservata, per ora, la notizia che dal primo dell’anno l’Ucraina ha chiuso i metanodotti che trasportavano gas russo in Europa. Per il momento, non succede niente di grave. Oltre al fatto che abbiamo ancora gas in stoccaggio, il gas che passava dall’Ucraina rappresentava solo il 5% della fornitura all’Europa. Per l’Italia, si parla di una perdita di circa il 9%; il resto viene da altre fonti. Non rimarremo senza gas, ma molto probabilmente vedremo aumentare ulteriormente i costi dell’energia e le famiglie italiane dovranno stringere ulteriormente la cinghia.

A lungo termine, il gas naturale non è infinito ma, per il momento, non si intravedono problemi di esaurimento, soprattutto con gli Stati Uniti che continuano ad aumentare la loro produzione mediante la tecnologia dello “shale gas”. I problemi sono di tipo strategico. Trump lo ha detto chiaramente in un tweet recente: gli europei “devono compensare il loro enorme deficit con gli Stati Uniti acquistando su larga scala il nostro petrolio e il nostro gas”. Altrimenti, arriveranno tariffe molto pesanti. Ed è possibile che questa riduzione del deficit sia programmata anche con l’acquisto su larga scala di armi dagli Stati Uniti, come ha detto recentemente Christine Lagarde, la presidente della Banca Centrale Europea.

Ma non è che Trump stia programmando cose diverse da quella che è stata la politica americana negli ultimi anni. Il mondo va avanti secondo la semplice regola che chi è più forte si prende tutto quello che può. Non solo, ma ognuno se lo prende appena può, senza preoccuparsi delle conseguenze. Il riscaldamento globale sta avanzando a passi da gigante e facendo enormi danni, mentre gli esseri umani si contendono la possibilità di farne ancora di più bruciando ancora combustibili fossili.

In questo marasma, noi europei siamo messi malissimo. Una regione che ha esaurito da un pezzo le proprie risorse fossili, che si trova imbarcata in una guerra che nessuno vuole e che non può vincere, e che si trova ora a fare i conti con la competizione sia economica che strategica con regioni ben più potenti e organizzate. In queste condizioni, l’industria europea è andata in crisi. L’alto costo dell’energia rende difficile rimanere competitivi e investire su prodotti innovativi. Abbiamo perso il mercato russo con le sanzioni. Stiamo perdendo il mercato cinese perché non possiamo proporgli prodotti competitivi. Possiamo continuare a esportare sul mercato americano, posto che facciamo i bravi, ma è chiaro che non sarà uno scambio alla pari.

E allora? L’unica possibilità è ricostruire l’economia europea sulla base di risorse europee. Rispetto ad altre regioni, l’Europa ha dei vantaggi. Uno in particolare è che negli ultimi anni abbiamo fatto un notevole sforzo verso l’introduzione dell’energia rinnovabile. La produzione di energia rinnovabile che continua ad aumentare in Germania, avendo raggiunto il valore record del 62.7% nel 2024. In Italia siamo un po’ indietro con il 41%, ma abbiamo buone prospettive di aumentare; dopotutto siamo il “paese del sole”.

Il problema è che non è possibile liberarsi dei combustibili fossili in pochi anni. Richiede tempo e anche enormi investimenti. Soprattutto, richiede la volontà politica di farlo, cosa che in Italia sembra mancare proprio in questo momento cruciale. Ma è la strada giusta per renderci indipendenti dalle importazioni di energia da paesi che hanno solo l’intenzione di spolparci fino all’osso. Ce la possiamo ancora fare se ci lavoriamo sopra.

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