Tennis

Addio a Rino Tommasi | Da “bongo, bongo, bongo” a “palla calante, volée perdente”, fino a “circoletto rosso”: le sue frasi più celebri

Dopo la notizia della scomparsa del celebre giornalista, sono tornate virali sui social le sue telecronache più iconiche in compagnia di Gianni Clerici

“Oh bongo, bongo, bongo stare bene solo al Congo non mi muovo no, no. Bingo, bango, bengo, molte scuse ma non vengo, io rimango qui”. Canticchiando una storico brano musicale portato al successo nel 1947 da Nilla Pizzi e Luciano Benevene: così Rino Tommasi e Gianni Clerici aprivano le loro telecronache del tennis su Tele+. […]

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“Oh bongo, bongo, bongo stare bene solo al Congo non mi muovo no, no. Bingo, bango, bengo, molte scuse ma non vengo, io rimango qui”. Canticchiando una storico brano musicale portato al successo nel 1947 da Nilla Pizzi e Luciano Benevene: così Rino Tommasi e Gianni Clerici aprivano le loro telecronache del tennis su Tele+. Una sigla diventata iconica, un pezzo di storia del giornalismo sportivo e della tv italiana che oggi è tornata virale sui social, nel giorno della scomparsa di Rino Tommasi a 90 anni. Maestro del racconto della boxe e del tennis, Tommasi ha trasformato per sempre la telecronaca sportiva in Italia. Alcune sue frasi sono diventate celebri, entrando per sempre nel gergo del tennis italiano. La più famosa è forse “circoletto rosso”, utilizzata per quei colpi meritevoli di una sottolineatura particolare. “Pioggia di circoletti rossi“, diceva ad esempio Tommasi quando assisteva a una serie di scambi particolarmente spettacolari. Ma tante altre sue espressioni vengono ricordate oggi dagli appassionati.

“Ci pagano per svolgere un lavoro per il quale pagheremmo noi”, diceva d’altronde Tommasi per spiegare il successo delle sue telecronache in compagnia di Clerici, che per i due erano divertimento pure. Oltre al commento della partita, c’era quello spesso critico nei confronti della regia (celebre un “pirla” detto da Clerici a un regista che inquadrò la moglie di Sampras invece che mostrare il replay di una volée). Nello stesso match, contro Agassi, Tommasi proprio in riferimento a un’altra volee sbagliata da Sampras elargì un’altra delle sue perle: ‎”Palla calante, volée perdente“. Un’altra metafora usata da Tommasi era la seguente – “Rivelava le sue umili origini” – in riferimento a un giocatore magari solido e costante, ma incapace di colpi di fino o di efficaci discese a rete.

Tommasi però non era solo un amante della classe e dello stile, anche se è stato inevitabilmente un grande estimatore di Roger Federer – “È possibile essere oggettivi, è impossibile restare neutrali” – ma sottolineava che “la classe è la qualità di giocare bene i punti importanti”. Lui che da telecronista ha raccontato quasi tre decenni di tennis, attraversando epoche diverse e commentando decine di campioni, sapeva riconoscere il talento – “il computer sa fare il conto ma non conosce il tennis” – ma sapeva anche sbagliare (disse che Sampras non avrebbe mai vinto Wimbledon) e ammettere gli errori con grande onestà: “I pronostici li sbaglia solo chi li fa“, una sua altra grande massima. E aveva la grande capacità di raccontare il tennis ma anche quello che accadeva intorno. “Non sono qui a vendere tappeti”, diceva quando una partita non era esaltante. Mentre le pause concesse dallo sport della racchetta erano l’occasione per varie divagazioni in coppia con Clerici, diventate celebri tanto quanto i loro commenti degli scambi fra i più grandi tennisti della storia.