Elon Musk segna il salto: dal condizionamento indiretto al controllo diretto della politica globale. L'analisi di Massimo Cacciari - Il video
“Elon Musk non è nient’altro che uno degli esponenti di punta di un tecno-capitalismo globalizzato che influenza sempre più potentemente anche le decisioni politiche, gli assetti politici, gli equilibri politici internazionali, di fronte al quale i singoli Stati sono sempre più in difficoltà. Musk segna un salto: mentre prima questa struttura tecno-capitalista influenzava la politica, adesso fa politica proprio direttamente“. Sono le parole pronunciate ai microfoni di 5 Notizie, su Radio Cusano Campus, dal filosofo Massimo Cacciari, che spiega: “A questo punto, il confronto stesso tra grandi compagnie e Stati sovrani diventa impietoso, perché, da un lato, ci sono paesi che perdono sempre più il proprio potere politico, dall’altro lato c’è una potenza tecnico-economica straordinaria, e non solo finanziaria, che consiste in grandi capitali che finanziano tutte le più importanti strutture di ricerca e di innovazione del pianeta – continua – quindi, come tale, diventa necessariamente, inevitabilmente, anche potenza politica. Le elezioni di Trump hanno segnato una svolta perché per la prima volta il potere tecnico-economico ha deciso di entrare direttamente nell’agone politico in prima persona. E oggi Musk sarà quello che deciderà anche le politiche interne di Trump perché gli è stato affidato l’incarico di rivedere tutte le politiche interne di welfare”.
L’ex sindaco di Venezia sottolinea: “A differenza dei vecchi capitalisti, Musk rappresenta un cambiamento, perché lui non si limita a influenzare indirettamente la politica, ha deciso di scendere in campo in prima persona. Le grandi corporation da sempre influenzano la politica: una volta potrebbero essere politiche di destra, la volta dopo potrebbero essere politiche di sinistra. Nella sostanza non cambia. A seconda delle proprie convenienze e a prescindere da regimi o altro, oggi i grandi capitalisti possono appoggiare Trump, domani potrebbero appoggiare altrettanto bene Obama, così come oggi potrebbero sostenere la Meloni e domani la Schein“.
Ma aggiunge: “L’ultima campagna elettorale americana ha registrato una certa svolta, perché la Silicon Valley, che precedentemente era più propensa a sostenere i democratici, stavolta ha appoggiato in grande maggioranza Trump. Questo ha comportato mutamenti nell’atteggiamento politico delle grandi corporation, che non sono incarnate solo da Musk ma anche dall’energia, da tutta la farmaceutica e l’informatica”.
Al direttore di Radio e Tv Cusano Campus, Gianluca Fabi, che gli chiede cosa potrebbe accadere se queste corporation diventassero un partito politico, Cacciari risponde: “Succederebbe quello che sta accadendo da parecchi anni, e cioè l’indebolimento di tutti gli Stati nazionali e di tutte le assemblee rappresentative, nonché la scomparsa di partiti politici in grado di incidere nelle decisioni fondamentali”.
Circa le conseguenze che potrebbe avere il tecno-capitalismo sulle guerre che affliggono il mondo, Cacciari fa un distinguo: “In alcune aree del pianeta, forse può avere, per così dire, un’influenza positiva. Mi riferisco ad esempio a questa eterna guerra civile europea che oggi è espressa dal conflitto tra Russia e Ucraina, perché va contro gli interessi di questa grande struttura globale capitalistica. E quindi – conclude – lì probabilmente ci sarà un intervento per avviare una tregua, una trattativa, la possibilità di un accordo. In altre aree del pianeta ne dubito, gli interessi americani sono quelli di abbattere la potenza iraniana. E non c’è dubbio che quegli stessi interessi potrebbero comportare un conflitto anche di proporzioni globali“.