È tornata in Italia Cecilia Sala, 29enne giornalista del Foglio e di Chora Media a 21 giorni dall’arresto del 19 dicembre nel carcere di Evin, a Teheran, dopo essere stata arrestata dalle autorità iraniane con accuse mai chiarite. “Ciao, sono tornata” il suo primo messaggio audio ai colleghi di Chora dopo aver abbracciato sulla pista d’atterraggio di Ciampino il compagno – il giornalista Daniele Raineri – e i genitori, Renato Sala ed Elisabetta Vernoni. Ad attenderla anche la presidente del Consiglio Giorgia Meloni: “Sei stata forte, ora devi solo rimanere serena”. Sala è stata sentita per 3 ore dai Ros dei Carabinieri, prima di fare ritorno nella sua casa di Roma: “Ringrazio tutti quelli che mi hanno tirato fuori” ha detto. In una nota Palazzo Chigi a sua volta ha ringraziato “l’intenso lavoro sui canali diplomatici e di intelligence“. La premier “esprime gratitudine a tutti coloro che hanno contribuito a rendere possibile il ritorno di Cecilia”. Una soluzione positiva del caso che arriva pochi giorni dopo la visita lampo di Meloni a Mar-a-Lago dal presidente entrante Donald Trump. Il destino di Sala ha incrociato fin dall’inizio quello dell’ingegnere iraniano Mohammad Abedini Najafabadi, arrestato a Malpensa su richiesta degli Stati Uniti. E mentre il ministro Tajani assicura che “le due vicende sono separate”, fonti Usa fanno sapere che Abedini “sarà presto scarcerato e riportato in Iran”. Di sicuro c’è che sullo sfondo c’è stato un sostanziale via libera di Trump a Meloni sul destino di Abedini, almeno per quanto riguarda l’Italia. L’amministrazione Biden, comprensibilmente, sul punto resta gelida: “Il caso di Cecilia Sala è stata una decisione del governo italiano ed è Roma che deve rispondere a domande specifiche” ha risposto il consigliere per la sicurezza nazionale americana, John Kirby. Una storia ancora da scrivere, anche se per il momento ci si gode il sollievo per la reporter romana, fissato dalle sue parole dopo l’abbraccio con il padre: “Finalmente questa parentesi si è chiusa”.

video di Angela Nittoli

I FAMILIARI – “L’ho sentita, mi ha detto: “Ci vediamo tra poco“. Era emozionata e contentissima”, racconta all’Ansa il compagno di Sala, il giornalista Daniele Raineri. Che su Instagram pubblica una storia con il video del gol di Fabio Grosso nella finale dei Mondiali del 2006: “Cecilia libera, un gran lavoro italiano. Grazie a tutti”. Emozionato il padre, Renato Sala: “Sono orgoglioso di lei. Ho pianto soltanto tre volte nella mia vita. Credo che il governo del nostro Paese abbia fatto un lavoro eccezionale. È stato un lavoro di coordinamento straordinario”, dice. E cita in particolare il ministro degli Esteri Antonio Tajani: “Abbiamo abitato per 12 anni a due passi l’uno dall’altro e c’è stata una frequentazione trasformata in un’amicizia. Il conforto di un’informazione, pur tutelata ma diretta e immediata, indubbiamente ha aiutato molto”.

Le interlocuzioni tra l’Italia e l’Iran sono proseguite dopo alcuni giorni di silenzio fino alla svolta di mercoledì, poco prima di mezzogiorno, quando Palazzo Chigi ha annunciato il decollo del volo dall’Iran, sul quale era presente Giovanni Caravelli, il direttore dell’Aise, i servizi segreti italiani per l’estero. Un lavoro “sottotraccia, a volta prendendoci qualche critica, perché così si ottengono i risultati”, ha rivendicato Tajani, spiegando che “la situazione si è sbloccata nella notte“.

IL CASO ABEDINI – La notizia della liberazione è arrivata dopo la missione di Meloni in Florida, una corsa andata e ritorno per affrontare la questione con il presidente eletto degli Stati Uniti Donald Trump. Il destino di Sala, infatti, era legato a quello del 38enne ingegnere iraniano arrestato a Malpensa il 16 dicembre scorso su richiesta di Washington, che lo accusano di aver fornito ai Pasdaran iraniani componenti elettronici usati per realizzare un attentato terroristico contro militari Usa in Giordania. Ancora oggi, ancora dopo la liberazione e il rimpatrio di Cecilia Sala, fonti dell’ansa al Dipartimento di Stato degli Stati Uniti – pur non commentando la richiesta di estradizione di Abedini – sottolineano che il programma di droni del regime di Teheran “è pericoloso e mette a rischio la pace”. “Rimaniamo piuttosto preoccupati – ha riferito all’Ansa la fonte del ministero degli Esteri americano – per la proliferazione da parte dell’Iran di droni, sempre più avanzati e letali, e per il suo continuo sostegno a gruppi terroristici che rappresentano le principali minacce alla pace e alla stabilità nella regione”. Gli Stati Uniti, ha assicurato il funzionario, “restano impegnati a utilizzare tutti gli strumenti disponibili per contrastare l’intera gamma delle azioni destabilizzanti dell’Iran”.

Negli ultimi giorni era emersa l’ipotesi che il governo italiano potesse negare l’estradizione oltreoceano di Abedini per facilitare il rilascio di Sala. Ma oggi Tajani ha negato: “Gli stessi iraniani hanno separato le due cose”. Secondo quanto risulta alla trasmissione L’Aria che tira di La7 , però, fonti vicine al prossimo segretario di Stato Usa Marco Rubio sostengono che Mohammad Abedini Najafabadi sarà scarcerato e probabilmente rimpatriato in Iran. E il ministro della Giustizia Carlo Nordio si trova a Palazzo Chigi. Non per discutere del caso Abedini, però. Almeno secondo quanto sostiene lui stesso smentendo la notizia circolata inizialmente, ma per discutere della riforma costituzionale, della separazione delle carriere e dei problemi legati all’applicativo APP Giustizia. Intanto il difensore dell’iraniano, l’avvocato Alfredo De Francesco, si è detto “molto contento del ritorno a casa della nostra Cecilia Sala”: “Ora devo concentrarmi sul caso del mio assistito e lavorare al meglio su questo”, ha aggiunto.

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