Il rarissimo caso fu documentato nel 1996 da The New England Journal of Medicine, ma ogni tanto ritorna in auge: l’ha rilanciato di recente il Daily Mail. Ma di cosa si tratta, e perché tanto interesse?
Feritosi accidentalmente durante un’operazione, un chirurgo si ritrovò pochi mesi dopo con lo stesso tipo di tumore asportato a un paziente. La storia è verissima, significativa e documentata da un dettagliato case report pubblicato ormai 29 anni fa da NEMJ. Gli autori riferirono di un raro caso di trapianto accidentale di cancro dal paziente trentaduenne […]
Feritosi accidentalmente durante un’operazione, un chirurgo si ritrovò pochi mesi dopo con lo stesso tipo di tumore asportato a un paziente. La storia è verissima, significativa e documentata da un dettagliato case report pubblicato ormai 29 anni fa da NEMJ. Gli autori riferirono di un raro caso di trapianto accidentale di cancro dal paziente trentaduenne al chirurgo cinquantatreenne. Durante l’asportazione di un istiocitoma fibroso maligno (una rara forma di sarcoma dei tessuti molli, con circa 1400 diagnosi all’anno) dall’addome di un paziente, il chirurgo si ferì accidentalmente a una mano e, ovviamente, fu subito medicato e fasciato. Ma cinque mesi dopo, ecco che su quella stessa mano cominciò a formarsi una protuberanza di 3 cm di diametro, proprio sulla stessa palma, alla base del dito medio, nell’identico punto in cui il medico si era ferito pochi mesi prima. La massa tumorale venne ovviamente rimossa e, sottoposta ad analisi, rivelò non soltanto di essere esattamente dello stesso tipo di cancro asportato qualche mese prima dall’addome del trentaduenne, ma che addirittura le cellule erano geneticamente identiche. Diversamente dal trentaduenne, deceduto quasi subito per complicanze post-operatorie, il chirurgo fu operato con successo e due anni dopo era ancora in buona salute. Ma come si spiega tutto ciò?
Una sorta di trapianto
In pratica, durante l’operazione le cellule tumorali erano entrate nel taglio ed erano state per così dire trapiantate. Avrebbe dunque dovuto presentarsi una reazione di rigetto, come si verifica normalmente con i tessuti trapiantati, ma ciò non avvenne. “Nel caso del chirurgo si sviluppò un’intensa reazione infiammatoria nel tessuto circostante il tumore, ma la massa tumorale crebbe, suggerendo una risposta immunitaria antitumorale inefficace”, scrissero nel lontano 1996 gli autori del caso studio, aggiungendo che il tumore potrebbe essere “sfuggito alla distruzione immunologica attraverso vari meccanismi”. Intervistato recentemente da MedPage Today, l’oncologo Nicholas Hornstein di New York ha evidenziato che tuttavia il tumore non entrò nella circolazione sanguigna e che la reazione infiammatoria era probabilmente un tentativo di eliminare le cellule cancerogene, quindi tutto sommato il sistema immunitario funzionava (le analisi non segnalarono effettivamente nessuna immunodeficienza). A suo parere, il raro caso fu dovuto a una altrettanto rara combinazione tra una gran quantità di cellule tumorali del paziente penetrate nella ferita e il fatto che “questo cancro è notoriamente più difficile da eliminare con un sistema immunitario attivo”. Infatti si sa che il sarcoma sregola i marker di sorveglianza immunitaria. Il caso riportato dal NEMJ è indubbiamente unico, e forse proprio per questo ogni tanto torna ad attrarre l’attenzione: già nel 2016 e nel 2023 si era meritato gli onori della cronaca. Questo suo ritorno di interesse si può spiegare anche il timore, diffuso ma privo di fondamento, che sia possibile contrarre il cancro per contagio.
Si può trasmettere il cancro?
La risposta è no, seppure con qualche sfumatura. Intanto, cancro è un termine generico per più di 100 malattie accomunate bene o male da una rapida e anomala propagazione cellulare. Molte forme tumorali sono dovute a una combinazione tra fattori genetici e ambientali: in pratica familiarità, stile di vita e ambiente in cui si vive, fattori che di per sé non sono contagiosi. Ci sono però alcuni tipi di cancro che sono di origine virale, come il papillomavirus umano (HPV) o l’epatite B e C. Ma non funziona come per il raffreddore o l’influenza, che basta il contatto con un malato per ammalarsi. La trasmissione del papillomavirus avviene infatti per via sessuale, tramite rapporti non protetti, che mettono a rischio anche di contrarre l’epatite, malattia che si può trasmettere pure con il sangue infetto (per esempio con lo scambio di siringhe). Nel mondo animale esistono casi in cui il tumore viene effettivamente trasmesso: lo si osserva per esempio nei bivalvi, nei criceti e nei diavoli di Tasmania. Ma nell’uomo non si è mai notato nulla di simile. Perciò si può stare tranquilli e non emarginare i malati di tumore, che hanno invece bisogno della vicinanza di tutti.