Peggio, molto peggio delle attese il dato tedesco sugli ordinativi industriali di novembre. La flessione rispetto ad ottobre è del 5,4%, quando ci si attendeva un calo dello 0,2%. Rispetto a un anno fa la variazione è di – 1,7%. Il dato dipende soprattutto da ordini su larga scala per “altri mezzi di trasporto”, ovvero non auto ma aerei, navi, treni, veicoli militari. Il che attenua leggermente la gravità della flessione.

La meccanica riesce ad archiviare un +1,2% e l’industria chimica +1,7%. Giù la siderurgia -1,2% e la farmaceutica -7,2%. Da segnalare il crollo degli ordini provenienti dall’estero (- 10,4%) con quelli da fuori area euro che segnano addirittura – 14,8%.

Ennesimo pessimo segnale per una Germania che tra poche settimana andrà al voto per le elezioni politiche del 23 febbraio. Se i sondaggi si riveleranno rispondenti al vero, il cancelliere Olaf Scholz verrà sostituito da Friedrich Merz, alla guida il principale blocco conservatore di opposizione CDU/CSU. Attesa anche una forte avanzata dell’ultra-destra di Afd.

La Germania è alle prese con una blanda recessione. La Bundesbank, la banca centrale tedesca, ha ridotto le previsioni per l’economia nel 2024, indicando ora un -0,2%. Per il 2025 quando è prevista una crescita dello 0,2%, molto meno di quanto indicato in precedenza. Non sono stati tempi facili per il governo in carica, alle prese con la guerra tra Russia ed Ucraina e con le sue ricadute. Sono pessime notizie anche per l’Italia, la Germania è il nostro primo partner commerciale e molte aziende del Nord sono pienamente integrate nelle filiere produttive tedesche.

La fine dell’approvvigionamento di gas a basso costo dalla Russia ha eroso la competitività delle industrie del paese, proprio mentre la concorrenza cinese si è fatta più aggressiva in diversi settori, a cominciare da quello dell’auto. In Germania la manifattura incide sull’economia per circa il 20%, più che in altri paesi e circa il doppio rispetto agli Stati Uniti.

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