di Giovanni M
Qualche sera fa a Report è andata in onda l’inchiesta tenuta da Giulia Innocenzi sul mondo dell’Enci, Ente nazionale cinofilia italiana. L’Enci è quell’associazione che dipende dal ministero dell’Agricoltura che cataloga le razze canine – la quale dovrebbe preservarne le qualità/caratteristiche – oltre che a gestire i vari eventi, nazionali e non, di sport cinofili.
Oltre a far emergere la crudeltà con la quale i cani vengono trattati e il mancato controllo della “filiera”, questa inchiesta fa salire a galla un altro dei maggiori problemi del nostro paese: le nomine senza un criterio e una competenza effettiva. Se togliamo la lente d’ingrandimento dal principale settore di cui l’Enci si occupa, scopriamo che, al comando, si susseguono personaggi di dubbia professionalità. Tutto questo, come al solito, mentre qualcuno passa anni a specializzarsi sudando ogni pezzo di carta che gli verrà assegnato.
Oltre allo sdegno davanti alla visione di questo servizio su come un essere vivente possa venir trattato (la cosa più aberrante che ho visto è che ai cani veniva somministrata addirittura della ketamina), lo stesso sentimento è di quanto, seppur non siano state aperte delle indagini, il conflitto d’interesse sia chiaro a tutti. Conflitto d’interesse che chi millanta di essere “dalla parte degli animali” ha, a mio avviso, solo un’etichetta televisiva e, magari anche involontariamente, si fa portavoce di questo scempio che abbiamo potuto notare nel servizio. Questo non solo svilisce le istituzioni (che, se vogliamo, può essere di poco interesse mediatico), ma rende plastico come bisognerebbe fare pulizia dalla politica all’interno degli enti che dovrebbero essere indipendenti. L’“amichettismo” è un cancro che non solo ferma il nostro paese e lo rende facile alla derisione da parte del mondo, ma lancia continui messaggi a chi ancora crede nella politica di starsene a casa quando è ora di andare alle urne.
La cosa per cui rimango ancora meravigliato è di come poi sentiamo storie di animali che, per loro natura, si ribellano e creano danni irreparabili. Io sono dell’idea che il problema rimarrà nell’uomo e non nell’animale. L’animale agisce per istinto, l’uomo è stato dotato di mezzi per dominarlo e non sarà una legge a risolvere il problema. Il legislatore, in teoria, quando emana una legge, ne prevede anche la sanzione che, una volta approvata e promulgata, difficilmente viene applicata – o se applicata trova sempre qualche cavillo per indorare la pillola.
Proprio perché si parla di contesti articolati, devono essere selezionate persone competenti senza nessun tipo d’interesse. Un interesse che, come spesso succede, si fa sulla pelle dei più deboli. In questo caso, su coloro che accompagnano l’uomo da millenni.