Cronaca

“Mancano” il bus del trasferimento: migranti espulsi dal Centro d’accoglienza di Trieste finiscono in strada per un’incomprensione

Una decina di migranti pakistani non sapevano di dover essere spostati in Sardegna: così si sono trovati senza un letto e un alloggio. Ma il Tar ha dato ragione a uno di loro

Alcuni richiedenti asilo hanno perso l’autobus che avrebbe dovuto trasferirli in Sardegna e per questo sono stati espulsi dal Centro di accoglienza dove vivevano. Si sono trovati senza un letto e un alloggio, costretti a vivere per strada e cercare un rifugio di fortuna nella zona di Porto Vecchio a Trieste. Per loro fortuna, sono […]

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Alcuni richiedenti asilo hanno perso l’autobus che avrebbe dovuto trasferirli in Sardegna e per questo sono stati espulsi dal Centro di accoglienza dove vivevano. Si sono trovati senza un letto e un alloggio, costretti a vivere per strada e cercare un rifugio di fortuna nella zona di Porto Vecchio a Trieste. Per loro fortuna, sono riusciti a trovare assistenza legale: grazie alla onlus Consorzio italiano di solidarietà, due di loro hanno presentato un ricorso al Tar e ottenuto la sospensiva del provvedimento della Prefettura, ritenuto eccessivamente rigido e lesivo del loro diritto a una corretta informazione. In un secondo tempo, il ministero dell’Interno ha fatto marcia indietro e annullato l’espulsione in autotutela, per evitare una condanna nel merito da parte dei giudici amministrativi. A scoprire questa sconcertante vicenda è stato il giornalista Martin Poljsak del Primorski dnevnik, quotidiano in lingua slovena, che si è imbattuto in alcuni pakistani rimasti senza alloggio, perché espulsi dal centro di accoglienza di Monte Sacro – gestito dalla Caritas – a causa di un difetto di comunicazione. Nella loro situazione oltre una decina di migranti, che in diverse occasioni non avevano usufruito del trasferimento e perciò erano stati espulsi, non potendo più ottenere accoglienza: per questo si erano radunati davanti alla Prefettura per chiedere informazioni su una situazione di cui non riuscivano a capire i contorni legali.

Le strutture di accoglienza a Trieste sono piene di migranti, che percorrono la rotta balcanica per arrivare in Italia. Per questo la Prefettura ha disposto i trasferimenti in altre località. Ma gli interessati spesso non sono messi in condizione di saperlo: “Diciamo che è in atto una procedura… disinvolta, perché i provvedimenti non vengono notificati alle persone, ma vengono affisse liste con nominati a qualche porta dei centri, senza rendere gli immigrati consapevoli di che cosa significhi essere spostati dal Friuli in Sardegna”, spiega l’avvocato Gianfranco Schiavone, presidente del Consorzio italiano di solidarietà, ente di tutela nato ai tempi dell’accoglienza dei profughi dell’ex Jugoslavia, che dispone di un servizio legale. Grazie al Consorzio, i pakistani espulsi dal Centro hanno potuto presentare ricorso al Tar, assistiti dall’avvocata Caterina Bove. Ecco il racconto di uno di loro, 49enne, al Primorski: “Gli operatori mi hanno detto che il 3 ottobre avrebbero trasferito venti persone in Sardegna. Hanno affisso una lista con i nomi su una bacheca, e il mio era al 22° posto. Ero convinto che sarei partito con il bus successivo”. Quando il trasferimento è effettivamente avvenuto, lui stava dormendo. Il giorno successivo gli è stato chiesto di firmare una comunicazione della Prefettura: nessuno gli ha spiegato che si trattava della revoca del posto nel centro di accoglienza. E così si è trovato in mezzo alla strada.

“Avrebbero dovuto rinnovare l’invito, non revocare l’accoglienza” spiega Schiavone. La tesi è stata sostenuta davanti al Tar del Friuli, che ha dato ragione al Comitato: il migrante, ha scritto il Tribunale amministrativo, “non si era dato alla fuga, ma era reperibile, non si era sottratto al trasferimento solo per un errore di comprensione”. Così i giudici hanno sospeso l’espulsione, in attesa della decisione del merito, per il rischio di “un pregiudizio immediato, grave e irreparabile”, ovvero “non potersi prendere cura della propria persona e salute”. A quel punto la Prefettura ha disposto un nuovo trasferimento in Lombardia, che è andato a buon fine. Così il primo provvedimento è stato ritirato. “La prefettura era consapevole di aver espulso i richiedenti asilo in modo del tutto inadeguato e il Tar ha deciso in conformità con la legislazione europea, secondo la quale è possibile espellere un richiedente asilo da un centro di accoglienza soltanto in casi eccezionali, rispettando il principio di proporzionalità. I giudici sono stati chiari: non ci devono essere automatismi, la prefettura non può espellere dal sistema di accoglienza persone soltanto perché hanno perso un trasferimento”.