L’Inter si è dimostrata “vulnerabile” in quelli che dovrebbero essere i suoi punti di forza, ovvero “la maturità, il cinismo e la gestione del vantaggio”. Andrea Stramaccioni, ex allenatore dei nerazzurri e oggi voce tecnica delle telecronache Dazn, analizza così la sconfitta della squadra di Simone Inzaghi contro il Milan nella finale di Supercoppa italiana. Nessun dubbio sulle qualità dell’Inter, perché “questo gruppo ha sempre tirato fuori grandi reazioni dai pochi passi falsi commessi”, dice Stramaccioni nella sua intervista alla Gazzetta dello Sport. Ma ci sono alcuni campanelli d’allarme, in particolare una “pericolosa analogia” tra la sconfitta nel derby di Riad e quella in campionato sempre contro il Milan, oppure i pareggi contro Juventus e Napoli: la “vulnerabilità difensiva“, specialmente nei minuti finali.
“L’Inter per 50 minuti mi era piaciuta molto: solida, pericolosa, avanti 2-0 e in controllo. Il gol di Theo e l’entrata di Leao hanno cambiato la gara, ma ho avuto la sensazione che l’Inter non riuscisse a riprendere in mano il centrocampo, la sua anima: uscito Calha, sono ‘usciti’ anche Mkhitaryan e Barella”, spiega Stramaccioni. Che però non condanna Asllani: “In difficoltà nella parte finale del derby è stata tutta la squadra, non solo lui”. L’Inter deve ritrovare “la solidità e la cattiveria difensiva: se pensiamo che nelle prime 17 partite della scorsa A aveva subito 7 gol. Ora siamo a 15 gol presi, più del doppio”.
Ma è anche quando arrivano le reti subite che fa riflettere, “dal gol di Gabbia alla rimonta targata Yildiz fino al rischio corso con il Napoli, con quella palla gol di Simeone oltre il 90’”, sottolinea Stramaccioni. “È l’aspetto su cui riflettere di più, perché si rischia di compromettere gare spesso meritate e controllate“, aggiunge l’ex allenatore. I dati confermano questa sua sensazione: il conto dei gol subiti in totale è arrivato a 19 in 26 partite. Il problema però è che la metà di questi gol sono arrivati dall’80esimo in poi, ovvero nella parte finale dei match. E se alcuni sono stati indolori (contro Udinese, Torino e Parma), altri hanno deciso le partite: si diceva di Gabbia e Abraham nelle due sconfitte con il Milan, ma c’è anche il rigore di Messias alla prima giornata di campionato nel pari con il Genoa, la doppietta di Yildiz contro la Juve e la rete di Nordi Mukiele nell’unica sconfitta in Champions League contro il Bayer Leverkusen.
Insomma, nei minuti finale l’Inter sembra perdere la sua solidità e rischia di vanificare quanto di buono fatto nel resto della partita. Perché non sempre è possibile chiudere il match con largo anticipo: ogni tanto è necessario anche soffrire, stringere i denti e reggere la pressione nei momenti decisivi. Le assenze di Pavard e Acerbi, come sottolinea anche Stramaccioni, potrebbero aver costretto Inzaghi a tirare troppo la corda in difesa. È un fattore, non l’unico. Il commentatore Dazn però ribadisce: “L’Inter sta giocando tantissimo e sempre ad altissimi livelli. Ora è chiamata allo step più difficile, riuscire a non calare mai di intensità su tutti i fronti”. Un compito difficile, ma Stramaccioni ha fiducia nel lavoro di Simone Inzaghi: “È uno dei migliori nella gestione dei momenti difficili e ha tenuto la barra dritta in momenti ben peggiori”.