Nicholas Jarry, Taro Daniel, Tomas Etcheverry, Hubert Hurkacz, Alex De Minaur, Daniil Medvedev e uno tra Carlos Alcaraz, Alexander Zverev o Novak Djokovic solo in finale. È questo l’ipotetico cammino che separa Jannik Sinner dal secondo Australian Open e dal terzo Slam della carriera. Il numero 1 della classifica arriva a Melbourne (via domenica 12 gennaio) da campione in carica e con i gradi di favorito. Un tabellone sulla carta favorevole, il primo lungo la strada della conferma. Se il 2024 infatti è stato l’anno della conquista del tennis mondiale, il 2025 è chiamato ad essere quello del consolidamento (Tas di Losanna permettendo). In un colpo solo l’azzurro ha evitato i grandi rivali, tutti sorteggiati nella parte bassa del tabellone. Qualche insidia lungo il percorso c’è, è inevitabile, ma tutto sommato questa di Melbourne rappresenta (sulla carta) una grande pescata.

Dopo vari tentativi, finalmente si è aperta la possibilità di avere una finale Slam tra l’altoatesino e Carlos Alcaraz. Un appuntamento che sono in tanti a desiderare da molto tempo. Sinner arriva a questo primo snodo sulla scia del glorioso finale di stagione 2024 vissuto, e con le sensazioni giuste. Anche il test degli Opening Week contro Alexei Popyrin ha dato ottime indicazioni. Massima attenzione però all’esordio contro Jarry. In primis, rompere il ghiaccio a livello Slam è sempre complicato (basti ricordare l’esordio all’ultimo Us Open contro McDonald), secondo perché Jarry è giocatore esperto e nell’ultimo precedente di Pechino 2024 ha anche strappato un set al numero 1 del mondo.

Gli occhi saranno tutti su Sinner, certo, ma non solo. C’è infatti grande curiosità attorno a Djokovic, in particolare dopo l’annuncio dell’ingresso di Andy Murray nel proprio angolo. Un rapporto affascinante, ma anche tutto da scoprire. Riuscirà il britannico a spingere Nole verso il 25esimo Slam della carriera? Ce la farà a scuoterlo dopo un 2024 deludente? Tutte domande rivolte a questa edizione degli Australian Open. Qui il serbo cerca l’ennesimo assalto al record solitario di Major (tra maschile e femminile), il centesimo titolo della carriera e soprattutto risposte importanti. Quelle che non sono arrivate nel 250 di Brisbane, concluso con la sconfitta nei quarti di finale dal redivivo Reilly Opelka. Da Melbourne (dove la sua scalata ad ogni record del tennis è cominciata nel lontano 2008) Djokovic vuole ricevere l’ultimo sussulto della carriera, quello che lo rimetta in scia ai vari Sinner, Alcaraz e Zverev. Il suo cammino si aprirà contro il 19enne statunitense Nishesh Basavareddy, ma già al terzo turno uno tra Machac e Opelka potrebbe dare qualche indizio sul reale livello del serbo.

Un altro chiamato a dare risposte è Alcaraz. L’Australia non è mai stata fino a questo momento terra di grandi soddisfazioni per lo spagnolo, inoltre c’è un finale di 2024 da cancellare, con la sorprendente eliminazione nel girone delle Atp Finals e il sorpasso di Alexander Zverev in classifica. L’obiettivo è quello di riprendersi la seconda posizione mondiale e provare a completare il Career Grand Slam all’età di 21 anni. Anche il suo sarà una sorta di percorso ad ostacoli, il cui primo step è il kazako Alexander Shevchenko, e dove nei quarti si potrebbe ritrovare proprio Djokovic. Ci vorrà quindi la miglior versione di Alcaraz per sperare di alzare il primo Australian Open della carriera; quella vista tra Roland Garros e Wimbledon dell’anno scorso.

Se nelle attenzioni degli addetti ai lavori Djokovic e Alcaraz rappresentano le due più pericolose variabili in gioco, per il ranking il rivale principale di Sinner è Alexander Zverev. Il tedesco è reduce da una grande annata, e prosegue nella ricerca del primo Slam. Un anno fa si era sciolto in semifinale contro Medvedev dopo essere andato avanti di due set, oggi ci riprova con una consapevolezza diversa, ma pure con gli stessi interrogativi psicologici da risolvere. A questi si aggiunge stavolta l’aspetto fisico, con lo stiramento al bicipite del braccio destro che lo ha costretto ad alzare bandiera bianca durante la United Cup. Dettagli che lo mettono in seconda fila in una ideale griglia di partenza. In agguato, attendendo la combinazione giusta da sfruttare. Per lui primo turno contro il francese Lucas Pouille, che in Australia fece semifinale nel 2019. Molto più indietro invece partono Daniil Medvedev (finalista un anno fa) e il finalista alle Atp Finals Taylor Fritz. Il primo esordirà contro il tailandese Kasidit Samrej, mentre il secondo se la vedrà con il connazionale Jenson Brooksby. Entrambi sono potenziali mine vaganti. Pericolose si, ma anche disinnescabili, per Sinner e non solo.

Gli altri azzurri – Dopo il trionfo in Coppa Davis, c’è grande attesa attorno a Matteo Berrettini. Il romano prosegue nella sua scalata nel ranking, anche se il suo avvicinamento al primo Slam stagionale non è stato dei migliori (sconfitta nei sedicesimi di Brisbane contro Jordan Thompson). Qui ha fatto semifinale nel 2022 e le condizioni di gioco possono rivelarsi un aiuto per fare strada. Debutto non facile contro Cameron Norrie. Un altro su cui ci si aspetta qualcosa di interessante è Lorenzo Musetti. A differenza di Berrettini, la superficie per lui non sembra un fattore favorevole, e la sconfitta in rimonta nei quarti di Hong Kong contro Jaume Munar non ha lasciato belle impressioni. Per questo il test inaugurale nel derby contro Matteo Arnaldi è già un appuntamento molto impegnativo. Flavio Cobolli (impegnato con Etcheverry) è chiamato a difendere il terzo turno raggiunto un anno fa. Nella squadra azzurra presenti anche Luciano Darderi, Lorenzo Sonego, Luca Nardi, Matteo Gigante e Fabio Fognini.

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