I rendimenti dei titoli obbligazionari stanno salendo in tutto il mondo, su avvisaglie di una ripresa dell’inflazione. Tuttavia, in alcuni paesi, la situazione è più problematica che altrove. È soprattutto il caso della Gran Bretagna, qui il rendimento di un titolo di stato trentennale è balzato al 5,3%, il massimo da 26 anni. I bond decennali sono saliti al 4,82%, il livello più alto da agosto 2008. Valori superiori a quelli che causarono la caduta dell’effimero governo di Liz Truss.
Oggi gli investitori hanno poca fiducia nelle promesse del cancelliere dello Scacchiere (il nostro ministro delle Finanze, ndr) Rachel Reeves, di mantenere una “una presa ferrea” sulle finanze pubbliche. E la Bank of England, la banca centrale inglese, ha da tempo perso credibilità nella sua capacità di contrastare l’inflazione. A segnalare le turbolenze che sta attraversando Londra c’è anche il calo della sterlina nei confronti di dollaro ed euro, insolito in una congiuntura che favorisce tassi più alti.
Il governo guidato da Keir Starmer ha annunciato un piano di investimenti nei servizi pubblici e nelle infrastrutture green per stimolare la crescita economica. Lo ha fatto pochi giorni prima della vittoria elettorale di Donald Trump. Da quel momento in poi i rendimenti dei bond sono però aumentati in tutto il mondo, rendendo più oneroso lo sforzo per le finanze pubbliche. Se l’inflazione dovesse riprendere a salire, ci sarebbero inoltre meno margini per la Bank of England per ridurre i tassi ed agevolare la spinta all’economia. Alcuni analisti sottolineano anche come l’uscita della Gran Bretagna dall’Unione Europea abbia reso il paese più esposto alle oscillazioni dei mercati finanziari.
Nel corso del 2025 Londra ha pianificato l’emissione di titoli di Stato per un valore di 300 miliardi di sterline (368 miliardi di dollari). Ma i costi in termini di interessi da pagare ai sottoscrittori sono su un sentiero di crescita, Deutsche Bank stima che nei prossimi 5 anni saranno di 10 miliardi di sterline superiori a quanto previsto nei piani del governo. D’altro canto un’altra svolta verso tagli alla spesa e politiche di austerità sarebbe in aperto contrasto con le promesse con cui i laburisti hanno vinto a man bassa le elezioni.
La scommessa del governo Starmer è però esattamente opposta: aumentare la spesa per spingere la crescita (e beneficiarne poi in termini di aumento del gettito). In parte i fondi arriveranno dall’aumento della tassazione sulle imprese (40 miliardi di sterline) ma se le condizioni di mercato restano così difficili, finanziare interamente i 140 miliardi previsti per gli interventi espansivi diventa molto complicato. Il debito del Regno Unito è più basso di quelli di Stati Uniti, Francia, Italia e Giappone, ma si avvicina al 100% del Pil. Il deficit rimarrà al 4,5% nel 2024-25, prima di scendere leggermente negli anni a venire. Nel frattempo la crescita economica si è fermata.
A soffiare sul fuoco ci si sarebbe messo pure Elon Musk. Il quotidiano inglese Financial Times apre la sua edizione on line con questa notizia: “Musk studia come far cadere Starmer da primo ministro in anticipo rispetto alle prossime elezioni”. Musk sarebbe orientato a sostenere il partito Reform Uk, formazione politica nata nel 2019 euroscettica, populista e sovranista.