Ambiente & Veleni

Roghi in California, la crisi climatica dà il benvenuto al negazionista Trump

Stiamo vivendo un momento inquietante. La sensazione è quella di stare in un mondo distopico, irriconoscibile: l’avanzata delle destre radicali in Europa, l’elezione di un presidente statunitense che fa affermazioni letteralmente deliranti come l’annuncio di una possibile invasione con la forza della Groenlandia o l’annessione del Canada, lo straripare ormai incontrollato di mega-capitalisti come Elon Musk che si stanno appropriando della politica e dei politici per portare avanti i loro interessi economici e la loro megalomania, senza che loro, i politici, si accorgano di essere strumentalizzati, burattini nelle mani di chi ormai detiene il vero potere del mondo.

In tutto ciò, il tema del clima sembra sparito dalle agende politiche così come da quelle mediatiche. E’ come se fosse, per così dire, passato di moda, un po’ per i problemi enormi che comunque si presentano sulla scena mondiale – le guerre, ovviamente, e l’elezione di uomini che è difficile non definire mentalmente insani nei posti chiave del mondo – un po’ perché, si sa, il cambiamento climatico non è mai stato un tema che attrae i media (infatti nei talk show serali è stato platealmente assente per tutto l’autunno). E’ un tema che genera impotenza, è faticoso, è complesso, richiede una grande capacità nel raccontarlo e nell’indicare possibili soluzioni.

E dunque, visto che ci sono cose più facili di cui fare la cronaca, è stato mezzo abbandonato. Anche le grandi banche stanno uscendo dall’Alleanza delle banche per il clima, altro dato allarmante. L’ultima COP, quella 29 a Baku, come sappiamo è stata davvero un mezzo fallimento.

Purtroppo, però, la fisica è una scienza esatta. E i mutamenti causati dall’immissione massiccia di anidride carbonica in atmosfera, che non accennano a ridursi, continuano a manifestarsi nei modi più estremi e drammatici. Come sta accadendo, nuovamente, in California. Venti caldi e fortissimi, una siccità incredibile che dura da mesi e mesi, temperature molto alte per essere gennaio hanno innescato roghi così immensi che la polizia, mentre scrivo, ancora non è riuscita minimamente a domare. Parliamo di Los Angeles, città ricchissima, nel paese più ricco del mondo, città abitata da vip, artisti, attori. Gli effetti del riscaldamento, dalle mega-alluvioni alle maxi-siccità e incendi, possono manifestarsi ovunque, anche se ovviamente i paesi più ricchi hanno più strumenti per difendersi. Ma, come stiamo vedendo, fino a un certo punto.

Eppure, nonostante questo, gli Stati Uniti hanno rieletto un presidente pervicacemente negazionista climatico. Uno che ha promesso di rovesciare punto per punto l’agenda Biden, quindi anche tutto ciò che è stato fatto sul clima, e ha annunciato di voler trivellare ovunque possibile. Sono parole inquietanti, nonostante alcuni opinionisti come Federico Rampini sostengano che le dichiarazioni del presidente siano boutade, parole lanciate “per vedere l’effetto che fa”, dunque relativamente innocue. Forse dimentica, Rampini, che quando si insediò la prima volta Trump uscì realmente dall’Accordo di Parigi, non per finta. E dunque le sue pericolose dichiarazioni vanno prese sul serio.

Come nel 2025 possa esserci un negazionista climatico alla Casa Bianca è veramente inspiegabile. Aveva certamente ragione il filosofo Vico nel dire che la storia non va in una direzione lineare. Di sicuro, però, la crisi climatica è indifferente a chi siede nello Studio Ovale visto che, appunto, si è manifestata con violenza proprio nei giorni dell’insediamento di Trump. Che sicuramente negherà l’origine antropica di questi roghi, ma non potrà negare le fiamme e la distruzione che stanno causando.

Di fronte a tanta distruttività, dove possiamo guardare per avere un minimo di speranza e non cedere alla disperazione? Sicuramente alla rivoluzione delle rinnovabili, che comunque sta andando avanti in tutto il mondo, anche negli Stati Uniti, forte della sua convenienza e competitività. Sicuramente ad altri continenti, altri paesi del mondo, dove la transizione si sta facendo, anche se non sempre unita alla democrazia, come in Cina. Altro che Tesla. Oggi la speranza, secondo me, sta nelle nuove utilitarie elettriche cinesi a bassissimo costo pronte ad arrivare nel mercato europeo, che ridurranno l’inquinamento e pure gli incidenti.

Visto che la politica sta fallendo ovunque, c’è da augurarsi che la transizione almeno la faccia il mercato (sempre se non si mettono dazi inutili e insensati o intralci burocratici di ogni sorta come in Italia). Perché altrimenti, sarà davvero difficile avere qualche elemento di positività in questo quadro oscuro e deprimente. Dove è sempre più difficile sentirsi protetti, al sicuro. Dalla violenza politica e da quella climatica.