“Tra Tesla, Starlink e Twitter, potrei avere più dati economici globali in tempo reale in una sola testa (la sua, ndr) di chiunque altro prima d’ora”, twittava il 30 marzo 2023.

Appena un anno prima, si era reso indispensabile all’Occidente nella guerra in Ucraina mettendo i satelliti di Starlink a disposizione di Kiev finendo per essere salutato come magnate e filantropo, salvo poco dopo chiudere i rubinetti perché c’era da pagare il conto e il Pentagono era subito corso a saldarlo.

Poi ha vinto le presidenziali con Donald Trump (sì, le ha vinte anche lui), mettendo tutte e due i piedi alla Casa Bianca e inaugurando il ticket formato dall’uomo più ricco insieme a quello più potente del mondo che governano spalla a spalla la principale superpotenza mondiale, annullando così una volta per tutte il confine tra pubblico e privato.

Ora sta chiudendo un contratto da 1,5 miliardi di euro per fornire all’Italia i servizi della sua rete satellitare. Non prima di aver chiesto a più riprese la testa dei giudici che hanno bocciato l’idea del governo Meloni di spedire i migranti nella costosa colonia d’Albania, costringendo Mattarella a intervenire.

Nel frattempo trova il tempo di curare interessi così giganteschi e diversificati che tutto ciò che fa e lo riguarda diventa inevitabilmente politico su scala planetaria. E ci racconta quello che vuole, non solo perché possiede uno dei social network più popolari al mondo e società di intelligenza artificiale, ma perché qualsiasi sillaba pronunci viene riverberata all’unisono da tutti i media del globo terracqueo facendo di lui il personaggio più mediatico della storia, al punto che persino una foto fake in cui addenta una forchettata di spaghetti diventa una notizia.

Il che, en passant, gli permette di tirare ai filo-nazisti di Alternative fur Deutschland una prevedibile e già prevista volata trionfale alle imminenti elezioni federali tedesche e secondo il Financial Times punta a far cadere il governo di Londra a furia di bordate contro Starmer.

Eppure il nostro governo, e non solo quello, dice che non è un problema se l’Italia consegna nelle mani del monopolista campione mondiale (potenzialmente interplanetario, visto che progetta di sbarcare su Marte) dei conflitti d’interesse un settore strategico come quello dei satelliti, fornendogli un altro bel pacchetto di dati di ogni genere – a partire da quelli militari – che andrebbero a ingrassare il già copioso bouquet di cui sopra, oltre ad aumentare la sua capacità di incidere sulle politiche di uno Stato che si dice sovrano (nonché sedicente sovranista), se non di ricattarlo alla bisogna.

Già, per quale motivo dovrebbe essere un problema consegnarci mani e piedi a Elon Musk? I suoi satelliti serviranno pure, come dice Crosetto, ma per favore smettiamo di raccontarci che non ci sono problemi.

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