“Volevo mangiare un panino da un ambulante all’incrocio tra via Quaranta e via Ripamonti”. E invece quella notte Omar E., giovane autista Ncc, è diventato il supertestimone della morte di Ramy Elgaml, il 19enne egiziano morto il 24 novembre alla periferia di Milano dopo un lungo inseguimento da parte dei carabinieri allo scooter a bordo del quale viaggiava. La sua ricostruzione – comprese le frasi che gli sarebbero state rivolte dai militari spingendolo a cancellare i video dell’incidente – è contenuta nei verbali dello scorso 3 dicembre, quando il 28enne è stato ascoltato dal pm Marco Cirigliano.
“Ho iniziato a sentire le sirene già all’altezza dell’incrocio di via Toscana. Ho avuto l’istinto di prendere il telefono in mano e ho iniziato la registrazione. Mi sarei aspettato di registrare l’inseguimento e non l’incidente”, dice l’uomo nella sua deposizione pubblicata da Corriere della Sera e La Stampa. “Vedevo questi mezzi percorrere via Ripamonti ad una velocità inaudita. Arrivati all’incrocio la moto ha inchiodato, l’auto era vicinissima, ho sentito le gomme dell’auto fischiare sui binari e ho sentito la collisione”. Quindi prosegue: “La macchina non ha avuto la prontezza di frenare subito, ho visto poi in quel momento l’urto tra la macchina e lo scooter. Ricordo che i ragazzi erano in procinto di svoltare, quindi l’auto con l’anteriore destro ha tamponato il posteriore sinistro dello scooter”.
Omar aggiunge quindi una considerazione: “Credo che i carabinieri non si aspettassero che a quella velocità i ragazzi inchiodassero e provassero a svoltare, sono stati sorpresi. Anche io mi aspettavo andassero dritti. Secondo me quello è stato il momento in cui, se ci fosse stata distanza, non ci sarebbe stato l’impatto”. Secondo una prima relazione dei vigili urbani, tuttavia, l’impatto ci sarebbe stato prima della svolta e lo scooter sarebbe poi scivolato per altre cause. I video registrati dalle telecamere di sorveglianza del comune, invece, sembrano suggerire un “tocco”.
Ora si attende la super-consulenza richiesta dalla procura di Milano che al momento indaga Fares Bouzidi, l’amico di Ramy alla guida del TMax, e un vicebrigadiere per omicidio stradale. Altri due carabinieri sono invece sotto inchiesta per depistaggio. Al centro dell’accusa ci sono sempre le dichiarazioni di Omar, ripreso anche dal video di una dashcam dei militari dell’Arma mentre viene avvicinato da due carabinieri e indietreggia con le mani in alto: “Stavo ancora registrando quando una pattuglia si è avvicinata chiedendomi il documento e dicendomi di cancellare il video”. Il pm chiede di riferire le frasi precise che gli sarebbero state rivolte: “Del tipo ‘cancella immediatamente il video’, ‘fammi vedere che lo hai cancellato’, a quel punto mi hanno fatto la foto al documento e hanno aggiunto ‘adesso sali in macchina perché ti prendi una denuncia’”.
Omar sostiene di aver ripreso “tutto” ma di non aver “rivisto il video avendolo cancellato subito ma sono sicuro di aver ripreso tutta la sequenza”. Gli inquirenti chiedono se si sia sentito intimidito: “Sì non mi aspettavo una reazione del genere e avevo paura di essere caricato in auto. Si sono messi ai miei lati chiedendomi di mostrare loro il cestino e di svuotare lo stesso, cosa che ho fatto”. Il suo smartphone è ora nelle mani della procura che ha disposto una consulenza informatica per comprendere se il video sia recuperabile e se il cellulare abbia subito manomissioni.