Un bel destro da dentro l’area, il pallone che si infila alle spalle di Giovanni Galli, l’Italia che esce dai Mondiali del 1986. Dici Stopyra e pensi a quel gol, a quella bella Francia di Henri Michel, che si fermò in semifinale. Figlio d’arte Yannick Stopyra, nato il 9 gennaio di 64 anni fa: il papà Julien, di origini polacche, era stato anche lui attaccante, guadagnandosi la maglia della nazionale per una sola volta. Già, una sola volta, che per Yannick diventa l’asticella da superare: “Devo farne almeno due”, si impone fin quando da ragazzino comincia a giocare nel Redon (dove oggi lo stadio si chiama appunto Yannick Stopyra), per poi entrare a far parte delle giovanili del Sochaux. Eh già, dove altro? Lì ha giocato il papà, lì ha conosciuto la sua mamma, lì ha giocato suo zio, anche lui calciatore professionista, Yvon Goujon. Sua bisnonna, invece, è stata tra le fondatrici del Lorient.

E nel suo primo step Yannick già supera papà Julien: diventa una leggenda del Souchaux con più presenze e più gol dal 1979 al 1983. È un attaccante veloce e bravo negli inserimenti, che catapulta su di sé l’interesse di diversi club importanti, francesi e non. Stopyra diventa vicecampione di Francia con il Sochaux e arriva anche in semifinale di Coppa Uefa perdendo contro l’Az Alkmaar, ma l’avventura finisce nel 1983, quando si trasferisce al Rennes, sebbene il suo destino avrebbe dovuto essere al Bordeaux. Già, i girondini avrebbero voluto sostituire Lacombe con Yannick, ma all’ultimo ci ripensano e di fatto Stopyra, uno dei migliori attaccanti francesi, rimane senza squadra, e così arriva il Rennes, dove rimane però per una sola stagione.

Poi va al Tolosa, dove passa quattro anni importantissimi: i più prolifici a livello realizzativo, visto che segna 46 gol e si fa notare anche nelle Coppe Europee: incontra, ad esempio, in Coppa Uefa il Napoli di Maradona, in una gara che finirà ai rigori, e dagli undici metri, sia Yannick che Diego sbaglieranno il penalty, ma passerà il Tolosa. Una gara che Stopyra non dimenticherà mai, per i consigli dell’allenatore: “Non ammiratelo troppo, abbiamo pur sempre un traguardo da raggiungere” e perché per seguire questo diktat, replicato pure dal suo compagno Tarantini (“Yannick, non sei qui per chiedere autografi a Maradona”) non sarà lui a salutare Diego in quella gara, ma il contrario, una cosa considerata incredibile da Yannick: “Maradona che viene da me e mi dice ‘hola Yannick’ rende l’idea della grandezza dell’uomo, fu un enorme riconoscimento”.

Passa al Bordeaux, squadra che doveva essere nel suo destino, quando ormai era praticamente diventato un calciatore del Bayern Monaco. Ma il trasferimento in Baviera sfuma, quello nei girondini stavolta no, e con la maglia del Bordeaux gioca nuovamente contro Maradona, sempre contro il Napoli. “E quella volta volarono anche schiaffi, al San Paolo”. Poi Stopyra passa al Cannes nel 1989, avendo la possibilità di giocare anche con un giovanissimo Zinedine Zidane: “Sono stato uno dei quattro calciatori francesi che hanno avuto la fortuna di giocare sia assieme a Platini che assieme a Zidane – racconterà – non è una cosa da poco”. Chiuderà la carriera col Metz e poi con il Mulhouse, per poi combattere la battaglia contro il cancro, vincendola, e occupandosi di giovanili tentando anche di disciplinarne le storture.

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