Ennesima fumata nera dal Parlamento in seduta comune per l’elezione dei quattro giudici mancanti della Corte costituzionale. Nonostante il quorum ridotto, abbassato a tre quinti da questo scrutinio per tutte le caselle da riempire, i partiti non hanno ancora trovato un accordo sui nomi e il risultato è stata una nuova infornata di schede bianche, 377 (con 15 voti nulli). La cornice dell’intesa prevede due posti alla maggioranza, uno all’opposizione e un quarto da attribuire a un “tecnico” bipartisan: il tema del contendere, spiega il capogruppo di Forza Italia alla Camera Paolo Barelli, è proprio questo quarto nome, “che deve essere concordato tenendo conto dell’opposizione che non è una forza sola. La maggioranza al suo interno la quadra la trova. Di certo in settimana si chiude“, garantisce. Stesso concetto espresso da Francesco Boccia, capo dei deputati Pd: “Il tema di fondo è che il quarto nome dev’essere di tutti e a maggior ragione il compromesso costituzionale dev’essere più alto. C’è un confronto molto costruttivo tra opposizione e maggioranza che ci consentirà presto di chiudere”.

Il nome blindato da Fratelli d’Italia è quello di Francesco Saverio Marini, ordinario di Diritto pubblico a Roma Tor Vergata e “padre” del ddl di riforma costituzionale sul premierato. L’altra casella spetta a Forza Italia, che sembra aver abbandonato l’ipotesi di indicare un politico – il senatore Pierantonio Zanettin o il sottosegretario alla Giustizia Francesco Paolo Sisto – e punterebbe su un profilo tecnico d’area ancora da individuare: lunedì i nomi in pole erano quelli di Gabriella Palmieri Sandulli, avvocato generale dello Stato, e Valeria Mastroiacovo, tributarista dell’università di Foggia e segretaria dell’Unione giuristi cattolici. Un’incertezza che si riflette a cascata sulla ricerca del “tecnico”, ruolo per cui salgono le quotazioni di Roberto Garofoli, Consigliere di Stato e già segretario del Consiglio dei ministri durante il governo Draghi. Il nome in quota opposizione, invece, sarà indicato dal Pd e sarà probabilmente quello del costituzionalista Massimo Luciani. Di sicuro l’impasse va sbloccata a breve: al momento la Corte ha 11 giudici su 15, cioè il numero minimo legale per poter deliberare, e una sola assenza bloccherebbe la sua operatività.

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