Ospedale San Raffaele di Milano, la camera è piantonata. Ore 18,45 del 4 settembre scorso. I pm Paolo Storari e Sara Ombra sfogliano le carte. Sul letto ricoverato c’è Andrea Beretta. L’ex capo della Curva Nord, oggi collaboratore di giustizia, ha da poco scannato a coltellate Antonio Bellocco, suo socio negli affari dello stadio Giuseppe Meazza nonché uno dei figli prediletti delle cosche di Rosarno. Lo ha fatto perché a suo dire lo stesso rampollo della ‘ndrangheta lo voleva uccidere per i soldi dello stadio. Storari: “Intende rispondere?”. Beretta: “Voglio fare dichiarazioni spontanee”. Inizia così un verbale destinato a rimanere nella storia giudiziaria milanese. E non solo per la sua drammaticità, ma anche perché rivela fatti fino ad oggi sconosciuti. Su tutti la consapevolezza di Beretta che a volerlo uccidere non era solo Bellocco ma anche il suo vecchio amico, socio e frontman della curva interista Marco Ferdico.
“Con Ferdico – inizia Beretta – ci conosciamo da 30 anni, giocavamo a calcio insieme (…). Lo so benissimo che non è dalla mia parte, me l’hanno detto perché c’era in mezzo anche lui in questa cosa qua, che lui voleva farmi l’azione (…). Ho notato che questa roba qua della Curva ti porta alla pazzia (…), perché pensano di essere dei personaggi, fanno le foto con la gente, non lo so (…). Dei mitomani”. Al ché Storari domanda: “E questo porta al punto, mi perdoni, di tradire un’amicizia di trent’anni?”. Beretta: “Secondo me si. Più che una questione di soldi (…) è una questione di potere, non voleva fare il mio secondo”. Chi ha riferito a Beretta che anche Ferdico assieme a Bellocco stava dietro al progetto di ucciderlo? Chi lo ha avvertito in diretta del progetto omicidiario. Un soggetto prima amico, poi nemico, poi ancora amico. Beretta: “All’inizio pensavo di no, dopo si è rivelata”. “Una persona amica”, chiosa Storari. Chi è resta un omissis. Per quel che risulta è lui ad avvertire Beretta, ed è sempre lui che prima doveva partecipare al blitz per farlo fuori. Non solo, è presente all’ultimo incontro di luglio nel garage di Bellocco.
Ancora Beretta davanti ai pm poche ore dopo l’omicidio: “Io sono quattro giorni che non dormo, vengo a sapere che questa gente qui, mi vogliono fare un agguato con diverse modalità, e questa cosa si è protratta, già da un po’ di tempo la studiavano, solo che era andata a monte. Io ero sotto pressione. Vivevo in uno stato d’assedio (…), non trovavo una via d’uscita, ed è successo questo bordello”. Beretta spiega il progetto pensato per farlo fuori: “Volevano portarmi in un posto, tipo farmi bere delle robe nel caffè, delle gocce, io arrivavo a questa macchina, e perdevo i sensi, mi tiravano, mi sotterravano e la mia macchina la portavano a Nizza, visto che noi siamo gemellati con il Nizza, e inscenavano che io fossi scappato da tutte queste robe”. Una lupara bianca in pieno stile mafioso.
Quindi Beretta torna a quella stessa mattina del 4 settembre, quando davanti alla palestra Testudo di Cernusco sul Naviglio incontra Bellocco e sale sulla sua Smart bianca: “Gli tiro fuori la pistola e gli dico: adesso parliamo di quello che mi volete fare, vi ho smascherati (…) mi sono rotto i coglioni di stare sotto pressione. Perché non ci stavo dentro (…). Volevo chiedere spiegazioni, trovare una soluzione, ma una soluzione non c’era”. Anche perché chi gli racconta del progetto gli fa capire che “prima o poi arrivano” e “quando ho cercato il confronto, ho visto che lui (Bellocco, ndr) aveva il borsello, prima che è armato gli faccio capire: guarda che voglio parlare. Invece lui s’è alterato (…). E lì lui è partito, mi è venuto addosso: adesso t’ammazzo i figli”, urla Bellocco. Il calabrese allora sfila la pistola a Beretta che a quel punto, spiega, salta fuori dall’auto. Qui viene colpito. L’arma perde il caricatore. Beretta rientra: “Prima l’ho preso a pugni”, poi prende il coltello. Riesce e rientra. Il pm: “Perché è tornato dentro, in macchina?”. Beretta: “Per finirlo. Per forza, non è che c’avevo altra chance, morte sua, vita mia”.
Il progetto di far sparire il corpo di Beretta inizia però a luglio. L’ex capo ultras viene chiamato a Pioltello nel garage di Bellocco. Motivo: la spartizione dei soldi del merchandising perché “questa gente qua non è mai contenta, vogliono accaparrarsi tutto, sono nate delle discussioni sul negozio”, il We are Milano di Pioltello gestito da Beretta, e “questi dicevano che non tornavano i conti (…). Quell’ Antonio mi fa fare un appuntamento con un suo parente nei box di casa sua. E questo qui era latitante (…). Vogliono mettermi sotto (…). E io gli ho detto: guarda che l’accordo tuo è che solo tu di quella regione (Calabria, ndr) fai parte di noi, tutto il resto che ti circonda, non me ne frega un cazzo (…). Volevano aprire un negozio a Milano alle mie spalle, capito? Entro (nel garage di Bellocco, ndr) e mi trovo questo qua con Antonio”. L’ex capo ultras ricorda poi che “la presenza di Bellocco era legata alla protezione” perché “sono venuti tantissimi calabresi, siciliani (…). Vogliono tutti il business, vogliono prendersi il business, capito?”. Poi aggiunge: “Sono venuti dei calabresi, ma io poi non è che sto li a guardare (…). Questa è una cosa che ci teniamo noi, cosa venite, voi con i borselli, con le Hogan a fare gli scontri, a tifare la squadra?”. Il pm poi torna sull’omicidio di Vittorio Boiocchi, il vecchio capo dei Boys rientrato in curva nel 2018 e ucciso il 29 ottobre 2022. Aggiunge una ipotesi, il pm: “Mi perdoni, c’è una correlazione tra la morte di Baiocchi e l’avvento di Bellocco? Perché temporalmente questa cosa esiste, è fuori discussione”. Beretta però glissa, dice di non voler rispondere, forse un’altra volta. Allora Storari lo avverte: “Qui la situazione si fa grigia, perché insomma ha ammazzato uno della famiglia Bellocco. Beretta, non stia a metà strada, o fa la scelta legittima e dice: io mi chiudo, non dico niente, e ci sta; oppure, se fa la scelta opposta, però dev’essere totale la scelta”. Poche settimane dopo Beretta deciderà di pentirsi.
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Curva Nord Inter, Beretta ai pm subito dopo aver ucciso Bellocco: “Lui e Ferdico volevano ammazzarmi e far scomparire il mio corpo”
Il verbale del capo ultras direttamente dall'ospedale San Raffaele: racconta dell'obiettivo del suo ex amico, che "non voleva fare il mio secondo", e svela i particolari di come volevano farlo fuori ("avvelenato, corpo sotto terra e auto fatta ritrovare a Nizza"). Poi c'è un omissis, ovvero il nome di chi ha fatto la soffiata
Ospedale San Raffaele di Milano, la camera è piantonata. Ore 18,45 del 4 settembre scorso. I pm Paolo Storari e Sara Ombra sfogliano le carte. Sul letto ricoverato c’è Andrea Beretta. L’ex capo della Curva Nord, oggi collaboratore di giustizia, ha da poco scannato a coltellate Antonio Bellocco, suo socio negli affari dello stadio Giuseppe Meazza nonché uno dei figli prediletti delle cosche di Rosarno. Lo ha fatto perché a suo dire lo stesso rampollo della ‘ndrangheta lo voleva uccidere per i soldi dello stadio. Storari: “Intende rispondere?”. Beretta: “Voglio fare dichiarazioni spontanee”. Inizia così un verbale destinato a rimanere nella storia giudiziaria milanese. E non solo per la sua drammaticità, ma anche perché rivela fatti fino ad oggi sconosciuti. Su tutti la consapevolezza di Beretta che a volerlo uccidere non era solo Bellocco ma anche il suo vecchio amico, socio e frontman della curva interista Marco Ferdico.
“Con Ferdico – inizia Beretta – ci conosciamo da 30 anni, giocavamo a calcio insieme (…). Lo so benissimo che non è dalla mia parte, me l’hanno detto perché c’era in mezzo anche lui in questa cosa qua, che lui voleva farmi l’azione (…). Ho notato che questa roba qua della Curva ti porta alla pazzia (…), perché pensano di essere dei personaggi, fanno le foto con la gente, non lo so (…). Dei mitomani”. Al ché Storari domanda: “E questo porta al punto, mi perdoni, di tradire un’amicizia di trent’anni?”. Beretta: “Secondo me si. Più che una questione di soldi (…) è una questione di potere, non voleva fare il mio secondo”. Chi ha riferito a Beretta che anche Ferdico assieme a Bellocco stava dietro al progetto di ucciderlo? Chi lo ha avvertito in diretta del progetto omicidiario. Un soggetto prima amico, poi nemico, poi ancora amico. Beretta: “All’inizio pensavo di no, dopo si è rivelata”. “Una persona amica”, chiosa Storari. Chi è resta un omissis. Per quel che risulta è lui ad avvertire Beretta, ed è sempre lui che prima doveva partecipare al blitz per farlo fuori. Non solo, è presente all’ultimo incontro di luglio nel garage di Bellocco.
Ancora Beretta davanti ai pm poche ore dopo l’omicidio: “Io sono quattro giorni che non dormo, vengo a sapere che questa gente qui, mi vogliono fare un agguato con diverse modalità, e questa cosa si è protratta, già da un po’ di tempo la studiavano, solo che era andata a monte. Io ero sotto pressione. Vivevo in uno stato d’assedio (…), non trovavo una via d’uscita, ed è successo questo bordello”. Beretta spiega il progetto pensato per farlo fuori: “Volevano portarmi in un posto, tipo farmi bere delle robe nel caffè, delle gocce, io arrivavo a questa macchina, e perdevo i sensi, mi tiravano, mi sotterravano e la mia macchina la portavano a Nizza, visto che noi siamo gemellati con il Nizza, e inscenavano che io fossi scappato da tutte queste robe”. Una lupara bianca in pieno stile mafioso.
Quindi Beretta torna a quella stessa mattina del 4 settembre, quando davanti alla palestra Testudo di Cernusco sul Naviglio incontra Bellocco e sale sulla sua Smart bianca: “Gli tiro fuori la pistola e gli dico: adesso parliamo di quello che mi volete fare, vi ho smascherati (…) mi sono rotto i coglioni di stare sotto pressione. Perché non ci stavo dentro (…). Volevo chiedere spiegazioni, trovare una soluzione, ma una soluzione non c’era”. Anche perché chi gli racconta del progetto gli fa capire che “prima o poi arrivano” e “quando ho cercato il confronto, ho visto che lui (Bellocco, ndr) aveva il borsello, prima che è armato gli faccio capire: guarda che voglio parlare. Invece lui s’è alterato (…). E lì lui è partito, mi è venuto addosso: adesso t’ammazzo i figli”, urla Bellocco. Il calabrese allora sfila la pistola a Beretta che a quel punto, spiega, salta fuori dall’auto. Qui viene colpito. L’arma perde il caricatore. Beretta rientra: “Prima l’ho preso a pugni”, poi prende il coltello. Riesce e rientra. Il pm: “Perché è tornato dentro, in macchina?”. Beretta: “Per finirlo. Per forza, non è che c’avevo altra chance, morte sua, vita mia”.
Il progetto di far sparire il corpo di Beretta inizia però a luglio. L’ex capo ultras viene chiamato a Pioltello nel garage di Bellocco. Motivo: la spartizione dei soldi del merchandising perché “questa gente qua non è mai contenta, vogliono accaparrarsi tutto, sono nate delle discussioni sul negozio”, il We are Milano di Pioltello gestito da Beretta, e “questi dicevano che non tornavano i conti (…). Quell’ Antonio mi fa fare un appuntamento con un suo parente nei box di casa sua. E questo qui era latitante (…). Vogliono mettermi sotto (…). E io gli ho detto: guarda che l’accordo tuo è che solo tu di quella regione (Calabria, ndr) fai parte di noi, tutto il resto che ti circonda, non me ne frega un cazzo (…). Volevano aprire un negozio a Milano alle mie spalle, capito? Entro (nel garage di Bellocco, ndr) e mi trovo questo qua con Antonio”. L’ex capo ultras ricorda poi che “la presenza di Bellocco era legata alla protezione” perché “sono venuti tantissimi calabresi, siciliani (…). Vogliono tutti il business, vogliono prendersi il business, capito?”. Poi aggiunge: “Sono venuti dei calabresi, ma io poi non è che sto li a guardare (…). Questa è una cosa che ci teniamo noi, cosa venite, voi con i borselli, con le Hogan a fare gli scontri, a tifare la squadra?”. Il pm poi torna sull’omicidio di Vittorio Boiocchi, il vecchio capo dei Boys rientrato in curva nel 2018 e ucciso il 29 ottobre 2022. Aggiunge una ipotesi, il pm: “Mi perdoni, c’è una correlazione tra la morte di Baiocchi e l’avvento di Bellocco? Perché temporalmente questa cosa esiste, è fuori discussione”. Beretta però glissa, dice di non voler rispondere, forse un’altra volta. Allora Storari lo avverte: “Qui la situazione si fa grigia, perché insomma ha ammazzato uno della famiglia Bellocco. Beretta, non stia a metà strada, o fa la scelta legittima e dice: io mi chiudo, non dico niente, e ci sta; oppure, se fa la scelta opposta, però dev’essere totale la scelta”. Poche settimane dopo Beretta deciderà di pentirsi.
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Roma, 18 gen (Adnkronos) - "Al governo di destra guidata da Giorgia Meloni si assiste a una sfilata di esponenti sotto processo. Dopo Delmastro, ora è il turno della ministra Santanchè, rinviata a giudizio per falso in bilancio e indagata per truffa ai danni dell'Inps. Come può la presidente Meloni permettere che Daniela Santanchè continui a ricoprire il ruolo di ministra? Questo silenzio sull’indifendibile ministra è incredibile”. Lo dice il deputato di Avs e co-portavoce di Europa Verde Angelo Bonelli.
""Non è solo una questione giudiziaria. Ci sono aspetti di opportunità politica che devono essere affrontati. È necessario ricordare la vicenda della villa in Versilia di Francesco Alberoni, acquistata da Dimitri Kunz d'Asburgo, compagno della ministra, e da Laura De Cicco, moglie del presidente del Senato Ignazio La Russa, per 2,45 milioni di euro. Quella stessa villa è stata rivenduta in meno di 24 ore all’imprenditore Antonio Rapisarda per 3,45 milioni, con una plusvalenza di un milione di euro in un solo giorno. La presidente Meloni non può continuare a chiudere gli occhi. Chiediamo che Daniela Santanchè si dimetta immediatamente dal suo incarico di ministra”, conclude Bonelli.
Roma, 18 gen (Adnkronos) - "La casa dei moderati è nel Centrodestra. Stiamo lavorando da tempo per dare ancora più forza e peso alla proposta centrista e popolare nel Centrodestra, portando nell’azione di governo responsabilità, competenza e serietà". Lo dice Maurizio Lupi, presidente di Noi moderati.
"Ed i risultati dell’ultimo anno, dalle europee alle regionali, confermano la costante crescita dell’area che si riconosce nel Partito Popolare Europeo. Il Centro non è certo un’esclusiva della Sinistra, anzi: dopo il fallimento del Terzo Polo ed il consolidamento del sistema bipolare ora anche l’opposizione ha dovuto riscoprire l’importanza dell’area centrista, che nel Centrodestra e’ da sempre protagonista", conclude Lupi.
Roma, 18 gen (Adnkronos) - "Esprimo il mio cordoglio per la scomparsa di Riccardo Chieppa, Presidente emerito della Corte costituzionale, giurista di grande valore e servitore delle istituzioni. Ne ricordo il significativo contributo in ambito giuridico e il costante impegno nella tutela dei principi costituzionali. Ai suoi familiari rivolgo la mia vicinanza in questo momento di dolore". Lo dice il presidente della Camera dei deputati Lorenzo Fontana.
Roma, 18 gen (Adnkronos) - Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, addolorato dalla notizia della morte di Riccardo Chieppa, presidente emerito della Corte costituzionale, ha fatto pervenire ai familiari un messaggio di cordoglio, ricordandone l’alta figura di giurista, l’autorevole esercizio delle funzioni di giudice e poi di presidente della Corte costituzionale e la preziosa attività svolta nel Consiglio di Stato. Lo rende noto il Quirinale.
Roma, 18 gen (Adnkronos) - "Io, nel mio piccolo, ho lavorato per il Pd da più di 30 anni. Questo è il mio mondo, 'ndo vai?" ma "non aspiro ad alcun ruolo. E' la prima volta in 20-30 anni che dico parlo per me, mi piacerebbe dare un contributo". Lo ha detto Paolo Gentiloni nel suo intervento all'Assemblea di Libertà eguale a Orvieto.
"Penso che il nostro problema sia il riconoscere l'utilità e l'importanza del fatto che nascano forze moderate e riformiste, sono un sostenitore, non c'è auto sufficienza da parte nostra -ha detto l'ex premier-. Ma la credibilità dell'alternativa non può essere data a queste formazioni, dipende dal profilo della forza fondamentale che può guidare la coalizione. E' sempre stato così".
"Io non penso alla fronda nel Pd, né lo dico in polemica con Elly Schlein, cui va riconosciuto di aver attivato il Pd, ma il lavoro dei prossimi mesi deve avere come compito fondamentale avere un Pd in cui l'anima, le idee e i progetti riformisti siano fondamentali. Senza questo, la credibilità come forza di governo non sarà mai completa".
Roma, 18 gen (Adnkronos) - "C'è una stabilità del governo italiano. Dobbiamo stare attenti che a questo non risponda una stabilità dell'opposizione, che ci accomodiamo pensando che tutto sommato questa sia una condizione favorevole". Lo ha detto Paolo Gentiloni all'Assemblea di Libertà eguale.
"La fortuna dei governi in carica è molto scarsa, normalmente in questo contesto così complicato, perdono le elezioni. Se noi ci accomodassimo in una condizione di stabilità all'opposizione potremo non renderci conto che una alternativa di governo potrebbe essere competitiva -ha spiegato l'ex premier e commissario Ue-. All'Odg c'è essere più credibili e forti nel delineare una alternativa".
Roma, 18 gen (Adnkronos) - "Farei fatica a non riconoscere al governo che una certa cautela nei conti pubblici è stata adottata, non è facile. Penso abbia contribuito, insieme alla risorse europee, a una relativa stabilità dei mercati finanziari e al fatto che oggi l'Italia non appaia come Paese particolarmente esposto". Lo ha detto Paolo Gentiloni nel suo intervento all'Assemblea di Libertà eguale
"Poi non c'è dubbio, il governo non è di fine legislatura, che il tasso di riforme sarebbe necessario. Come anche nell'azione del centrosinistra due questioni: la questione industriale e il potere di acquisto. Togliamoci dalla testa che i problemi della crisi industriale siano le regole europee e l'enorme trasformazione nel mondo. E' che la transizione 5.0 non funziona, aridatece Calenda. Poi, se non ci poniamo il problema del livello dei salari e degli stipendi non andiamo da nessuna parte. Il Pd e il centrosinistra devono prendere questa cosa come grande bandiera".