“Il problema degli incendi californiani non è stata tanto la loro grandezza, ma la loro velocità. Sono stati talmente rapidi da lasciare poco tempo per scappare. E per questo non sono assolutamente contenibili”. Giorgio Vacchiano, professore di Scienze forestali dell’università di Milano, spiega la dinamica del disastro accaduto la settimana scorsa a Los Angeles. Correlandola all’alternanza di periodi umidi e secchi che sempre più caratterizza il nostro mondo surriscaldato.
In che senso gli incendi a Los Angeles sono diversi rispetto al passato?
La cosa nuova e diversa di questi incendi rispetto ai tanti altri in California è che sono conseguenza di un ‘colpo di frusta climatico’. Sappiamo che la crisi climatica aumenta le siccità in frequenza e in durata e che la siccità prosciuga la vegetazione. Ma in questo caso c’è stato un altro fattore, ovvero un’alternanza di un’annata, il 2023, con molta neve e piogge e invece il 2024 che è ritornato ad essere particolarmente secco, con record di temperatura nella Death Valley.
In che modo questa alternanza ha provocato il disastro?
L’estate e l’autunno sono stati secchissimi, con soli 31 millimetri di pioggia in sei mesi. Ma l’anno precedente era stato umido e basta un anno di pioggia perché gli arbusti della macchia mediterranea crescano vigorosamente. Così quando arriva la siccità quello che è cresciuto diventa combustibile infiammabile. Ecco, questa alternanza di annate umide e secche sembra essere rafforzata dal cambiamento climatico. Già oggi è aumentata del 30 per cento, potrà aumentare del 50 per cento con un riscaldamento di 3 gradi e con essa la probabilità di incendi grandi e veloci.
Quindi non dovremmo rallegrarci della pioggia abbondante dell’anno precedente?
Si, certo, da un lato sì; se però poi segue di nuovo un altro anno di siccità questo può creare problemi almeno per gli incendi. Un po’ come si è verificato, ma al contrario, per le alluvioni in Emilia Romagna l’anno scorso: lì la sequenza è stata opposta, prima la siccità, e poi le piogge dell’autunno 2023, che cadendo su un suolo molto secco non hanno potuto essere assorbite dal suolo e si sono accumulate nei corsi d’acqua. Queste alternanze così improvvise possono creare dei problemi al nostro territorio, che non è fatto in modo da poter sopportare estremi così forti e in rapida sequenza.
Molti si sono stupiti del fatto che gli incendi siano accaduti in inverno.
In effetti un tempo in California non accadevano incendi in inverno, perché in alto c’era la neve e perché le temperature non erano così alte, pur essendo un clima mediterraneo. In realtà da qualche anno non esiste più una stagione in cui gli incendi sono confinati, ormai tutto l’anno in California ormai la vegetazione è disponibile a bruciare. I venti di Santa Ana, quelli sì, sono tipici invernali, e sono stati particolarmente intensi in questo episodio, con raffiche che non si vedevano da undici anni.
Sono correlati al cambiamento climatico?
In realtà non sappiamo se il cambiamento climatico rafforzi i venti; di sicuro la crisi climatica rafforza la siccità, e se i venti arrivano quando c’è stata una enorme siccità e una vegetazione rigogliosa ora secca, possono spingere le fiamme a grande velocità. L’innesco spesso parte, in California, da linee elettriche o ferrovie.
In Italia come siamo messi rispetto agli incendi?
L’ultima annata molto pesante è stata il 2021 e ancora prima il 2017 e 2007. Nel 2017 ci sono stati incendi estivi al sud. Invece a ottobre furono sulle Alpi, era ancora molto caldo, non aveva piovuto da agosto, era come se fosse estate. Nel 2023 e 2024 la superficie bruciata è stata limitata, sotto la media annua, anche a causa delle piogge. Però, ripeto, dipende tantissimo dalla meteorologia. Nelle annate normali gli incendi vanno a diminuire.
Come mai?
Perché stiamo diventando più bravi a spegnere, controllare, prevenire incendi normali o di piccoli dimensioni. Però diventano più frequenti le annate estreme, quelle con una meteorologia che porta a incendi molto difficili da controllare, perché una volta superata una certa intensità è difficile spegnerli. In quei casi bisogna lavorare di prevenzione, lavorare sulla vegetazione, con i tagliafuoco, informare la popolazione su cosa deve fare e anche decidere poi dove costruire nuovi insediamenti. A Los Angeles sono andate a fuoco anche le case dei ricchi, perché costruite a contatto con la natura e col bosco, una situazione potenzialmente pericolosa.
Cosa bisognerebbe fare?
Quando parliamo di alluvioni diciamo che non va costruito in zone inondabili, ma allo stesso modo non dovremmo costruire là dove può arrivare un incendio. Ovviamente le case e gli insediamenti che già ci sono difficili da spostare, non puoi distruggere le case esistenti, ma esistono delle strategie per la prevenzione dei danni alle singole case. Ad esempio, diradare fortemente la vegetazione in una fascia di venti, circa trenta metri intorno alla casa; oppure dare una forma e una struttura al bosco così che possa rallentare il fuoco, in modo che i pompieri lo possano controllare più facilmente.
E a livello di scelte individuali?
Fare attenzione alle situazioni a rischio, come le pinete mediterranee dove ci sono infrastrutture turistiche come campeggi e seconde case: penso alle pinete toscane, ad alcune zone della Calabria o alle pinete della Puglia. In generale, ovunque c’è una forte compenetrazione di esseri umani e vegetazione infiammabile e un clima che si predispone alla siccità estiva. Anche quando si prenota un b&b o una casa vacanze, bisognerebbe conoscere il territorio dove si trova. Se in montagna, non vicino a canali di valanga, a torrenti o a boschi troppo fitti. È utile cominciare a diffondere questa cultura, per non farsi cogliere di sorpresa. Leggere il territorio intorno non per averne paura, ma per essere meglio preparati.
Ambiente & Veleni
Incendi a Los Angeles, Vacchiano: “Causati da un ‘colpo di frusta climatico’. Il problema è la loro velocità, così sono inarrestabili”
Il professore di Scienze forestali dell'università di Milano spiega il disastro accaduto in California: "Causato dall'alternanza di periodi umidi e secchi"
“Il problema degli incendi californiani non è stata tanto la loro grandezza, ma la loro velocità. Sono stati talmente rapidi da lasciare poco tempo per scappare. E per questo non sono assolutamente contenibili”. Giorgio Vacchiano, professore di Scienze forestali dell’università di Milano, spiega la dinamica del disastro accaduto la settimana scorsa a Los Angeles. Correlandola all’alternanza di periodi umidi e secchi che sempre più caratterizza il nostro mondo surriscaldato.
In che senso gli incendi a Los Angeles sono diversi rispetto al passato?
La cosa nuova e diversa di questi incendi rispetto ai tanti altri in California è che sono conseguenza di un ‘colpo di frusta climatico’. Sappiamo che la crisi climatica aumenta le siccità in frequenza e in durata e che la siccità prosciuga la vegetazione. Ma in questo caso c’è stato un altro fattore, ovvero un’alternanza di un’annata, il 2023, con molta neve e piogge e invece il 2024 che è ritornato ad essere particolarmente secco, con record di temperatura nella Death Valley.
In che modo questa alternanza ha provocato il disastro?
L’estate e l’autunno sono stati secchissimi, con soli 31 millimetri di pioggia in sei mesi. Ma l’anno precedente era stato umido e basta un anno di pioggia perché gli arbusti della macchia mediterranea crescano vigorosamente. Così quando arriva la siccità quello che è cresciuto diventa combustibile infiammabile. Ecco, questa alternanza di annate umide e secche sembra essere rafforzata dal cambiamento climatico. Già oggi è aumentata del 30 per cento, potrà aumentare del 50 per cento con un riscaldamento di 3 gradi e con essa la probabilità di incendi grandi e veloci.
Quindi non dovremmo rallegrarci della pioggia abbondante dell’anno precedente?
Si, certo, da un lato sì; se però poi segue di nuovo un altro anno di siccità questo può creare problemi almeno per gli incendi. Un po’ come si è verificato, ma al contrario, per le alluvioni in Emilia Romagna l’anno scorso: lì la sequenza è stata opposta, prima la siccità, e poi le piogge dell’autunno 2023, che cadendo su un suolo molto secco non hanno potuto essere assorbite dal suolo e si sono accumulate nei corsi d’acqua. Queste alternanze così improvvise possono creare dei problemi al nostro territorio, che non è fatto in modo da poter sopportare estremi così forti e in rapida sequenza.
Molti si sono stupiti del fatto che gli incendi siano accaduti in inverno.
In effetti un tempo in California non accadevano incendi in inverno, perché in alto c’era la neve e perché le temperature non erano così alte, pur essendo un clima mediterraneo. In realtà da qualche anno non esiste più una stagione in cui gli incendi sono confinati, ormai tutto l’anno in California ormai la vegetazione è disponibile a bruciare. I venti di Santa Ana, quelli sì, sono tipici invernali, e sono stati particolarmente intensi in questo episodio, con raffiche che non si vedevano da undici anni.
Sono correlati al cambiamento climatico?
In realtà non sappiamo se il cambiamento climatico rafforzi i venti; di sicuro la crisi climatica rafforza la siccità, e se i venti arrivano quando c’è stata una enorme siccità e una vegetazione rigogliosa ora secca, possono spingere le fiamme a grande velocità. L’innesco spesso parte, in California, da linee elettriche o ferrovie.
In Italia come siamo messi rispetto agli incendi?
L’ultima annata molto pesante è stata il 2021 e ancora prima il 2017 e 2007. Nel 2017 ci sono stati incendi estivi al sud. Invece a ottobre furono sulle Alpi, era ancora molto caldo, non aveva piovuto da agosto, era come se fosse estate. Nel 2023 e 2024 la superficie bruciata è stata limitata, sotto la media annua, anche a causa delle piogge. Però, ripeto, dipende tantissimo dalla meteorologia. Nelle annate normali gli incendi vanno a diminuire.
Come mai?
Perché stiamo diventando più bravi a spegnere, controllare, prevenire incendi normali o di piccoli dimensioni. Però diventano più frequenti le annate estreme, quelle con una meteorologia che porta a incendi molto difficili da controllare, perché una volta superata una certa intensità è difficile spegnerli. In quei casi bisogna lavorare di prevenzione, lavorare sulla vegetazione, con i tagliafuoco, informare la popolazione su cosa deve fare e anche decidere poi dove costruire nuovi insediamenti. A Los Angeles sono andate a fuoco anche le case dei ricchi, perché costruite a contatto con la natura e col bosco, una situazione potenzialmente pericolosa.
Cosa bisognerebbe fare?
Quando parliamo di alluvioni diciamo che non va costruito in zone inondabili, ma allo stesso modo non dovremmo costruire là dove può arrivare un incendio. Ovviamente le case e gli insediamenti che già ci sono difficili da spostare, non puoi distruggere le case esistenti, ma esistono delle strategie per la prevenzione dei danni alle singole case. Ad esempio, diradare fortemente la vegetazione in una fascia di venti, circa trenta metri intorno alla casa; oppure dare una forma e una struttura al bosco così che possa rallentare il fuoco, in modo che i pompieri lo possano controllare più facilmente.
E a livello di scelte individuali?
Fare attenzione alle situazioni a rischio, come le pinete mediterranee dove ci sono infrastrutture turistiche come campeggi e seconde case: penso alle pinete toscane, ad alcune zone della Calabria o alle pinete della Puglia. In generale, ovunque c’è una forte compenetrazione di esseri umani e vegetazione infiammabile e un clima che si predispone alla siccità estiva. Anche quando si prenota un b&b o una casa vacanze, bisognerebbe conoscere il territorio dove si trova. Se in montagna, non vicino a canali di valanga, a torrenti o a boschi troppo fitti. È utile cominciare a diffondere questa cultura, per non farsi cogliere di sorpresa. Leggere il territorio intorno non per averne paura, ma per essere meglio preparati.
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Roma, 22 gen. (Adnkronos) - "Le persone vogliono sentirsi sicure nelle loro città, nelle loro case. Ma l'approccio della destra è sbagliato perchè non basta rafforzare i presidi delle forze dell'ordine, che neanche fanno perchè non ci mettono soldi e mandano poliziotti a fare la guardia ai centri migranti vuoti in Albania, servono presidi sociali e educativi e anche la questione del cambiamenti climatico è una questione di sicurezza". Lo dice Elly Schlein all'evento 'Chi non si ferma é perduto' sui cambiamenti climatici, organizzato dai senatori Pd in collaborazione con Deputati Pd e Fondazione Demo, alla Sala Koch al Senato.
Milano, 22 gen. (Adnkronos) - "Come ogni anno, Samsung presenta il nuovo flagship: Samsung Galaxy S25. Lo scorso anno, con Galaxy S24, abbiamo introdotto per la prima volta l’intelligenza artificiale sugli smartphone e quest’anno, con la nuova serie, facciamo un ulteriore balzo in avanti, riuscendo a dare all’intelligenza artificiale una connotazione ancora più fluida, semplice e, direi, conversazionale”. Lo spiega ai microfoni dell’Adnkronos Nicolò Bellorini Vice President Mobile eXperience division di Samsung Electronics Italia, in occasione di Samsung Galaxy Unpacked 2025, l’evento con cui l’azienda sudcoreana presenta la nuova serie di smartphone Samsung Galaxy.
Questa rivoluzione nel mondo degli smartphone AI è resa possibile da diverse innovazioni, la multimodalità in primis, come sottolinea Bellorini: “Samsung Galaxy S25 è in grado di capire perfettamente il contesto nel quale avvengono le richieste, perché comprende voce, video, suoni, testi, file Pdf e qualunque altra cosa. La seconda innovazione importante è la potenza degli agenti AI, che consente a S25 di performare task complessi, che possono andare anche da un’app all’altra”.
I più recenti top di gamma di Samsung portano infatti le capacità di Galaxy AI a un livello superiore, con un’elaborazione AI avanzata direttamente sul dispositivo, migliorando ulteriormente il comparto fotografico leader del settore Galaxy grazie a ProVisual Engine di nuova generazione e offrendo prestazioni eccezionali grazie al processore Qualcomm Snapdragon 8 Elite per Galaxy.
La nuova serie Galaxy S25 stabilisce così un nuovo standard per l’AI mobile, garantendo l’esperienza mobile più naturale e consapevole mai raggiunta, e rappresenta il primo passo nella visione di Samsung di cambiare il modo in cui gli utenti interagiscono con i loro smartphone e con il mondo che li circonda.
“Come l’anno scorso, sono tre i modelli disponibili, Galaxy S25 Ultra, Galaxy S25+ e Galaxy S25, con vari tagli di memoria - conclude il Vice President Mobile eXperience division di Samsung Electronics Italia - da 128Gb fino 1Tb, tutti con 12Gb di Ram”.
Roma, 22 gen. (Adnkronos) - "Quale è la visione del governo Meloni di fronti ai cambiamenti climatici? E' semplice, basta fare così". Lo dice Elly Schlein tappandosi gli occhi all'evento 'Chi non si ferma é perduto' sui cambiamenti climatici, organizzato dai senatori Pd in collaborazione con Deputati Pd e Fondazione Demo, alla Sala Koch al Senato. "Come facevamo da bambini, quando c'era qualcosa che ci faceva paura. Ma il prezzo della non conversione, del non affrontare i cambiamenti climatici è molto più costoso che farlo".
"Quanta competitività perdono le aziende italiane rispetto" ad altri Paesi dove si investe in rinnovabili? Ma "il governo non se ne occupa. Questi sono invece gli obiettivi che ci stiamo dando in vista della Cop 30" in Brasile.
Roma, 22 gen. (Adnkronos) - "La Lega di Matteo Salvini non perde tempo e scavalca a destra Giorgia Meloni, sempre più legata all'internazionale nera, annunciando la decisione di aprire il dibattito per dire stop all'adesione dell'Italia dall'Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms). Questa posizione, ispirata all'analogo passo compiuto ieri da Donald Trump, rappresenterebbe un grave segnale di isolamento dell'Italia a livello internazionale e dai principali organismi impegnati nella tutela della salute globale". Così Angelo Bonelli co-portavoce di Europa Verde e parlamentare di Avs.
"L'Oms non è solo un'istituzione scientifica di riferimento, ma un baluardo nella lotta contro pandemie, malattie croniche e disuguaglianze sanitarie in Africa e nei Paesi più poveri. Quando, a metà del XIX secolo, la peste, il colera e la febbre gialla hanno scatenato ondate mortali in un mondo appena industrializzato e interconnesso, l’adozione di un approccio globale alla salute è diventata un imperativo. Medici, scienziati, presidenti e primi ministri convocarono con urgenza la Conferenza Sanitaria Internazionale di Parigi nel 1851, un precursore di quella che oggi è la più grande del suo genere: l’Organizzazione Mondiale della Sanità, nota come Oms. In mezzo alle crisi, ai conflitti, alla continua minaccia di epidemie e ai cambiamenti climatici, l’Oms ha reagito: dalle guerre a Gaza, in Sudan e in Ucraina fino a garantire l’arrivo di vaccini e forniture mediche salvavita in aree remote o pericolose, svolgendo un ruolo fondamentale di indirizzo nel rispondere all'emergenza Covid-19".
"La Lega dimostra ancora una volta un approccio irresponsabile, che antepone logiche ideologiche e sovraniste al benessere dei cittadini. Interrompere la nostra adesione all'Oms significa rinunciare a strumenti essenziali di coordinamento globale, scambio di conoscenze e accesso a risorse indispensabili per affrontare emergenze sanitarie. Andrebbero ignorati: ma siccome governano il Paese è bene sapere cosa pensano di questa folle proposta il Ministro della salute Schillaci, la premier Giorgia Meloni e la maggioranza di destra che sostiene il suo governo" conclude Bonelli.
Roma, 22 gen. (Adnkronos) - L'Istituto per il Credito Sportivo e Culturale ('Icsc') torna per la seconda volta sul mercato delle emissioni Esg portando a termine con straordinario successo il collocamento di un prestito obbligazionario Social unsecured senior preferred dedicato al supporto di investimenti ad elevato impatto nei settori Sport e Cultura, riservato agli investitori istituzionali.
L’operazione ha registrato ordini complessivi per circa 2 miliardi di euro, pari a oltre 6 volte l’offerta iniziale. L’emissione ha visto la partecipazione di un’ampia platea di sottoscrittori nazionali ed esteri per il 45%, in particolare Germania/Austria (24%), a dimostrazione del crescente interesse degli investitori per il settore delle infrastrutture sociali in Italia.
Il prestito obbligazionario, con scadenza a cinque anni e cedola a tasso fisso annua del 3,50%, costituisce la prima emissione a valere sul programma Emtn (Euro Medium Term Note) da 1 miliardo di euro pubblicato il 19 dicembre 2024, la seconda per Icsc dopo l’emissione stand alone del 2022. Il rating del Social Bond è stimato in linea con quelli assegnati alla Banca dalle agenzie S&P e DBRS, rispettivamente pari a BBB- (Stable) e BBB (Positive).
I proventi dell’emissione saranno utilizzati per sostenere investimenti ad elevato impatto sociale nei settori Sport e Cultura, in linea con la missione dell’Istituto e gli obiettivi dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite.
“L’emissione del nuovo Social Bond riflette il crescente impegno di Icsc sul fronte della finanza sostenibile, con l’obiettivo di favorire lo sviluppo dei settori Sport e Cultura. La straordinaria domanda da parte degli investitori istituzionali conferma la fiducia dei mercati nei confronti di Icsc, riconoscendone la consolidata capacità di mobilitare capitali a lungo termine secondo principi di sostenibilità, responsabilità e inclusione sociale, equità intergenerazionale. Lo Sport e la Cultura rappresentano in misura crescente asset class in grado di generare significative opportunità di investimento a impatto, creando valore economico e sociale, reale e duraturo per il Paese", ha commentato l’Amministratore Delegato Antonella Baldino.
Il bond, ammesso alla negoziazione presso il mercato regolamentato della Borsa del Lussemburgo, è stato emesso a valere sul Social Bond Framework di Icsc, pubblicato nel luglio 2022, che ha ottenuto una favorevole Second Party Opinion rilasciata da Iss Corporate Solutions, confermando l’allineamento agli Icma Principles e la robustezza degli Eligibility Criteria.
Imi-Intesa Sanpaolo, UniCredit, Banco Santander e Morgan Stanley hanno agito in qualità di Joint Lead Managers del collocamento.
Roma, 22 gen. (Adnkronos) - "Mi ha molto colpito la fila di multimiliardari" all'Inauguration Day. "E' un'idea di società opposta alla nostra, una società in cui sono i ricchi a scrivere le leggi per tutti gli altri e a scegliere i giudici che le facciano rispettare. E anche da queste parti non ce la passiamo troppo bene". Lo dice Elly Schlein all'evento 'Chi non si ferma é perduto' sui cambiamenti climatici, organizzato dai senatori Pd in collaborazione con Deputati Pd e Fondazione Demo, alla Sala Koch al Senato.
Roma, 22 gen. (Adnkronos) - "La politica sta facendo abbastanza sul cambiamento climatico? No. E noi come prima forza di opposizione del Paese abbiamo una responsabilità di un governo che nega l'emergenza e ci riporta indietro. Mentre occorre rendere transizione ecologica conveniente ma le politiche di questo Paese non hanno mai accompagnato questa innovazione". Lo dice Elly Schlein all'evento 'Chi non si ferma é perduto' sui cambiamenti climatici, organizzato dai senatori Pd in collaborazione con Deputati Pd e Fondazione Demo, alla Sala Koch al Senato.
"Troppe esitazioni e ritardi. Confidiamo nella leadership di Lula che ha organizzato la prossima Cop a Belem, nel cuore dell'Amazzonia" dopo "l'esito insoddisfacente della Cop 20 a Baku. Dobbiamo evitare che tra le tante ricadute nefaste dell'elezione di Trump ci sia un massiccio disimpegno degli Stati Uniti" nelle politiche per il clima. "Abbiamo sentito il suo discorso di insediamento grondante di slogan della campagna elettorale. Il pianeta non si può permettere 5 anni di Trump con queste premesse. E' vero è stato democraticamente eletto, ma c'è chi non ha potuto votare: la nuove generazioni che ci chiederanno il conto".
"A questo nuovo indirizzo dell'amministrazione americana è necessaria una risposta altrettanto forte dell'Europa, è necessario un protagonismo dell'Ue ma non è l'aria che tira a Bruxelles e questo come Pd ci preoccupa moltissimo".