Salta la firma del rinnovo del contratto del comparto Sanità 2022-2024, che riguarda oltre 580mila dipendenti tra infermieri, tecnici e personale non medico. Stabiliva un aumento medio mensile di 172 euro. I sindacati di categoria si sono divisi: favorevoli all’accordo, dopo una lunga trattativa all’Aran, i sindacati Nursind, Cisl e Fials. Non hanno invece firmato il Nursing up, la Cgil e la Uil. Non è stata dunque raggiunta la maggioranza per la rappresentanza sindacale necessaria per la firma del contratto. .

La bozza “non dava le risposte necessarie”, spiega Michele Vannini, segretario nazionale Fp Cgil. “Troppo poche le risorse per incrementare gli stipendi, nessuna risposta sulle indennità, un evidente messaggio ai lavoratori che per incrementare le proprie entrate dovevano essere disponibili a lavorare di più. Un surrettizio incremento dell’orario di lavoro in un comparto afflitto da condizioni di lavoro insopportabili. Non c’erano strumenti sufficienti per la valorizzazione di carriera dei professionisti e l’introduzione dell’assistente infermiere, così come proposta, avrebbe rappresentato una pietra tombale per la valorizzazione degli operatori socio-sanitari Oss. Un testo che avrebbe alimentato la conflittualità dentro le aziende, non portando soluzioni su mensa e retribuzione nelle ferie“. Le risorse stanziate “sono del tutto insufficienti per recuperare il potere d’acquisto eroso negli anni”, conferma Rita Longobardi, segretaria Generale Uil Fpl. “A fronte di un’inflazione che sfiora il 17% netto, l’aumento complessivo proposto si ferma a un irrisorio 6% lordo” per cui “l’incremento salariale promesso di 172 euro lordi mensili si tradurrà, di fatto, in soli 50 euro netti in busta paga”.

La Cisl FP Nazionale lamenta dal canto suo che “Cgil, Uil e Nursing Up hanno fatto saltare il tavolo di trattativa negando ai lavoratori e ai professionisti della sanità le conquiste ottenute in mesi di negoziato e di pressing su Governo e Parlamento. È una decisione grave che tocca direttamente le tasche di chi ogni giorno garantisce il diritto alla salute dei cittadini”. Il contratto “avrebbe garantito aumenti stipendiali del 7%, pari a oltre 170 euro lordi al mese su 13 mensilità, insieme a ulteriori 90 euro annui pro capite per incrementare i fondi contrattuali. Tutte le indennità erano state rivalutate e aumentate grazie a specifici stanziamenti di legge, offrendo un concreto riconoscimento economico a chi lavora in prima linea. Inoltre, erano stati introdotti importanti strumenti per la sicurezza sul lavoro, come l’obbligo per le aziende di assumersi ogni onere di difesa legale in caso di aggressioni al personale”.

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