Ancora un’altra accusa per Puff Daddy, rinchiuso nel carcere di Brooklyn, in attesa del processo al via dal 5 maggio per reati sessuali, racket e traffico sessuale. In queste settimane il produttore si è dichiarato non colpevole. Sono state depositate le carte di una nuova denuncia al distretto di New York e People ha pubblicato alcune informazioni riguardanti questo nuovo caso di violenza. La protagonista di questa storia, il cui nome ovviamente non è stato reso pubblico, aveva 16 anni all’epoca dei fatti, era l’anno 2000, quando è rimasta vittima delle attenzioni morbose di Puff Daddy.
L’accusatrice all’epoca dei fatti viveva a Manhattan con i suoi genitori e ha lavorato come babysitter per quella che allora era la compagna di Puff Daddy. Poi l’incontro con il magnate della musica che si è presentato con altri due uomini “che apparentemente lavoravano per lui”. Daddy ha insistito affinché la ragazza accettasse un passaggio a casa, ma la risposta è sempre stata negativa. Fino a quando ha accettato il passaggio. In quel momento si è consumata l’orrenda aggressione.
Infatti la macchina non si è diretta verso casa della ragazza e lei stessa se n’è accorta e mentre era in stato di agitazione le è stato offerto un drink per “calmarla”. E dopo aver bevuto si è sentita “stordita” e “instabile”. Dopo che si è consumata la violenza è stata poi portata a casa e lasciata nell’atrio del suo condominio.
Intanto il diretto interessato continua a professarsi innocente attraverso i suoi avvocati: “Non importa quante cause legali vengano intentate, ciò non cambierà il fatto che il nostro assistito non ha mai aggredito sessualmente nessuno che sia uomo o donna, adulto o minore. Viviamo in un mondo dove chiunque può intentare una causa per qualsiasi motivo. Fortunatamente, esiste un processo giudiziario equo e imparziale per scoprire la verità e Puff Daddy è fiducioso che questa prevarrà in tribunale“.