I livelli di amianto sono superiori ai limiti di legge e la Rai anticipa il cronoprogramma di uscita dalla sede centrale di viale Mazzini 14 ed estende il regime di smart working per i dipendenti. La decisione è stata presa “in via del tutto precauzionale e a maggior tutela dei dipendenti presenti”, secondo quanto comunicato dalla stessa azienda in una nota, a seguito “dell’ultima comunicazione fatta pervenire da Asl Rm1 e dopo aver messo in atto tutte le procedure in merito alla sicurezza sui luoghi di lavoro e monitorando quotidianamente con le autorità competenti lo stato delle infrastrutture”. Da anni si parla del problema amianto nella sede della Rai, ma i riflettori si sono nuovamente accesi dopo la denuncia del giornalista Franco di Mare (morto lo scorso maggio) e di altri dipendenti ammalati di mesotelioma.

Ad accelerare l’uscita di parte dei dipendenti dalla sede storica della Rai, secondo quanto si apprende, la rilevazione di livelli di amianto superiori alla norma da parte della Asl a seguito dell’allagamento, dovuto a un guasto del riscaldamento centralizzato, del piano terra e del primo piano del palazzo del cavallo, avvenuto il 17 dicembre scorso. Ventiquattro giorni dopo – si legge in una nota stampa del 10 gennaio del sindacato nazionale autonomo telecomunicazioni e radiotelevisioni (Snater) – i rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza “sono stati convocati dalla Asl, alla presenza dell’Azienda, per un incontro in merito alle misurazioni sull’amianto, al piano terra nelle zone interessate dal guasto”. “Tali misurazioni hanno rilevato la presenza di fibre di amianto con valori (da 2,0 a 6,9 con picchi a 8,9 fibre/litro) ben al di sopra dei limiti consentiti dalla legge”, sottolinea il sindacato. Per questa ragione la Asl ha cambiato il suo giudizio da “neutro” a “preoccupante”: “Il guasto avvenuto – scrive Snater – ha fatto sì che fibre di amianto si siano disciolte nell’acqua e siano arrivate fino al piano terra dove si sono depositate anche sulla moquette e, dopo che l’acqua è evaporata, sono diventate un pericolo perché possono sollevarsi in aria ed essere respirate”. Notizie che hanno portato il sindacato dei tecnici Rai a chiedere all’azienda a “estendere immediatamente lo smart working tutti i giorni lavorativi fino a quando il palazzo non sarà lasciato per la ristrutturazione” come da “suggerimento della Asl”.

La decisione alla fine è arrivata. “L’azienda – si legge ancora nel comunicato Rai – anticipando il cronoprogramma di uscita dal palazzo già predisposto in base al piano immobiliare approvato e al previsto trasferimento nell’immobile locato in via Alessandro Severo per permettere la ristrutturazione di Viale Mazzini, ha deciso di procedere alla ricognizione di tutti gli spazi disponibili presso altri insediamenti aziendali per trasferire tutte le risorse dedicate alle attività essenziali che, per loro natura, non possono essere svolte in regime di smart working“. L’amministratore delegato Giampaolo Rossi ha comunicato oggi le decisioni al consiglio di amministrazione che tornerà a riunirsi il 29 gennaio in viale Mazzini.

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