Un cambio della guardia nei ranghi del clan di Camorra e un clamoroso abbassamento dell’età media tra i minori che commettono reati. È una rigenerazione mafiosa quella che sta colpendo Napoli. “Notiamo un cambio generazionale nell’ambito della criminalità organizzata. Diminuisce l’età dei minori che commettono reati e diminuisce l’età di soggetti ai vertici delle organizzazioni camorristiche”, ha raccontato Nicola Gratteri, procuratore capo del capoluogo campano, audito dalla Commissione Antimafia. C’è dunque un riscontro giudiziario alla scia di sangue tra giovanissimi che si allungata nella città del Vesuvio negli ultimi tempi. L’ultimo caso è quello del 18enne Arcangelo Correra, ammazzato con un colpo di pistola forse partito per sbaglio dalla mano di un coetaneo, mentre qualche giorno prima era toccato Santo Romano, ucciso da un 17enne a San Sebastiano al Vesuvio dopo una discussione. Di anni, invece, ne aveva appena 15 Emanuele Tufano assassinato a colpi di pistola dopo una lite. “C’è una grande disponibilità di armi, ormai è quasi una moda andare a scuola col coltello in tasca”, ha sottolineato Gratteri. “Se è una costante l’abbassamento dell’età di chi commette reati di camorra – ha aggiunto – c’è da pensare che le indagini possano essere fatte sempre dalla Procura Distrettuale Antimafia anziché dalla Procura dei minori, che non ha nemmeno la sala per le intercettazioni. Se in un’indagine ci sono 4-5 minori, quale è il senso di stralciare la posizione di questi ultimi? Se statisticamente sono coinvolti sempre più minori, sarebbe il caso per economia e sinergia far sì che l’intera indagine la faccia la Procura Distrettuale Antimafia”.
“La camorra è leader nel dark web” – A Palazzo San Macuto il capo dell’ufficio inquirente partenopeo ha anche espresso la sua opinione sul cosiddetto decreto Caivano, il provvedimento varato dal governo di per contrastare la criminalità giovanile. “Non è stato uno spot; anche io pensavo sarebbe stato uno spot poi sono stato più volte lì e a Caivano sono state fatte le cose concrete. Intanto quella palestra e piscina è stata ristrutturata ed è gestita dalla Polizia di Stato – ha detto – Nel Comune non c’era un assistente sociale e ora ci sono. Qualcosa è stato fatto, è ovvio che in Italia ci sono tante Caivano”. Sul fronte della criminalità organizzata, l’esperto magistrato ha spiegato di aver individuato “Tre livelli di camorra. Quella da strada capace di entrare in una piazza con un kalashnikov, uno guida e l’altro spara ad altezza uomo, per conquistare quella piazza. Poi una camorra molto forte nel mondo imprenditoria e una camorra leader nel mondo del dark web”, ha spiegato. “Non immaginavo, arrivando a Napoli, di trovare un così alto livello sul piano tecnologico e informatico. Ci sono soggetti in grado di comprare duemila chili di cocaina nel dark web. Su questa cosa dobbiamo cominciare a preoccuparci”, ha proseguito ancora Gratteri, investigatore esperto nel cyber crime, al quale ha dedicato numerosi saggi, tutti scritti con Antonio Nicaso. “Abbiamo bisogno di più personale specializzato e c’è bisogno anche di ingegneri informatici, perché la nuova frontiera delle mafie è nel dark web”, ha avvertito.
“Ridotti i fascicoli pendenti” – Seduto al fianco della presidente Chiara Colosimo, Gratteri ha fatto una sorta di relazione di quanto fatto fino a questo momento nella sua esperienza al vertice della procura di Napoli. “Sono arrivato il 20 febbraio 2023 e non sono stato accolto molto bene”, ha ricordato, riferendosi alle note polemiche diffuse dopo la sua nomina dalla Camera penale e da Magistratura democratica. “Da quando mi sono insediato a Napoli, grazie ad un lavoro che mi vede in ufficio dalle 8 del mattino alle 8 di sera, insieme ad un gruppo di colleghi bravi e motivati, le pendenze si sono ridotte 4.133 fascicoli. Abbiamo ottenuto 1.800 ordinanze di custodia cautelare. Ora sono pendenti all’ufficio gip 1.400 richieste di custodia cautelare, 1.085 delle quali per indagini di mafia. Per gli arresti, l’84% sono stati confermati dal Riesame. È vero, ci sono omicidi di giorno a Napoli, ma grazie ad un sistema di telecamere ancora non sufficiente, più della metà di questi casi sono stati risolti, con condanne o in fase di indagini preliminari. Questo, ma non ditelo al ministro Nordio, grazie anche a 684 intercettazioni in più“.
Le intercettazioni sono “un affare”- Sugli ascolti telefonici, il magistrato ha illustrato davanti ai commissari Antimafia alcuni numeri che smentiscono le tesi del guardasigilli. “Le intercettazioni costano 170 milioni di euro, nel bilancio dello Stato sono nulla. Però nessuno vi dice che ogni giorno, quando sentite che sono state arrestate 10-50 persone, quanto oro, banconote, orologi da collezioni vengono sequestrati. Io ho speso alla procura di Napoli 5 milioni in intercettazioni e ho fatto sequestri per quasi 600 milioni di euro“. Ecco perché, come spesso ripete Gratteri, “lo Stato ci guadagna. Poi il ministro dice che i mafiosi non parlano al telefono, ma non è vero: parlano eccome al telefono, basta saperli ascoltare”. Un altro punto sul quale il magistrato ha voluto rispondere a Nordio sono le intercettazioni a strascico. “S’intercetta un intero gruppo di persone, poi si trovano i reati? Ma questa è una fantasia e anche ammesso fosse vero, non avremmo neanche il tempo, manca la polizia giudiziaria per fare le trascrizioni. Non abbiamo tempo per sentire gente che non pensiamo commetta reati”, ha spiegato ai commissari. E a proposito di Nordio, Gratteri ha criticato anche un’altra parte della riforma: quella che riduce la possibilità di riportare il contenuto dell’ordinanza di custodia cautelare. “È un’involuzione democratica, penso che i cittadini hanno il diritto di sapere cosa accade su loro territorio. Ora i giornalisti che fanno cronaca non riescono più a fare questo mestiere”, ha sottolineato l’ex procuratore di Catanzaro, secondo il quale è “più tranquillizzante” pubblicare integralmente parti di ordinanze che “fare una sintesi” con il rischio di “fare errori” o scrivere “cose inesatte”.
La “fuga” dal ministero della Giustizia” – Poi Gratteri ha lanciato un’allerta relativa alle forze a disposizione della sua procura. “I dati positivi che vi ho comunicato l’anno prossimo non potrò raggiungerli. Il 29 novembre ho scritto al Csm evidenziando che a breve perderò sette magistrati. Ho parlato personalmente con alcuni componenti del Consiglio incontrati per caso, ho chiesto di essere sentito in commissione. Mi è stato detto che in tutta Italia è prevista una scopertura del 10%. Ma che ragionamenti sono? Napoli non può essere trattata come Macerata, Larino, Vasto. A Napoli c’è la terza guerra mondiale. Di cosa parliamo? Il Csm aveva deciso di non mandare altri magistrati a Napoli, ora forse ne arriveranno tre a fronte dei sette che andranno via. Così non riusciremo a fornire gli stessi dati che ho dato oggi”. La scopertura in organico colpisce soprattutto l’ufficio del giudice per le indagini preliminari. “L’ufficio Gip di Napoli – ha ricostruito Gratteri – ha un problema: ha una pianta organica di 45 magistrati, ma doveva essere di 52, perché il rapporto deve essere un gip ogni due pm. Ma al momento sono soltanto 39. La situazione è abbastanza grave, se pensiano che su 1400 richieste di custodia cautelare in 700 casi potrebbe esserci il pericolo di reiterazione del reato o di fuga. Sono reati di camorra, non bagatellari. Nel frattempo, però, si pensa di riaprire il tribunale di Bassano del Grappa“. Il capo dell’ufficio inquirente napoletano ha anche sottolineato una mancanza di dipendenti amministrativi in procura. “È aumentata la scopertura dei cancellieri del 22%. I dipendenti del ministero della Giustizia vengono pagati meno dei dipendenti dei comuni. Ecco perchè la gente scappa dal ministero della Giustizia, anche se ha superato i concorsi”.
“Il 4bis applicato in modo fantasioso” – L’audizione del procuratore di Napoli ha toccato anche il fronte della politica penitenziaria. “Io da 20 anni propongo la costruzione di quattro strutture per il 41bis, ora ne esiste una sola in Sardegna e una a Cagliari che non si riesce ad aprire e il perché è un mistero. Basterebbero quattro carceri costruite per il 41 bis“, ha detto il magistrato. Secondo Gratteri il regime speciale di carcere duro per detenuti mafiosi viene interpretato in “modo fantasioso“: “In questo momento il 41bis è spalmato su 11 carceri. Ogni direttore ha la sua interpretazione: oggi il 41bis è più uno slogan”, ha sostenuto. Su questo fronte, Colosimo ha annunciato l’impegno della sua Commissione. “È evidente che dobbiamo costruire un 41bis che sia uguale in ogni sede, ma noi lavoreremo anche sul 4bis e i permessi premio che è un altro di quei temi sui cui c’è molta preoccupazione da parte delle famiglie che vedono uscire magari chi ha ucciso un proprio caro”, ha detto la presidente dell’Antimafia. Sui benefici concessi ai mafiosi che non si sono mai pentiti, Il Fatto Quotidiano ha raccontato le reazioni dei familiari delle vittime di Cosa nostra.
Il problema dei cellulari in carcere – Nella parte finale della sua audizione, Gratteri ha poi contestato il fatto che molti detenuti di Camorra siano detenuti a Secondigliano, quindi vicini alla loro zona d’influenza. “Chiedete al dipartimento dell’Amministrazione penitenziaria perché tutti i capimafia sono a Secondigliano a farsi calare i telefonini con i droni e non almeno a cento chilometri da Napoli “. Quindi, ha spiegato quale sarebbe dal suo punto di vista la soluzione ai tanti telefonini che circolano tra i detenuti. “Un jammer costa 60mila euro – ha detto – Io ho detto di iniziare dalle carceri con l’alta sicurezza, come Secondigliano e Milano Opera, e di comprare questi jammer, metterli sul tetto così nel raggio di un chilometro non c’è segnale. E finisce il giochino di quelli che telefonano”. Una proposta che il magistrato ha detto di aver avanzato durante una riunione con l’allora procuratore nazionale Antimafia Federico Cafiero De Raho (ora componente della commissione di Palazzo San Macuto) e l’allora direttore del Dap, Francesco Basentini. “La risposta che mi ha dato l’allora direttore del Dap è che non possiamo mettere jammer, perché emette radiofrequenze che possono fare male alla salute, e poi la polizia penitenziaria come fa a comunicare? Io gli ho detto che la penitenziaria non ha il cellulare nella sezione, in ogni sezione c’è il telefono”.
Mafie
L’allarme di Gratteri in Antimafia: “A Napoli cala l’età dei minori che commettono reati e dei soggetti al vertice dei clan di Camorra”
Davanti alla Commissione presieduta da Colosimo l'audizione del procuratore della città campana, a quasi due anni dal suo insediamento: "Ho speso 5 milioni in intercettazioni e ho fatto sequestri per quasi 600 milioni di euro. Con gli ascolti lo Stato ci guadagna"
Un cambio della guardia nei ranghi del clan di Camorra e un clamoroso abbassamento dell’età media tra i minori che commettono reati. È una rigenerazione mafiosa quella che sta colpendo Napoli. “Notiamo un cambio generazionale nell’ambito della criminalità organizzata. Diminuisce l’età dei minori che commettono reati e diminuisce l’età di soggetti ai vertici delle organizzazioni camorristiche”, ha raccontato Nicola Gratteri, procuratore capo del capoluogo campano, audito dalla Commissione Antimafia. C’è dunque un riscontro giudiziario alla scia di sangue tra giovanissimi che si allungata nella città del Vesuvio negli ultimi tempi. L’ultimo caso è quello del 18enne Arcangelo Correra, ammazzato con un colpo di pistola forse partito per sbaglio dalla mano di un coetaneo, mentre qualche giorno prima era toccato Santo Romano, ucciso da un 17enne a San Sebastiano al Vesuvio dopo una discussione. Di anni, invece, ne aveva appena 15 Emanuele Tufano assassinato a colpi di pistola dopo una lite. “C’è una grande disponibilità di armi, ormai è quasi una moda andare a scuola col coltello in tasca”, ha sottolineato Gratteri. “Se è una costante l’abbassamento dell’età di chi commette reati di camorra – ha aggiunto – c’è da pensare che le indagini possano essere fatte sempre dalla Procura Distrettuale Antimafia anziché dalla Procura dei minori, che non ha nemmeno la sala per le intercettazioni. Se in un’indagine ci sono 4-5 minori, quale è il senso di stralciare la posizione di questi ultimi? Se statisticamente sono coinvolti sempre più minori, sarebbe il caso per economia e sinergia far sì che l’intera indagine la faccia la Procura Distrettuale Antimafia”.
“La camorra è leader nel dark web” – A Palazzo San Macuto il capo dell’ufficio inquirente partenopeo ha anche espresso la sua opinione sul cosiddetto decreto Caivano, il provvedimento varato dal governo di per contrastare la criminalità giovanile. “Non è stato uno spot; anche io pensavo sarebbe stato uno spot poi sono stato più volte lì e a Caivano sono state fatte le cose concrete. Intanto quella palestra e piscina è stata ristrutturata ed è gestita dalla Polizia di Stato – ha detto – Nel Comune non c’era un assistente sociale e ora ci sono. Qualcosa è stato fatto, è ovvio che in Italia ci sono tante Caivano”. Sul fronte della criminalità organizzata, l’esperto magistrato ha spiegato di aver individuato “Tre livelli di camorra. Quella da strada capace di entrare in una piazza con un kalashnikov, uno guida e l’altro spara ad altezza uomo, per conquistare quella piazza. Poi una camorra molto forte nel mondo imprenditoria e una camorra leader nel mondo del dark web”, ha spiegato. “Non immaginavo, arrivando a Napoli, di trovare un così alto livello sul piano tecnologico e informatico. Ci sono soggetti in grado di comprare duemila chili di cocaina nel dark web. Su questa cosa dobbiamo cominciare a preoccuparci”, ha proseguito ancora Gratteri, investigatore esperto nel cyber crime, al quale ha dedicato numerosi saggi, tutti scritti con Antonio Nicaso. “Abbiamo bisogno di più personale specializzato e c’è bisogno anche di ingegneri informatici, perché la nuova frontiera delle mafie è nel dark web”, ha avvertito.
“Ridotti i fascicoli pendenti” – Seduto al fianco della presidente Chiara Colosimo, Gratteri ha fatto una sorta di relazione di quanto fatto fino a questo momento nella sua esperienza al vertice della procura di Napoli. “Sono arrivato il 20 febbraio 2023 e non sono stato accolto molto bene”, ha ricordato, riferendosi alle note polemiche diffuse dopo la sua nomina dalla Camera penale e da Magistratura democratica. “Da quando mi sono insediato a Napoli, grazie ad un lavoro che mi vede in ufficio dalle 8 del mattino alle 8 di sera, insieme ad un gruppo di colleghi bravi e motivati, le pendenze si sono ridotte 4.133 fascicoli. Abbiamo ottenuto 1.800 ordinanze di custodia cautelare. Ora sono pendenti all’ufficio gip 1.400 richieste di custodia cautelare, 1.085 delle quali per indagini di mafia. Per gli arresti, l’84% sono stati confermati dal Riesame. È vero, ci sono omicidi di giorno a Napoli, ma grazie ad un sistema di telecamere ancora non sufficiente, più della metà di questi casi sono stati risolti, con condanne o in fase di indagini preliminari. Questo, ma non ditelo al ministro Nordio, grazie anche a 684 intercettazioni in più“.
Le intercettazioni sono “un affare”- Sugli ascolti telefonici, il magistrato ha illustrato davanti ai commissari Antimafia alcuni numeri che smentiscono le tesi del guardasigilli. “Le intercettazioni costano 170 milioni di euro, nel bilancio dello Stato sono nulla. Però nessuno vi dice che ogni giorno, quando sentite che sono state arrestate 10-50 persone, quanto oro, banconote, orologi da collezioni vengono sequestrati. Io ho speso alla procura di Napoli 5 milioni in intercettazioni e ho fatto sequestri per quasi 600 milioni di euro“. Ecco perché, come spesso ripete Gratteri, “lo Stato ci guadagna. Poi il ministro dice che i mafiosi non parlano al telefono, ma non è vero: parlano eccome al telefono, basta saperli ascoltare”. Un altro punto sul quale il magistrato ha voluto rispondere a Nordio sono le intercettazioni a strascico. “S’intercetta un intero gruppo di persone, poi si trovano i reati? Ma questa è una fantasia e anche ammesso fosse vero, non avremmo neanche il tempo, manca la polizia giudiziaria per fare le trascrizioni. Non abbiamo tempo per sentire gente che non pensiamo commetta reati”, ha spiegato ai commissari. E a proposito di Nordio, Gratteri ha criticato anche un’altra parte della riforma: quella che riduce la possibilità di riportare il contenuto dell’ordinanza di custodia cautelare. “È un’involuzione democratica, penso che i cittadini hanno il diritto di sapere cosa accade su loro territorio. Ora i giornalisti che fanno cronaca non riescono più a fare questo mestiere”, ha sottolineato l’ex procuratore di Catanzaro, secondo il quale è “più tranquillizzante” pubblicare integralmente parti di ordinanze che “fare una sintesi” con il rischio di “fare errori” o scrivere “cose inesatte”.
La “fuga” dal ministero della Giustizia” – Poi Gratteri ha lanciato un’allerta relativa alle forze a disposizione della sua procura. “I dati positivi che vi ho comunicato l’anno prossimo non potrò raggiungerli. Il 29 novembre ho scritto al Csm evidenziando che a breve perderò sette magistrati. Ho parlato personalmente con alcuni componenti del Consiglio incontrati per caso, ho chiesto di essere sentito in commissione. Mi è stato detto che in tutta Italia è prevista una scopertura del 10%. Ma che ragionamenti sono? Napoli non può essere trattata come Macerata, Larino, Vasto. A Napoli c’è la terza guerra mondiale. Di cosa parliamo? Il Csm aveva deciso di non mandare altri magistrati a Napoli, ora forse ne arriveranno tre a fronte dei sette che andranno via. Così non riusciremo a fornire gli stessi dati che ho dato oggi”. La scopertura in organico colpisce soprattutto l’ufficio del giudice per le indagini preliminari. “L’ufficio Gip di Napoli – ha ricostruito Gratteri – ha un problema: ha una pianta organica di 45 magistrati, ma doveva essere di 52, perché il rapporto deve essere un gip ogni due pm. Ma al momento sono soltanto 39. La situazione è abbastanza grave, se pensiano che su 1400 richieste di custodia cautelare in 700 casi potrebbe esserci il pericolo di reiterazione del reato o di fuga. Sono reati di camorra, non bagatellari. Nel frattempo, però, si pensa di riaprire il tribunale di Bassano del Grappa“. Il capo dell’ufficio inquirente napoletano ha anche sottolineato una mancanza di dipendenti amministrativi in procura. “È aumentata la scopertura dei cancellieri del 22%. I dipendenti del ministero della Giustizia vengono pagati meno dei dipendenti dei comuni. Ecco perchè la gente scappa dal ministero della Giustizia, anche se ha superato i concorsi”.
“Il 4bis applicato in modo fantasioso” – L’audizione del procuratore di Napoli ha toccato anche il fronte della politica penitenziaria. “Io da 20 anni propongo la costruzione di quattro strutture per il 41bis, ora ne esiste una sola in Sardegna e una a Cagliari che non si riesce ad aprire e il perché è un mistero. Basterebbero quattro carceri costruite per il 41 bis“, ha detto il magistrato. Secondo Gratteri il regime speciale di carcere duro per detenuti mafiosi viene interpretato in “modo fantasioso“: “In questo momento il 41bis è spalmato su 11 carceri. Ogni direttore ha la sua interpretazione: oggi il 41bis è più uno slogan”, ha sostenuto. Su questo fronte, Colosimo ha annunciato l’impegno della sua Commissione. “È evidente che dobbiamo costruire un 41bis che sia uguale in ogni sede, ma noi lavoreremo anche sul 4bis e i permessi premio che è un altro di quei temi sui cui c’è molta preoccupazione da parte delle famiglie che vedono uscire magari chi ha ucciso un proprio caro”, ha detto la presidente dell’Antimafia. Sui benefici concessi ai mafiosi che non si sono mai pentiti, Il Fatto Quotidiano ha raccontato le reazioni dei familiari delle vittime di Cosa nostra.
Il problema dei cellulari in carcere – Nella parte finale della sua audizione, Gratteri ha poi contestato il fatto che molti detenuti di Camorra siano detenuti a Secondigliano, quindi vicini alla loro zona d’influenza. “Chiedete al dipartimento dell’Amministrazione penitenziaria perché tutti i capimafia sono a Secondigliano a farsi calare i telefonini con i droni e non almeno a cento chilometri da Napoli “. Quindi, ha spiegato quale sarebbe dal suo punto di vista la soluzione ai tanti telefonini che circolano tra i detenuti. “Un jammer costa 60mila euro – ha detto – Io ho detto di iniziare dalle carceri con l’alta sicurezza, come Secondigliano e Milano Opera, e di comprare questi jammer, metterli sul tetto così nel raggio di un chilometro non c’è segnale. E finisce il giochino di quelli che telefonano”. Una proposta che il magistrato ha detto di aver avanzato durante una riunione con l’allora procuratore nazionale Antimafia Federico Cafiero De Raho (ora componente della commissione di Palazzo San Macuto) e l’allora direttore del Dap, Francesco Basentini. “La risposta che mi ha dato l’allora direttore del Dap è che non possiamo mettere jammer, perché emette radiofrequenze che possono fare male alla salute, e poi la polizia penitenziaria come fa a comunicare? Io gli ho detto che la penitenziaria non ha il cellulare nella sezione, in ogni sezione c’è il telefono”.
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Washington, 25 gen. (Adnkronos/Afp) - l Senato degli Stati Uniti ha confermato di misura l'ex conduttore di Fox News Pete Hegseth come capo del Pentagono, nonostante le accuse di abuso di alcol, molestie sessuali e altri timori sulla sua capacità di guidare l'esercito più potente del mondo. Tre senatori repubblicani hanno votato contro la scelta di Donald Trump come segretario della Difesa, con un pareggio 50-50 che ha costretto JD Vance a esprimere il voto decisivo. Il risultato ha evidenziato le preoccupazioni su Hegseth, che assumerà la guida del Pentagono mentre la guerra infuria in Ucraina, il Medio Oriente è instabile nonostante i cessate il fuoco in Libano e a Gaza e Trump sta ampliando il ruolo dell'esercito nella sicurezza al confine tra Stati Uniti e Messico.
Poco dopo la sua conferma, Trump ha scritto sulla sua piattaforma Social Truth: "Congratulazioni a Pete Hegseth. Sarà un grande Segretario della Difesa!"
Palermo, 24 gen. (Adnkronos) - Il Comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza di Palermo presieduto dal prefetto Massimo Mariani ha disposto oggi di assegnare una scorta all'inviato di Repubblica Salvo Palazzolo, oggetto di minacce per le sue inchieste sui boss scarcerati. Nei giorni scorsi al giornalista era stato comunicato dalla Squadra mobile di essere oggetto di "gravi ostilita'" emerse nel corso di alcune indagini.
Roma, 24 gen. (Adnkronos) - "Meloni si dice coerente su tutto, ma è la campionessa mondiale di incoerenza". Lo dice Matteo Renzi in diretta su Instagram.
Roma, 24 gen. (Adnkronos) - "L'atteggiamento di Giorgia Meloni in questi giorni è insopportabile. A dicembre 2024 Meloni va ad Atreju e dice che i centri migranti funzioneranno, perchè bisogna sconfiggere la mafia dei trafficanti di migranti. E cosa accade ora? Accade che la scorsa settimana uno di quei criminali, che la Corte Penale Internazionale definisce trafficante e torturatore, viene arrestato dai poliziotti e la Meloni lo libera, con un volo di Stato, a spese nostre". Così Matteo Renzi in una diretta su Instagram.
Roma, 24 gen. (Adnkronos) - "Se il governo abbassa le tasse, io sono contento. Ma quando hai un livello di ipocrisia come quello che abbiamo visto, mi arrabbio e lo dico. C'è un governo indecente con un sottosegretario alla Giustizia condannato, un ministro dei Trasporti che va benino sulle dirette di Tik Tok, ma non nella gestione dei trasporti". Lo dice Matteo Renzi in diretta su Instagram. "Se vogliono cacciare la Santanchè perchè rinviata a giudizio, allora devono mandare a casa anche Delmastro che è rinviato a giudizio. Meloni ha due pesi e due misure".
Roma, 24 gen. (Adnkronos) - Uniti si vince. Anzi, no. Divisi si vince. Dario Franceschini dal suo nuovo ufficio ex-officina, spariglia. "I partiti che formano la possibile alternativa alla destra sono diversi e lo resteranno. È inutile fingere che si possa fare un’operazione come fu quella dell’Ulivo. L’Ulivo non tornerà". E allora meglio andare "al voto ognuno per conto suo, valorizzando le proprie proposte e l’aspetto proporzionale della legge elettorale" e sul terzo dei seggi assegnati con l'uninomiale "è sufficiente stringere un accordo", la proposta di Franceschini. Che si rivolge pure a Forza Italia: "Ha il biglietto della lotteria in tasca, ma non lo sa", con il proporzionale "sarebbe arbitra dei governi per i prossimi vent’anni".
"Volpone...", commenta Matteo Renzi. Carlo Calenda condivide l'analisi sul marciare divisi, Angelo Bonelli la boccia mentre dal Movimento 5 Stelle si fa sapere che l'intervista all'ex-ministro del Conte II è stata letta "con attenzione", vista come "prospettiva compatibile con le richieste della nostra comunità", quindi un’opzione su cui "è possibile un confronto". Nel Pd ha infiammato le chat ma la reazione ai attesta tra lo stupore e il silenzio, al momento. A partire dalla segretaria. Plasticamente impegnata in quanto di più lontano da riflessioni di alchimia politica, posta sui social le foto dell'incontro oggi a Porto Marghera con i lavoratori del petrolchimico, settore in allarme. "Eni sta dismettendo la chimica di base in Italia con l’assenso del governo Meloni, che resta a guardare. Grazie a questi lavoratori per l’incontro, il Pd è al loro fianco", scrive Schlein su Instagram.
Tuttavia, si riferisce, che stamattina ci sarebbero state interlocuzioni con Franceschini sull'intervista. E l'ex-ministro avrebbe rassicurato sulle sue buone intenzioni. Quel "marciare divisi" non andrebbe letto come una sconfessione della "testardamente unitaria" Schlein. Il senso dell'operazione sarebbe quello di dare un fermo, uno stop al dibattito che si sta alimentando nelle ultime settimane - giudicato inutile e maliziosamente dannoso - sul federatore, sulla coalizione e anche su un ipotetico partito dei cattolici. Una forza moderata sarebbe utile ma, sottolinea Franceschini, "noi cattolici democratici, non possiamo che restare in una forza progressista come ci hanno insegnato Zaccagnini e Granelli". E quindi un assist alla segretaria, si assicura.
Detto questo, non a pochi nel Pd, la proposta del "marciare divisi" è apparsa quanto meno eccentrica di fronte a una coalizione di centrodestra guidata da una leader, almeno al momento, molto forte. "Lei parla con Trump e noi ci presentiamo al voto divisi, a darci addosso l'un l'altro?". E comunque ancor più prosaicamente c'è chi fa notare come "senza alleanze, con questa legge elettorale, hai automaticamente perso". E' la matematica e il voto del 2022 docet. Riflessioni che restano riservate. "Nessuno vuol ribattere a un dirigente storico del Pd".
Anche il passaggio su Forza Italia sembra un po' fuori sincrono. Certo, osserva Matteo Renzi, "se Forza Italia accettasse di avere il sistema proporzionale governerebbe per anni perché si entrerebbe in un sistema in cui si creerebbero le maggioranze in Parlamento". Ma che gli azzurri si sfilino dal centrodestra, non sembra alle viste. Franceschini "prova a sedurre con una danza del ventre evocando il proporzionale puro", dice Alessandro Sorte, ma "Forza Italia è" già "l'unico vero centro e oggi ha un ruolo fondamentale".
Per Bonelli la proposta dell'ex-ministro non convince: "Non sarà l'Ulivo, non sarà il programma di 300 pagine dell'Unione, ma un minimo comun denominatore con cui presentarsi alle elezioni e battere la destra serve. E' quello che abbiamo fatto alle regionali in Sardegna, Umbria, Emilia. E quello su cui lavoreremo per le prossime regionali che ci attendono. Perché lo stesso schema non deve valere per le politiche?". Nel Pd a parlare in chiaro, in Tv, è Debora Serracchiani secondo cui l'ipotesi di Franceschini è "da valutare" e "credo abbia detto una cosa saggia: rafforzare il Pd, pensare alle cose concrete. La segretaria su questo sta dando veramente una linea importante. Invece di costruire a tavolino delle alleanze, cerchiamo di metterci insieme sui temi che ci tengono uniti".
Roma, 24 gen. (Adnkronos) - Uniti si vince. Anzi, no. Divisi si vince. Dario Franceschini dal suo nuovo ufficio ex-officina, spariglia. "I partiti che formano la possibile alternativa alla destra sono diversi e lo resteranno. È inutile fingere che si possa fare un’operazione come fu quella dell’Ulivo. L’Ulivo non tornerà". E allora meglio andare "al voto ognuno per conto suo, valorizzando le proprie proposte e l’aspetto proporzionale della legge elettorale" e sul terzo dei seggi assegnati con l'uninomiale "è sufficiente stringere un accordo", la proposta di Franceschini. Che si rivolge pure a Forza Italia: "Ha il biglietto della lotteria in tasca, ma non lo sa", con il proporzionale "sarebbe arbitra dei governi per i prossimi vent’anni".
"Volpone...", commenta Matteo Renzi. Carlo Calenda condivide l'analisi sul marciare divisi, Angelo Bonelli la boccia mentre dal Movimento 5 Stelle si fa sapere che l'intervista all'ex-ministro del Conte II è stata letta "con attenzione". Nel Pd ha infiammato le chat ma la reazione ai attesta tra lo stupore e il silenzio, al momento. A partire dalla segretaria. Plasticamente impegnata in quanto di più lontano da riflessioni di alchimia politica, posta sui social le foto dell'incontro oggi a Porto Marghera con i lavoratori del petrolchimico, settore in allarme. "Eni sta dismettendo la chimica di base in Italia con l’assenso del governo Meloni, che resta a guardare. Grazie a questi lavoratori per l’incontro, il Pd è al loro fianco", scrive Schlein su Instagram.
Tuttavia, si riferisce, che stamattina ci sarebbero state interlocuzioni con Franceschini sull'intervista. E l'ex-ministro avrebbe rassicurato sulle sue buone intenzioni. Quel "marciare divisi" non andrebbe letto come una sconfessione della "testardamente unitaria" Schlein. Il senso dell'operazione sarebbe quello di dare un fermo, uno stop al dibattito che si sta alimentando nelle ultime settimane - giudicato inutile e maliziosamente dannoso - sul federatore, sulla coalizione e anche su un ipotetico partito dei cattolici. Una forza moderata sarebbe utile ma, sottolinea Franceschini, "noi cattolici democratici, non possiamo che restare in una forza progressista come ci hanno insegnato Zaccagnini e Granelli". E quindi un assist alla segretaria, si assicura.
Detto questo, non a pochi nel Pd, la proposta del "marciare divisi" è apparsa quanto meno eccentrica di fronte a una coalizione di centrodestra guidata da una leader, almeno al momento, molto forte. "Lei parla con Trump e noi ci presentiamo al voto divisi, a darci addosso l'un l'altro?". E comunque ancor più prosaicamente c'è chi fa notare come "senza alleanze, con questa legge elettorale, hai automaticamente perso". E' la matematica e il voto del 2022 docet. Riflessioni che restano riservate. "Nessuno vuol ribattere a un dirigente storico del Pd".
Anche il passaggio su Forza Italia sembra un po' fuori sincrono. Certo, osserva Matteo Renzi, "se Forza Italia accettasse di avere il sistema proporzionale governerebbe per anni perché si entrerebbe in un sistema in cui si creerebbero le maggioranze in Parlamento". Ma che gli azzurri si sfilino dal centrodestra, non sembra alle viste. Franceschini "prova a sedurre con una danza del ventre evocando il proporzionale puro", dice Alessandro Sorte, ma "Forza Italia è" già "l'unico vero centro e oggi ha un ruolo fondamentale".
Per Bonelli la proposta dell'ex-ministro non convince: "Non sarà l'Ulivo, non sarà il programma di 300 pagine dell'Unione, ma un minimo comun denominatore con cui presentarsi alle elezioni e battere la destra serve. E' quello che abbiamo fatto alle regionali in Sardegna, Umbria, Emilia. E quello su cui lavoreremo per le prossime regionali che ci attendono. Perché lo stesso schema non deve valere per le politiche?". Nel Pd a parlare in chiaro, in Tv, è Debora Serracchiani secondo cui l'ipotesi di Franceschini è "da valutare" e "credo abbia detto una cosa saggia: rafforzare il Pd, pensare alle cose concrete. La segretaria su questo sta dando veramente una linea importante. Invece di costruire a tavolino delle alleanze, cerchiamo di metterci insieme sui temi che ci tengono uniti".