È l’oligarchia la vera, grande minaccia alla democrazia, contro cui Joe Biden mette in guardia nell’ultimo discorso della sua presidenza e della sua carriera politica. Parlando all’America dallo Studio Ovale, in prime time TV, Biden ha detto che “oggi, in America, sta prendendo forma un’oligarchia di estrema ricchezza, potere e influenza che mette in pericolo l’intera democrazia, i nostri diritti, le nostre libertà fondamentali e una giusta possibilità di avanzamento per tutti”. Il presidente uscente non fa i nomi ma è chiaro contro chi lancia quest’ultimo appello. Donald Trump, Elon Musk, il gruppo di miliardari che sta per arrivare al governo possono corrompere le basi stesse della democrazia e dell’esperimento americano.
Non è stato un discorso d’addio felice, pacificato, quello di Joe Biden. È stato il discorso di un uomo amareggiato, che sente di essere stato estromesso ingiustamente dal potere. È stato il discorso di un politico anziano, che vede crollare attorno a sé il mondo e gli ideali che ha conosciuto per quasi sessant’anni. Biden ha trascorso gli ultimi sei mesi cercando di promuovere i risultati della sua amministrazione in tema di politica estera, economia, diritti. Per il suo addio all’America – una tradizione che ogni presidente USA ha rispettato a partire da George Washington – ha scelto toni molto più cupi e allarmati. La libera stampa è minacciata da un’onda crescente di disinformazione, ha detto Biden. Il complesso “tecnologico-industriale” corrode la verità. La possibilità di sottoporre a verifica l’azione di un presidente appare sempre più debole. E “forze potenti vogliono esercitare la loro influenza incontrollata ed eliminare i passi che abbiamo intrapreso per affrontare la crisi climatica, solo per servire i loro interessi di potere e profitto”. Insomma, è il futuro di tutti, “ma soprattutto dei nostri figli e nipoti”, a essere a rischio.
Alcuni osservatori hanno sottolineato le analogie tra le parole di Biden e quelle pronunciate contro il “complesso militare-industriale” da un altro presidente, Dwight D. Eisenhower, nel suo discorso di addio del 1961, in un altro periodo dunque di forte instabilità e cambiamenti. Se allora ciò che minacciava di destabilizzare il mondo era la folle corsa agli armamenti, oggi è “l’erosione della verità” di social media non controllati e intelligenza artificiale ad aprire la strada agli abusi dei potenti. “Il nostro sistema di separazione dei poteri, controlli ed equilibri, potrebbe non essere perfetto”, ha detto Biden, “ma ha mantenuto la nostra democrazia per quasi 250 anni, più a lungo di qualsiasi altra nazione nella storia che abbia mai tentato un esperimento così audace”. Proprio per limitare abusi e sopraffazione, il presidente uscente ha quindi chiesto modifiche alla Costituzione degli Stati Uniti, “per chiarire che nessun presidente, nessun presidente è esonerato per i crimini che commette mentre è in carica”. Necessario quindi rivedere la recente sentenza della Corte Suprema che concede al presidente un’immunità pressoché totale per le azioni compiute mentre è in carica. Necessario proibire ai membri del Congresso di negoziare azioni. Necessario porre limiti di mandato, e una serie di norme etiche, per i giudici della Corte Suprema. Necessario, insomma, tagliare il nodo tra politica, denaro, potere della tecnologia, che sta strangolando la democrazia americana e i suoi cittadini.
Nelle ultime settimane, Biden è apparso piuttosto deciso nel rivendicare ciò che ha fatto in questi quattro anni alla Casa Bianca. Ha tenuto un discorso di politica estera, in cui ha spiegato di aver mantenuto la dignità e l’influenza degli Stati Uniti nel mondo. Ha detto di essere ancora convinto delle sue possibilità di battere Donald Trump alle elezioni dello scorso novembre. E a chi gli ha chiesto che cosa farà, a partire dal 20 gennaio, ha risposto scherzosamente: “Non sparirò dalla vostra vista e dalle vostre teste”. Il discorso di mercoledì sera è apparso meno determinato, meno ottimista. A un certo punto, Biden è sembrato riconoscere che molte delle sue politiche sono risultate impopolari. “Ci vorrà del tempo per sentire appieno l’impatto di tutto ciò che abbiamo fatto insieme”, ha detto. “Ma i semi sono piantati, cresceranno e fioriranno per decenni a venire”. Poco prima del discorso d’addio, Biden aveva annunciato il raggiungimento dell’intesa per il cessate il fuoco tra Hamas e Israele. Un risultato positivo, che il presidente ha interamente attribuito a sé e al proprio team, “che lo ha sviluppato e negoziato” – risposta implicita a Trump, che ha cercato di appropriarsi politicamente dell’accordo, dando per primo la notizia della “prossima liberazione degli ostaggi”.
Il cessate il fuoco a Gaza è ciò che Biden consegna in extremis all’America e al mondo, nella speranza che la sua eredità non venga infangata dagli oltre 40mila morti della Striscia – “il presidente del genocidio”, lo chiama chi negli Stati Uniti ha contestato le sue politiche verso Israele e i palestinesi. È comunque vero che il viaggio del “bambino balbuziente” di Scranton, Pennsylvania – come si è definito – verso la carica più alta del paese, si conclude su una nota di incertezza, di dubbio angosciato. Quando, alla fine del discorso, Joe Biden ha chiamato davanti alle telecamere la moglie Jill, il figlio Hunter, la famiglia, “gli amori della mia vita e la vita del mio amore”, i suoi accenti sono stati ancora una volta di allarme. “Ora tocca a voi fare la guardia. Che possiate essere i custodi della fiamma. Che possiate mantenere la fede”.
Mondo
Il cupo discorso di addio di Biden: “L’oligarchia minaccia la nostra democrazia. Forze potenti contro la lotta alla crisi climatica”
Quello del presidente uscente è stato il discorso di un uomo amareggiato, che sente di essere stato estromesso ingiustamente dal potere. Di un politico anziano, che vede crollare attorno a sé il mondo e gli ideali che ha conosciuto per quasi sessant’anni
È l’oligarchia la vera, grande minaccia alla democrazia, contro cui Joe Biden mette in guardia nell’ultimo discorso della sua presidenza e della sua carriera politica. Parlando all’America dallo Studio Ovale, in prime time TV, Biden ha detto che “oggi, in America, sta prendendo forma un’oligarchia di estrema ricchezza, potere e influenza che mette in pericolo l’intera democrazia, i nostri diritti, le nostre libertà fondamentali e una giusta possibilità di avanzamento per tutti”. Il presidente uscente non fa i nomi ma è chiaro contro chi lancia quest’ultimo appello. Donald Trump, Elon Musk, il gruppo di miliardari che sta per arrivare al governo possono corrompere le basi stesse della democrazia e dell’esperimento americano.
Non è stato un discorso d’addio felice, pacificato, quello di Joe Biden. È stato il discorso di un uomo amareggiato, che sente di essere stato estromesso ingiustamente dal potere. È stato il discorso di un politico anziano, che vede crollare attorno a sé il mondo e gli ideali che ha conosciuto per quasi sessant’anni. Biden ha trascorso gli ultimi sei mesi cercando di promuovere i risultati della sua amministrazione in tema di politica estera, economia, diritti. Per il suo addio all’America – una tradizione che ogni presidente USA ha rispettato a partire da George Washington – ha scelto toni molto più cupi e allarmati. La libera stampa è minacciata da un’onda crescente di disinformazione, ha detto Biden. Il complesso “tecnologico-industriale” corrode la verità. La possibilità di sottoporre a verifica l’azione di un presidente appare sempre più debole. E “forze potenti vogliono esercitare la loro influenza incontrollata ed eliminare i passi che abbiamo intrapreso per affrontare la crisi climatica, solo per servire i loro interessi di potere e profitto”. Insomma, è il futuro di tutti, “ma soprattutto dei nostri figli e nipoti”, a essere a rischio.
Alcuni osservatori hanno sottolineato le analogie tra le parole di Biden e quelle pronunciate contro il “complesso militare-industriale” da un altro presidente, Dwight D. Eisenhower, nel suo discorso di addio del 1961, in un altro periodo dunque di forte instabilità e cambiamenti. Se allora ciò che minacciava di destabilizzare il mondo era la folle corsa agli armamenti, oggi è “l’erosione della verità” di social media non controllati e intelligenza artificiale ad aprire la strada agli abusi dei potenti. “Il nostro sistema di separazione dei poteri, controlli ed equilibri, potrebbe non essere perfetto”, ha detto Biden, “ma ha mantenuto la nostra democrazia per quasi 250 anni, più a lungo di qualsiasi altra nazione nella storia che abbia mai tentato un esperimento così audace”. Proprio per limitare abusi e sopraffazione, il presidente uscente ha quindi chiesto modifiche alla Costituzione degli Stati Uniti, “per chiarire che nessun presidente, nessun presidente è esonerato per i crimini che commette mentre è in carica”. Necessario quindi rivedere la recente sentenza della Corte Suprema che concede al presidente un’immunità pressoché totale per le azioni compiute mentre è in carica. Necessario proibire ai membri del Congresso di negoziare azioni. Necessario porre limiti di mandato, e una serie di norme etiche, per i giudici della Corte Suprema. Necessario, insomma, tagliare il nodo tra politica, denaro, potere della tecnologia, che sta strangolando la democrazia americana e i suoi cittadini.
Nelle ultime settimane, Biden è apparso piuttosto deciso nel rivendicare ciò che ha fatto in questi quattro anni alla Casa Bianca. Ha tenuto un discorso di politica estera, in cui ha spiegato di aver mantenuto la dignità e l’influenza degli Stati Uniti nel mondo. Ha detto di essere ancora convinto delle sue possibilità di battere Donald Trump alle elezioni dello scorso novembre. E a chi gli ha chiesto che cosa farà, a partire dal 20 gennaio, ha risposto scherzosamente: “Non sparirò dalla vostra vista e dalle vostre teste”. Il discorso di mercoledì sera è apparso meno determinato, meno ottimista. A un certo punto, Biden è sembrato riconoscere che molte delle sue politiche sono risultate impopolari. “Ci vorrà del tempo per sentire appieno l’impatto di tutto ciò che abbiamo fatto insieme”, ha detto. “Ma i semi sono piantati, cresceranno e fioriranno per decenni a venire”. Poco prima del discorso d’addio, Biden aveva annunciato il raggiungimento dell’intesa per il cessate il fuoco tra Hamas e Israele. Un risultato positivo, che il presidente ha interamente attribuito a sé e al proprio team, “che lo ha sviluppato e negoziato” – risposta implicita a Trump, che ha cercato di appropriarsi politicamente dell’accordo, dando per primo la notizia della “prossima liberazione degli ostaggi”.
Il cessate il fuoco a Gaza è ciò che Biden consegna in extremis all’America e al mondo, nella speranza che la sua eredità non venga infangata dagli oltre 40mila morti della Striscia – “il presidente del genocidio”, lo chiama chi negli Stati Uniti ha contestato le sue politiche verso Israele e i palestinesi. È comunque vero che il viaggio del “bambino balbuziente” di Scranton, Pennsylvania – come si è definito – verso la carica più alta del paese, si conclude su una nota di incertezza, di dubbio angosciato. Quando, alla fine del discorso, Joe Biden ha chiamato davanti alle telecamere la moglie Jill, il figlio Hunter, la famiglia, “gli amori della mia vita e la vita del mio amore”, i suoi accenti sono stati ancora una volta di allarme. “Ora tocca a voi fare la guardia. Che possiate essere i custodi della fiamma. Che possiate mantenere la fede”.
TRUMP POWER
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“Elon Musk è intervenuto direttamente per permettere il rilascio di Cecilia Sala”
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Roma, 28 gen. (Adnkronos) - Siparietto alla Camera durante l'intervento della deputata di Italia viva Maria Elena Boschi, che insieme ad altri rappresentanti dei Gruppi di opposizione sta chiedendo un'informativa del ministro dell'Interno. Il microfono non funziona e l'ex ministra è costretta a spostarsi dal suo scranno e a cambiare vari posti, anche perché sembra che il malfunzionamento riguardi tutta la fila. "Così arrivo a Forza Italia, non so se è l'obiettivo, sto andando verso Forza Italia, è il prossimo step", scherza Boschi quando riesce a trovare un microfono funzionante. "Forse è il destino, che le debbo dire, sarà il fato", replica Giorgio Mulè, deputato azzurro che in qualità di vicepresidente in quel momento presiede l'Aula.
Palermo, 28 gen. (Adnkronos) - "Bisogna trovare le migliori soluzioni per contemperare le esigenze delle imprese e quelle della sicurezza dei locali pubblici. L’aspetto positivo è che le sollecitazioni avanzate anche da Palermo dalla nostra categoria sui temi della sicurezza non sono cadute nel vuoto e c’è la volontà di adottare interventi migliorativi. Così com’è, però, il decreto impone oneri e responsabilità sull’ordine pubblico che non possono competere ai pubblici esercenti”. Antonio Cottone, presidente di Fipe Confcommercio Palermo, commenta così il Decreto sicurezza adottato dal Viminale e già pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale, che prevede alcuni adempimenti a carico dei locali pubblici (compresi bar, discoteche, sale giochi e luoghi di spettacolo) come ad esempio l’installazione di sofisticati sistemi di videosorveglianza, l’adeguata illuminazione dell’area circostante, l’obbligo di identificazione dei minori, la designazione di un referente per la sicurezza del locale o la pubblicazione all’interno del locale di un “codice di condotta” che dovrà essere seguito dagli avventori.
“Già da tempo - osserva Cottone - abbiamo fatto sforzi, anche economici, per aumentare i livelli di sicurezza all’interno dei nostri locali ma non è possibile ribaltare sugli esercenti l’onere di alcune azioni che devono necessariamente essere garantite dalle forze dell’ordine. Se si verifica, ad esempio, una rissa all’esterno del locale non abbiamo certo gli strumenti per intervenire. E non siamo nemmeno nelle condizioni di imporre ai nostri clienti la lettura e l’osservanza del codice di condotta dell’avventore modello”.
Nelle ultime ore il Viminale ha chiarito che l’adesione alle linee guida previste nel decreto sicurezza è su base volontaria. “Una precisazione - conclude Cottone - che va accolta con soddisfazione ma noi ci auguriamo che un approfondito confronto con le associazioni di categoria, già sollecitato con successo dai vertici nazionali di Fipe Confcommercio, porti a un miglioramento dei livelli di sicurezza e a una sempre più proficua collaborazione con le Forze dell’Ordine che da parte nostra non è mai mancata e mai mancherà, a garanzia della migliore sicurezza dei titolari dei locali pubblici, dei loro clienti e della città tutta”.
Washington, 28 gen. (Adnkronos/Afp) - "L'implacabile assalto all'Unrwa sta danneggiando le vite e il futuro dei palestinesi in tutto il territorio palestinese occupato. Sta erodendo la loro fiducia nella comunità internazionale, mettendo a repentaglio qualsiasi prospettiva di pace e sicurezza". Lo ha detto il capo dell'Agenzia Philippe Lazzarini parlando, durante una riunione del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, della decisione di Israele di interrompere ogni contatto con la sua organizzazione.
Washington, 28 gen. (Adnkronos/Afp) - Israele cesserà ogni contatto con l'agenzia di soccorso palestinese delle Nazioni Unite (Unrwa) e con qualsiasi altro organismo che agisca per suo conto. Lo ha affermato l'inviato di Israele all'Onu, dopo aver ripetutamente accusato l'organizzazione di minare la sua sicurezza.
"Israele interromperà ogni collaborazione, comunicazione e contatto con l'Unrwa o chiunque agisca per suo conto", ha affermato Danny Danon prima di una riunione del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite sulla questione.
Roma, 28 gen. (Adnkronos) - Con 192 voti a favore e 41 contrari la Camera ha approvato in via definitiva il decreto legge che prevede la proroga fino alla fine di quest'anno dell'autorizzazione alla cessione di mezzi, materiali ed equipaggiamenti militari in favore dell'Ucraina.
Gaza, 28 gen. (Adnkronos) - Un'ambulanza della Mezzaluna Rossa Palestinese è stata colpita dal fuoco dei cecchini israeliani nella zona di Tal as-Sultan, a ovest di Rafah, nella striscia di Gaza meridionale. Lo ha reso noto la stessa organizzazione sanitaria, pubblicando un video su X che mostra quello che sembra un foro di proiettile sulla fiancata di un mezzo di soccorso.
Tel Aviv, 28 gen. (Adnkronos) - L'esercito israeliano rimarrà nella zona di sicurezza dl lato siriano del monte Hermon per "un periodo di tempo illimitato per garantire la sicurezza dei residenti di Israele". Lo ha detto il ministro israeliano della Difesa Israel Katz.
"Non permetteremo a forze ostili di stabilirsi nella zona di sicurezza della Siria meridionale", ha dichiarato il ministro. "E non dipenderemo da altri per la nostra difesa, qui e in qualsiasi altro posto", ha affermato, aggiungendo che saranno stabiliti legami con le comunità vicine, in particolare con la popolazione drusa della zona.