Roma, 30 gen. (Adnkronos/Labitalia) - Nell’ambito delle iniziative per la Giornata della Memoria 2025 per ricordare il dramma dello sterminio e delle persecuzioni nei confronti del popolo ebraico, si è oggi celebrato presso la sala degli Svizzeri di Villa Mondragone, in Monte Porzio Catone, l’evento 'Villa Mondragone house of life', per il decennale dal riconoscimento a Villa Mondragone del titolo di 'House of life' da parte della International Raoul Wallenberg Foundation.
A rappresentare Roma Tor Vergata Nathan Levialdi Ghiron, rettore, Lucia Ceci, direttrice del dipartimento di Storia, Patrimonio culturale, Formazione e Società, Claudia Gina Hassan, direttrice del Master in Studi sulla Shoah e sulla Memoria, Massimo Pulcini, sindaco di Monteporzio Catone e Francesca Sbardella, sindaca di Frascati. A introdurre e coordinare il tutto Tommaso Caliò, direttore del Centro romano di studi sull’ebraismo (Cerse) e associato di Storia del cristianesimo al dipartimento di Storia, patrimonio culturale, formazione e società dell’ateneo.
Nel 2015 fu conferita la targa per ricordare il ruolo del rettore del Nobile collegio gesuitico, padre Raffaele de Ghantuz Cubbe, dichiarato 'giusto tra le nazioni', insieme ad altri docenti della scuola nella protezione di alcuni bambini ebrei perseguitati durante la Seconda Guerra Mondiale. Si trattava di Graziano Sonnino, che allora aveva 9 anni, suo fratello Mario, di 11, e suo cugino Marco Pavoncello, anche lui di 9 anni. A questi, va aggiunta la storia del piccolo Florian Hettner, anche lui rifugiato nella struttura assieme al padre Roland, pittore espressionista tedesco costretto a fuggire dalla Germania dopo l’avvento del nazismo, con sua moglie Marfried Salomon, di origine ebraica.
Clelia Bonaiuto e Luca Hettner, figli di Florian, insieme agli ex alunni del Nobile Collegio di Villa Mondragone Marco Pavoncello e Graziano Sonnino, hanno partecipato all’evento commemorativo. Ai presenti il rettore Leviald Ghiron si rivolge dicendo: “Con profonda emozione voglio rivolgere un saluto ai signori Marco Pavoncello e Graziano Sannino, due bambini salvati in quegli anni drammatici. Con la stessa commozione saluto i familiari di Florian Hettner. Villa Mondragone ha rappresentato per voi un rifugio sicuro in un periodo oscuro della storia. Oggi la vostra storia non è soltanto un ricordo vivente di quel coraggio e di quella solidarietà che permisero di salvarvi, ma anche un messaggio che anche nei momenti più bui la luce dell’umanità può brillare attraverso le azioni di pochi uomini e donne giusti, come Padre Cubbe e coloro che aiutarono”.
La storia della loro presenza a Mondragone, di cui erano perse le tracce, è stata raccontata da chi l’ha ricostruita maniera dettagliata: Valentina Viotti, studentessa della laurea magistrale in Scienze della storia e del documento dell’Università di Roma Tor Vergata, grazie alla fattiva collaborazione degli eredi di Florian Hettner.
“La ricerca - spiega Viotti - è finalizzata a colmare un vuoto documentario sorto intorno alla permanenza, durante il secondo conflitto mondiale, della famiglia Hettner presso il Nobile Collegio gesuita di Villa Mondragone che durante i nove terribili mesi dell’occupazione nazista di Roma, si erge a ricovero per cittadini sfollati e rifugiati. La testimonianza orale, rilasciata nel 2010 da un protagonista appartenente alla comunità ebraica romana, riflette una luce chiara sull’operato dei religiosi: mettendo a repentaglio la propria incolumità, hanno accolto tra le viscere del Collegio dei bambini ebrei, che inizialmente si pensava fossero tre”.
Tuttavia, una fotografia scattata sulla terrazza del Collegio Pio Latino Americano nel 1944, riportava nella didascalia il nome di Florian Hettner, avvalorava l’ipotesi di un quarto bambino, che neanche gli altri tre bimbi ricordavano di aver incontrato in quel periodo.
“Dopo aver allacciato un contatto con i familiari a lui succeduti - prosegue - e ottenuto la loro fiducia, si è dischiuso per me l’archivio privato conservato presso la loro abitazione di Verona. Lo studio della documentazione inedita ha confermato non solo il nascondimento di Floriano presso il Nobile Collegio di Villa Mondragone, ma anche quello di suo padre Roland, artista tedesco fuggito dal regime nazista al quale si opponeva, e quello di sua madre Marfried Salomon, figlia di commercianti ebrei di Amburgo. Nuove carte a riguardo - conclude la studentessa - sono emerse dall’archivio dell’anagrafe del Comune di Monte Porzio Catone e dall’Archivio storico della Segreteria di Stato presso la Città del Vaticano”.
Con la speranza di restituire ai protagonisti la giusta collocazione nella porzione di Storia a loro spettante, ulteriori prospettive di indagine sono aperte verso raccolte documentarie italiane ed estere.
Cronaca
Milano, coppia aggredita fuori dall’Alcatraz: 19enne abusata dopo un tentativo di rapina. Un arresto, si cercano gli altri 11 del gruppo
È successo intorno alle 4 del mattino di sabato 11 gennaio: le vittime sono una studentessa pugliese e il suo fidanzato, un 21enne siciliano
Si erano appartati nel parcheggio di un supermercato in via Valtellina, a Milano, dopo un venerdì sera nella discoteca Alcatraz che dista poche decine di metri. Lì sono stati “puntati” da un gruppo di “10-12” uomini di origine nordafricana, che hanno tentato di rapinarli. Di fronte alla resistenza della ragazza, uno di loro ha poi iniziato a palpeggiarla nelle parti intime.
Per l’accusa di tentata rapina e violenza sessuale è stato arrestato in flagranza un 36enne egiziano, come riportano il Corriere della sera e l’edizione locale di Repubblica. Le vittime sono una studentessa 19enne pugliese e il suo fidanzato, un 21enne siciliano che hanno ricostruito quanto accaduto nel parcheggio del supermercato,dove si era registrata un’altra violenza appena undici mesi fa.
Quando i due hanno capito di essere accerchiati – il gruppo, stando alla denuncia, voleva derubare il cellulare e il portafoglio del 21enne, oltre alla borsa della 19enne – è intervenuta la security dell’Alcatraz, cercando di bloccare uno degli aggressori: nelle vicinanze c’era una pattuglia di carabinieri, che sono intervenuti riuscendo a fermarlo.
Una volta ascoltata la coppia, si legge nel verbale riportato dal Corriere, i militari hanno avuto la conferma “al cento per cento” che l’uomo, residente nella Bergamasca, era “l’autore della violenza subita” dalla 19enne. L’arrestato è stato sottoposto a custodia cautelare in carcere e si trova nel penitenziario milanese di San Vittore, mentre proseguono le indagini per identificare il resto degli appartenenti al gruppo anche con l’ausilio delle telecamere di videosorveglianza.
MANI PULITE 25 ANNI DOPO
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Zonaeuro
Socialisti bocciano la Bussola per l’Europa di von der Leyen: ‘Una corsa al ribasso sul green’. Ricerca scientifica ‘legata a priorità politiche’
Giustizia & Impunità
Meloni indagata | Chi è Almasri, le accuse contro di lui, le azioni del governo per liberarlo. Cosa succede ora? Il ruolo della Procura, il tribunale dei ministri
Cronaca
Maturità 2025: latino al classico, allo scientifico matematica. 'Tema di cittadinanza' per i 6 in condotta
Roma, 29 gen. (Adnkronos) - “La premier Giorgia Meloni continua la sua fuga dal Parlamento ma non quella dai social. La violazione del segreto di istruttorio è l’ennesima bufala propagandistica di un esecutivo che con la scarcerazione di Almasri si è reso protagonista di una terribile vergogna di stato". Così in una nota Angelo Bonelli, Co-Portavoce di Europa Verde e deputato di Alleanza Verdi e Sinistra.
"La realtà dei fatti è che non esiste alcun segreto istruttorio, il governo Meloni ha il dovere di venire in parlamento a dire la verità. Se fosse vero quanto affermato dal governo, il segreto istruttorio allora sarebbe stato violato dalla Meloni che comunica su questa vergognosa vicenda sui social, fuggendo dal confronto con il Parlamento. Giorgia Meloni, mamma e cristiana, sì è assunta la responsabilità di liberare un torturatore e stupratore, anche di bambini".
"Il vittimismo bugiardo della Meloni serve per coprire la vergogna delle scelte di un governo che colpisce la coscienza e la morale della maggioranza del popolo italiano”.
Roma, 29 gen. (Adnkronos) - "Tutte le valutazioni politiche sono autorizzate ma quello che penso sia evidente a tutti è che ci troviamo di fronte ad una situazione che ha elementi che vanno chiariti. Quindi la fondatezza della azione di Lo Voi è basata su una serie di elementi opachi. È una situazione del tutto opaca rispetto alla quale si giustifica un'azione che, tra virgolette, è una richiesta di chiarimento e non l'anticipazione di una accusa. Il Governo usa il procedimento giudiziario per oscurare il chiarimento politico e mi sembra in questo senso che Nordio e Piantedosi si mettano su questa linea che ancora una volta l'esecutivo usa. Allora della vicenda Santanchè non avremmo mai dovuto parlare perché c'era il segreto istruttorio?". Lo ha detto l'ex ministro della Giustizia ed esponente Pd, Andrea Orlando, a Tagadà su La7.
"Secondo me si crea un precedente abbastanza importante dal punto di vista del rapporto tra il Governo e il Parlamento perché se tutte le volte che c'è un procedimento aperto gli interessati possono dire - conclude Orlando - che quel procedimento può creare una fuga di notizie, quindi violare il segreto istruttorio, e per questo dilazionano di riferire in aula, si modificano anche le prassi parlamentari. Chi riferisce in Parlamento non lo fa perché lo decide ma perché è tenuto a farlo da una prassi parlamentare".
Roma, 29 gen. (Adnkronos) - "Il Ministro ha raccontato in Parlamento che lo hanno rimpatriato per ragioni di sicurezza. Perché l'Italia non è in grado di garantire che non nuocia alla comunità? La domanda da farsi e dalla quale la Meloni vuole sfuggire è: la sicurezza di chi? In Italia qualcuno è preoccupato che questo libico possa parlare?". Lo ha detto l'ex ministro della Giustizia ed esponente Pd, Andrea Orlando, a Tagadà su La7.
"È del tutto evidente che nel momento in cui c'è stata la pronuncia della Corte d'appello ci fosse una discrezionalità politica che il Governo ha esercitato in questo modo. A me sembra abbastanza strano che il Gabinetto di Nordio - sottolinea Orlando - non fosse informato di questa dinamica. Se così non fosse, e non ho ragione di pensare il contrario, c'è qualche problema nel funzionamento del gabinetto di Nordio perché queste vicende che hanno una rilevanza politica così significativa di solito sono già da tempo all'attenzione dei ministri competenti e lo dico per esperienza personale. È del tutto evidente che il ministero della Giustizia sia stato in qualche modo allertato, credo avesse anche elementi per sapere prima. Normalmente quando gira un "pacco" come quello c'è un sistema di relazioni che si attiva. Se questo non è avvenuto c'è qualche problema di carattere preventivo, allora il problema della sicurezza non è legato al fatto che andava rimpatriato ma al fatto che il nostro Paese non ha eventualmente anticorpi per gestire una situazione come questa. Un problema che forse il Governo dovrebbe prendere in considerazione".
Roma, 29 gen. (Adnkronos) - "La comunicazione ricevuta dalla Meloni non è neanche così eccezionale come l'enfasi che lei vuole indicare perché io da ministro ho ricevuto diversi avvisi di garanzia, col Governo Draghi ricevemmo tutti un avviso di garanzia dalla Procura di Trieste per quanto riguardava il decreto sul greenpass. Si può decidere comunicativamente di dire che la magistratura valuti oppure di parlare di complotto della magistratura. La Meloni ha seguito la seconda strada perché questo le consente di parlare del conflitto con la magistratura e non della questione del libico rimpatriato". Lo ha detto l'ex ministro della Giustizia ed esponente Pd, Andrea Orlando, a Tagadà su La7.
"A me pare semplicemente che la Meloni sia in imbarazzo nei confronti della Corte penale internazionale - osserva Orlando - per la prima volta l'Italia non da' corso alla decisione di un organismo internazionale che ha voluto, che ha implementato, che ha sostenuto nel corso del tempo e in qualche modo devia l'attenzione dell'opinione pubblica in questa direzione".
"Lo Voi è stato nominato ad Eurojust dal Governo Berlusconi, è notoriamente un magistrato moderato - aggiunge l'ex ministro dem - è sempre stato indicato come esempio di attenzione al rapporto con l'informazione, non è mai stato un sensazionalista. Che ci sia un elemento di fondatezza nei suoi atti mi sembra evidente".
Roma, 29 gen. (Adnkronos) - Il depuratore di Rozzano, uno dei 40 impianti di Gruppo Cap gestiti da Cap Evolution, la società del Gruppo operante nei settori del Waste, Wastewater ed Energy, sarà interconnesso sia termicamente sia elettricamente con la centrale di teleriscaldamento di Atmos, società parte del gruppo Getec e gestore della rete di teleriscaldamento del Comune di Rozzano.
L’iniziativa mira a creare un sistema energetico integrato capace di scambiare energia elettrica e termica, massimizzando il rendimento energetico e l’autosufficienza delle strutture coinvolte - si legge in una nota congiunta - Da una parte, quindi, la centrale di teleriscaldamento fornirà l’energia elettrica prodotta dal proprio cogeneratore direttamente al depuratore, che recentemente ha aumentato la sua capacità di trattamento, coprendo il proprio fabbisogno energetico e garantendo la copertura anche in caso di futuri incrementi dei consumi. Atmos fornirà, inoltre, energia termica della rete di teleriscaldamento al depuratore, per stabilizzare la temperatura dei digestori utilizzati nella produzione di biogas. Questo apporto termico migliorerà l’efficienza del processo di digestione anaerobica. Dall’altra parte, il calore ad alta temperatura derivato dalla combustione del biogas prodotto dal digestore di Cap Evolution verrà immesso nella rete di teleriscaldamento comunale, che beneficerà così di una quota di calore completamente rinnovabile.
“Questo progetto si distingue per il suo valore altamente sperimentale e si conferma come esempio tangibile del nostro impegno per un’innovazione sostenibile, in cui la sinergia tra infrastrutture locali contribuisce alla riduzione delle emissioni e all’ottimizzazione delle risorse. Con l’interconnessione tra il depuratore di Rozzano e la centrale di teleriscaldamento di Atmos non solo massimizziamo l’efficienza energetica dei nostri impianti, ma trasformiamo il calore rinnovabile generato dal trattamento delle acque reflue in un valore concreto per la comunità, in linea con i principi dell’economia circolare”, afferma Alessandro Reginato, che ha assunto il ruolo di direttore generale di Cap Evolution dal 1° gennaio 2025.
“L’integrazione tra il depuratore di Rozzano e la nostra centrale di teleriscaldamento rappresenta un traguardo significativo nel percorso verso un modello energetico più sostenibile ed interconnesso - sottolinea Giovanni Pontrelli, amministratore delegato di Getec Italia - Questo intervento non è solo un esempio di innovazione tecnologica applicata, ma anche un simbolo del valore della cooperazione tra partner diversi per creare soluzioni che portano benefici concreti al territorio. Grazie a questo progetto rendiamo più efficiente l’utilizzo delle risorse rinnovabili, riduciamo l’impatto ambientale e rafforziamo le infrastrutture locali, contribuendo ad un futuro più resiliente e sostenibile per le nostre comunità”.
Questa sinergia porterà benefici concreti in termini economici, ambientali e di affidabilità - spiegano le due realtà - Innanzitutto, la connessione diretta con il cogeneratore consente di evitare costi aggiuntivi, migliorando la sostenibilità economica delle operazioni. Non solo: l’apporto di calore rinnovabile alla rete di teleriscaldamento consente il riconoscimento delle Garanzie di Origine, valorizzando l’energia prodotta da fonti rinnovabili e contribuendo agli obiettivi di neutralità energetica e riduzione delle emissioni previsti dalla Direttiva Europea sulle acque reflue. Infine, la stabilità termica dei digestori, garantita dal collegamento alla rete di teleriscaldamento, migliora la resa del biogas, incrementando così l’efficienza del processo di depurazione e la produzione di bioenergia.
Il progetto, i cui lavori partiranno a breve, prevede già ulteriori sviluppi, come l’utilizzo di pompe di calore per il recupero dell’energia termica residua dell’acqua trattata, con una stima di 9.000 MWh annui di calore rinnovabile addizionale.
Roma, 29 gen. (Adnkronos) - Il depuratore di Rozzano, uno dei 40 impianti di Gruppo Cap gestiti da Cap Evolution, la società del Gruppo operante nei settori del Waste, Wastewater ed Energy, sarà interconnesso sia termicamente sia elettricamente con la centrale di teleriscaldamento di Atmos, società parte del gruppo Getec e gestore della rete di teleriscaldamento del Comune di Rozzano.
L’iniziativa mira a creare un sistema energetico integrato capace di scambiare energia elettrica e termica, massimizzando il rendimento energetico e l’autosufficienza delle strutture coinvolte - si legge in una nota congiunta - Da una parte, quindi, la centrale di teleriscaldamento fornirà l’energia elettrica prodotta dal proprio cogeneratore direttamente al depuratore, che recentemente ha aumentato la sua capacità di trattamento, coprendo il proprio fabbisogno energetico e garantendo la copertura anche in caso di futuri incrementi dei consumi. Atmos fornirà, inoltre, energia termica della rete di teleriscaldamento al depuratore, per stabilizzare la temperatura dei digestori utilizzati nella produzione di biogas. Questo apporto termico migliorerà l’efficienza del processo di digestione anaerobica. Dall’altra parte, il calore ad alta temperatura derivato dalla combustione del biogas prodotto dal digestore di Cap Evolution verrà immesso nella rete di teleriscaldamento comunale, che beneficerà così di una quota di calore completamente rinnovabile.
“Questo progetto si distingue per il suo valore altamente sperimentale e si conferma come esempio tangibile del nostro impegno per un’innovazione sostenibile, in cui la sinergia tra infrastrutture locali contribuisce alla riduzione delle emissioni e all’ottimizzazione delle risorse. Con l’interconnessione tra il depuratore di Rozzano e la centrale di teleriscaldamento di Atmos non solo massimizziamo l’efficienza energetica dei nostri impianti, ma trasformiamo il calore rinnovabile generato dal trattamento delle acque reflue in un valore concreto per la comunità, in linea con i principi dell’economia circolare”, afferma Alessandro Reginato, che ha assunto il ruolo di direttore generale di Cap Evolution dal 1° gennaio 2025.
“L’integrazione tra il depuratore di Rozzano e la nostra centrale di teleriscaldamento rappresenta un traguardo significativo nel percorso verso un modello energetico più sostenibile ed interconnesso - sottolinea Giovanni Pontrelli, amministratore delegato di Getec Italia - Questo intervento non è solo un esempio di innovazione tecnologica applicata, ma anche un simbolo del valore della cooperazione tra partner diversi per creare soluzioni che portano benefici concreti al territorio. Grazie a questo progetto rendiamo più efficiente l’utilizzo delle risorse rinnovabili, riduciamo l’impatto ambientale e rafforziamo le infrastrutture locali, contribuendo ad un futuro più resiliente e sostenibile per le nostre comunità”.
Questa sinergia porterà benefici concreti in termini economici, ambientali e di affidabilità - spiegano le due realtà - Innanzitutto, la connessione diretta con il cogeneratore consente di evitare costi aggiuntivi, migliorando la sostenibilità economica delle operazioni. Non solo: l’apporto di calore rinnovabile alla rete di teleriscaldamento consente il riconoscimento delle Garanzie di Origine, valorizzando l’energia prodotta da fonti rinnovabili e contribuendo agli obiettivi di neutralità energetica e riduzione delle emissioni previsti dalla Direttiva Europea sulle acque reflue. Infine, la stabilità termica dei digestori, garantita dal collegamento alla rete di teleriscaldamento, migliora la resa del biogas, incrementando così l’efficienza del processo di depurazione e la produzione di bioenergia.
Il progetto, i cui lavori partiranno a breve, prevede già ulteriori sviluppi, come l’utilizzo di pompe di calore per il recupero dell’energia termica residua dell’acqua trattata, con una stima di 9.000 MWh annui di calore rinnovabile addizionale.
Roma, 30 gen. (Adnkronos/Labitalia) - Nell’ambito delle iniziative per la Giornata della Memoria 2025 per ricordare il dramma dello sterminio e delle persecuzioni nei confronti del popolo ebraico, si è oggi celebrato presso la sala degli Svizzeri di Villa Mondragone, in Monte Porzio Catone, l’evento 'Villa Mondragone house of life', per il decennale dal riconoscimento a Villa Mondragone del titolo di 'House of life' da parte della International Raoul Wallenberg Foundation.
A rappresentare Roma Tor Vergata Nathan Levialdi Ghiron, rettore, Lucia Ceci, direttrice del dipartimento di Storia, Patrimonio culturale, Formazione e Società, Claudia Gina Hassan, direttrice del Master in Studi sulla Shoah e sulla Memoria, Massimo Pulcini, sindaco di Monteporzio Catone e Francesca Sbardella, sindaca di Frascati. A introdurre e coordinare il tutto Tommaso Caliò, direttore del Centro romano di studi sull’ebraismo (Cerse) e associato di Storia del cristianesimo al dipartimento di Storia, patrimonio culturale, formazione e società dell’ateneo.
Nel 2015 fu conferita la targa per ricordare il ruolo del rettore del Nobile collegio gesuitico, padre Raffaele de Ghantuz Cubbe, dichiarato 'giusto tra le nazioni', insieme ad altri docenti della scuola nella protezione di alcuni bambini ebrei perseguitati durante la Seconda Guerra Mondiale. Si trattava di Graziano Sonnino, che allora aveva 9 anni, suo fratello Mario, di 11, e suo cugino Marco Pavoncello, anche lui di 9 anni. A questi, va aggiunta la storia del piccolo Florian Hettner, anche lui rifugiato nella struttura assieme al padre Roland, pittore espressionista tedesco costretto a fuggire dalla Germania dopo l’avvento del nazismo, con sua moglie Marfried Salomon, di origine ebraica.
Clelia Bonaiuto e Luca Hettner, figli di Florian, insieme agli ex alunni del Nobile Collegio di Villa Mondragone Marco Pavoncello e Graziano Sonnino, hanno partecipato all’evento commemorativo. Ai presenti il rettore Leviald Ghiron si rivolge dicendo: “Con profonda emozione voglio rivolgere un saluto ai signori Marco Pavoncello e Graziano Sannino, due bambini salvati in quegli anni drammatici. Con la stessa commozione saluto i familiari di Florian Hettner. Villa Mondragone ha rappresentato per voi un rifugio sicuro in un periodo oscuro della storia. Oggi la vostra storia non è soltanto un ricordo vivente di quel coraggio e di quella solidarietà che permisero di salvarvi, ma anche un messaggio che anche nei momenti più bui la luce dell’umanità può brillare attraverso le azioni di pochi uomini e donne giusti, come Padre Cubbe e coloro che aiutarono”.
La storia della loro presenza a Mondragone, di cui erano perse le tracce, è stata raccontata da chi l’ha ricostruita maniera dettagliata: Valentina Viotti, studentessa della laurea magistrale in Scienze della storia e del documento dell’Università di Roma Tor Vergata, grazie alla fattiva collaborazione degli eredi di Florian Hettner.
“La ricerca - spiega Viotti - è finalizzata a colmare un vuoto documentario sorto intorno alla permanenza, durante il secondo conflitto mondiale, della famiglia Hettner presso il Nobile Collegio gesuita di Villa Mondragone che durante i nove terribili mesi dell’occupazione nazista di Roma, si erge a ricovero per cittadini sfollati e rifugiati. La testimonianza orale, rilasciata nel 2010 da un protagonista appartenente alla comunità ebraica romana, riflette una luce chiara sull’operato dei religiosi: mettendo a repentaglio la propria incolumità, hanno accolto tra le viscere del Collegio dei bambini ebrei, che inizialmente si pensava fossero tre”.
Tuttavia, una fotografia scattata sulla terrazza del Collegio Pio Latino Americano nel 1944, riportava nella didascalia il nome di Florian Hettner, avvalorava l’ipotesi di un quarto bambino, che neanche gli altri tre bimbi ricordavano di aver incontrato in quel periodo.
“Dopo aver allacciato un contatto con i familiari a lui succeduti - prosegue - e ottenuto la loro fiducia, si è dischiuso per me l’archivio privato conservato presso la loro abitazione di Verona. Lo studio della documentazione inedita ha confermato non solo il nascondimento di Floriano presso il Nobile Collegio di Villa Mondragone, ma anche quello di suo padre Roland, artista tedesco fuggito dal regime nazista al quale si opponeva, e quello di sua madre Marfried Salomon, figlia di commercianti ebrei di Amburgo. Nuove carte a riguardo - conclude la studentessa - sono emerse dall’archivio dell’anagrafe del Comune di Monte Porzio Catone e dall’Archivio storico della Segreteria di Stato presso la Città del Vaticano”.
Con la speranza di restituire ai protagonisti la giusta collocazione nella porzione di Storia a loro spettante, ulteriori prospettive di indagine sono aperte verso raccolte documentarie italiane ed estere.