Questa è una provocazione e ne sono perfettamente consapevole. Ma a volte una provocazione è sacrosanta, specie se viene fatta a proposito di questa assurda e mistificante diatriba sulla separazione delle carriere dei pm e dei giudici. E allora: qualcuno si ricorda che in Italia fino al 1998 (riforma del giudice unico) hanno operato i Pretori, con la principale caratteristica di essere allo stesso tempo pubblici ministeri e giudici, per cui giudicavano fatti che loro stessi mandavano a giudizio come pm? Altro che carriere separate: faceva tutto la stessa persona e con la piena consapevolezza di svolgere due ruoli ben diversi.
Il Pretore, come pm, leggeva la notitia criminis e decideva se archiviare, fare indagini o andare direttamente a giudizio. Ma, quando si arrivava al dibattimento, cambiava cappello e faceva il giudice, senza farsi condizionare affatto dal suo operato precedente da pm, e giungendo pertanto ad una sentenza in base alle risultanze dibattimentali. E chi ha esercitato le funzioni di Pretore sa bene che era del tutto naturale all’epoca compenetrarsi a fondo e con la massima onestà nel ruolo che di volta in volta svolgeva, anche a costo di sconfessare quello che si era fatto prima.
Resta solo da aggiungere che in verità al dibattimento, ove ovviamente interveniva la difesa, il Pretore nominava un pm di udienza, quasi sempre un avvocato presente in aula in attesa, il quale nulla conosceva degli atti e generalmente chiedeva l’assoluzione (magari pensando al “suo” processo in attesa di essere chiamato) o si rimetteva al Pretore: insomma, niente di sostanzialmente rilevante, il dominus ovviamente era e restava il Pretore. Tanto più che, molto spesso, la difesa era affidata ad avvocati di ufficio i quali, il più delle volte, si rimettevano anche loro “alla giustizia”.
Peraltro, all’epoca ben pochi si lamentavano di questa sommatoria di funzioni giudiziarie nella stessa persona: eppure il Pretore si occupava dei reati più diffusi in via generale nel nostro paese, dalle ingiurie alle diffamazioni e alle minacce, dagli infortuni sul lavoro agli incidenti stradali lievi, dagli inquinamenti alle molestie alle persone ecc. (tutte le contravvenzioni e i delitti puniti con la pena della reclusione sino a tre anni). Ovviamente, c’era sempre la possibilità di ricorrere per ottenere, in appello, una diversa pronuncia del Tribunale. Ma le cose funzionavano e, francamente, meglio di adesso. Di recente, peraltro, autorevole dottrina ha opportunamente ricordato che “in grandi tradizioni giuridiche del passato – come quella romana – o del presente – come quella del pur variegato mondo anglosassone – la circolazione di ruoli tra i diversi attori del giudiziario ha dato risultati positivi, con buona pace di quanti confondono le necessarie specializzazioni nei diversi campi del diritto con la cristallizzazione delle esperienze e dei ruoli nell’ambito del processo”.*
In altri termini, quello che conta per la indipendenza del magistrato non è la sua formale collocazione e la sua carriera più o meno separata, conta la sua professionalità, la sua onestà e la sua buona fede, nella piena consapevolezza che il suo compito, in ogni caso, a prescindere dal ruolo svolto, non è di ottenere una condanna o una assoluzione ma di fare giustizia con riferimento al caso concreto.
In questo quadro, lo sdoppiamento delle funzioni del Pretore (pm e giudice) ha un senso, ma solo perché poteva servire a bilanciare al dibattimento l’intervento della difesa affidata a professionisti privati.
E allora basta con questa farsa: la missione di un magistrato, sia con funzioni di pm sia con funzioni di giudice, pur se con indirizzi e sfumature formali diversi, deve essere sempre la stessa e deve essere solo quella della legalità e della giustizia a prescindere dal ruolo che, di volta in volta, si svolge. E forse qualche volta ci si dovrebbe ricordare dei Pretori!
*Rossi Nello, ‘Separare le carriere di giudici e pubblici ministeri o riscrivere i rapporti tra poteri?’ in ‘Sistemapenale’, opinioni, 16 novembre 2023, il quale (pag. 4) opportunamente aggiunge che “nel dramma, o se si vuole nella commedia del processo, quanti più parti si interpretano, quanti più ruoli si giocano, tanto più si apprende, si impara e ci si affina”, ricordando che oggi “negli Stati Uniti, si può esordire come assistenti nell’ufficio del Procuratore, lavorare successivamente come avvocati e giungere, a coronamento della carriera, alla posizione, magari meno remunerata ma ambita e prestigiosa, di giudice”.
Gianfranco Amendola
Ex magistrato, esperto in normativa ambientale
Giustizia & Impunità - 16 Gennaio 2025
Separazione delle carriere: qualcuno ricorda i pretori? E allora basta con questa farsa!
Questa è una provocazione e ne sono perfettamente consapevole. Ma a volte una provocazione è sacrosanta, specie se viene fatta a proposito di questa assurda e mistificante diatriba sulla separazione delle carriere dei pm e dei giudici. E allora: qualcuno si ricorda che in Italia fino al 1998 (riforma del giudice unico) hanno operato i Pretori, con la principale caratteristica di essere allo stesso tempo pubblici ministeri e giudici, per cui giudicavano fatti che loro stessi mandavano a giudizio come pm? Altro che carriere separate: faceva tutto la stessa persona e con la piena consapevolezza di svolgere due ruoli ben diversi.
Il Pretore, come pm, leggeva la notitia criminis e decideva se archiviare, fare indagini o andare direttamente a giudizio. Ma, quando si arrivava al dibattimento, cambiava cappello e faceva il giudice, senza farsi condizionare affatto dal suo operato precedente da pm, e giungendo pertanto ad una sentenza in base alle risultanze dibattimentali. E chi ha esercitato le funzioni di Pretore sa bene che era del tutto naturale all’epoca compenetrarsi a fondo e con la massima onestà nel ruolo che di volta in volta svolgeva, anche a costo di sconfessare quello che si era fatto prima.
Resta solo da aggiungere che in verità al dibattimento, ove ovviamente interveniva la difesa, il Pretore nominava un pm di udienza, quasi sempre un avvocato presente in aula in attesa, il quale nulla conosceva degli atti e generalmente chiedeva l’assoluzione (magari pensando al “suo” processo in attesa di essere chiamato) o si rimetteva al Pretore: insomma, niente di sostanzialmente rilevante, il dominus ovviamente era e restava il Pretore. Tanto più che, molto spesso, la difesa era affidata ad avvocati di ufficio i quali, il più delle volte, si rimettevano anche loro “alla giustizia”.
Peraltro, all’epoca ben pochi si lamentavano di questa sommatoria di funzioni giudiziarie nella stessa persona: eppure il Pretore si occupava dei reati più diffusi in via generale nel nostro paese, dalle ingiurie alle diffamazioni e alle minacce, dagli infortuni sul lavoro agli incidenti stradali lievi, dagli inquinamenti alle molestie alle persone ecc. (tutte le contravvenzioni e i delitti puniti con la pena della reclusione sino a tre anni). Ovviamente, c’era sempre la possibilità di ricorrere per ottenere, in appello, una diversa pronuncia del Tribunale. Ma le cose funzionavano e, francamente, meglio di adesso. Di recente, peraltro, autorevole dottrina ha opportunamente ricordato che “in grandi tradizioni giuridiche del passato – come quella romana – o del presente – come quella del pur variegato mondo anglosassone – la circolazione di ruoli tra i diversi attori del giudiziario ha dato risultati positivi, con buona pace di quanti confondono le necessarie specializzazioni nei diversi campi del diritto con la cristallizzazione delle esperienze e dei ruoli nell’ambito del processo”.*
In altri termini, quello che conta per la indipendenza del magistrato non è la sua formale collocazione e la sua carriera più o meno separata, conta la sua professionalità, la sua onestà e la sua buona fede, nella piena consapevolezza che il suo compito, in ogni caso, a prescindere dal ruolo svolto, non è di ottenere una condanna o una assoluzione ma di fare giustizia con riferimento al caso concreto.
In questo quadro, lo sdoppiamento delle funzioni del Pretore (pm e giudice) ha un senso, ma solo perché poteva servire a bilanciare al dibattimento l’intervento della difesa affidata a professionisti privati.
E allora basta con questa farsa: la missione di un magistrato, sia con funzioni di pm sia con funzioni di giudice, pur se con indirizzi e sfumature formali diversi, deve essere sempre la stessa e deve essere solo quella della legalità e della giustizia a prescindere dal ruolo che, di volta in volta, si svolge. E forse qualche volta ci si dovrebbe ricordare dei Pretori!
*Rossi Nello, ‘Separare le carriere di giudici e pubblici ministeri o riscrivere i rapporti tra poteri?’ in ‘Sistemapenale’, opinioni, 16 novembre 2023, il quale (pag. 4) opportunamente aggiunge che “nel dramma, o se si vuole nella commedia del processo, quanti più parti si interpretano, quanti più ruoli si giocano, tanto più si apprende, si impara e ci si affina”, ricordando che oggi “negli Stati Uniti, si può esordire come assistenti nell’ufficio del Procuratore, lavorare successivamente come avvocati e giungere, a coronamento della carriera, alla posizione, magari meno remunerata ma ambita e prestigiosa, di giudice”.
GIUSTIZIALISTI
di Piercamillo Davigo e Sebastiano Ardita 12€ AcquistaArticolo Precedente
Corruzione ed animali maltrattati all’Università di Catanzaro, i verbali: “Topi decapitati senza anestesia o lanciati contro i muri”
Articolo Successivo
Cosa resta dell’arresto di Matteo Messina Denaro due anni dopo? Una certezza e tante domande
Gentile lettore, la pubblicazione dei commenti è sospesa dalle 20 alle 9, i commenti per ogni articolo saranno chiusi dopo 72 ore, il massimo di caratteri consentito per ogni messaggio è di 1.500 e ogni utente può postare al massimo 150 commenti alla settimana. Abbiamo deciso di impostare questi limiti per migliorare la qualità del dibattito. È necessario attenersi Termini e Condizioni di utilizzo del sito (in particolare punti 3 e 5): evitare gli insulti, le accuse senza fondamento e mantenersi in tema con la discussione. I commenti saranno pubblicati dopo essere stati letti e approvati, ad eccezione di quelli pubblicati dagli utenti in white list (vedere il punto 3 della nostra policy). Infine non è consentito accedere al servizio tramite account multipli. Vi preghiamo di segnalare eventuali problemi tecnici al nostro supporto tecnico La Redazione
Mondo
Germania, Cdu e AfD approvano insieme una mozione sul pugno duro verso i migranti. Scholz contro Merz: “Errore imperdonabile”
Giustizia & Impunità
Meloni indagata, cosa succede adesso? Il ruolo della Procura, il tribunale dei ministri. E l’arma con cui la premier può chiudere l’inchiesta: il segreto di Stato
Mondo
Caos sul congelamento dei fondi alle agenzie Usa. Media: “Revocato”. Casa Bianca: “No, resta in vigore”
Napoli , 29 gen. - (Adnkronos) - Agguato in serata a Napoli dove un pregiudicato è stato ucciso a colpi di pistola. La vittima è un 33enne, Antonio Esposito, già noto alle forze dell’ordine. L’uomo è arrivato al pronto soccorso, trasportato da conoscenti. Subito dopo il ricovero, è morto nel reparto di Rianimazione per le lesioni subite. Secondo quanto si apprende, è stato colpito da un proiettile al fianco sinistro.
L'agguato è avvenuto in via Carbonara, all'interno di un circolo ricreativo. Sul posto sono in corso i rilievi dei carabinieri che hanno avviato le indagini. Il 33enne è stato accompagnato da conoscenti in ospedale, dove però è morto poco dopo per le ferite riportate. Decine di familiari e conoscenti della vittima hanno raggiunto l'ospedale Pellegrini, tra urla di disperazione. Secondo quanto si apprende, non sono stati rilevati danneggiamenti né aggressioni.
Roma, 29 gen. (Adnkronos) - La Fed ha deciso di mantenere i tassi di interesse invariati, fermi in una forchetta compresa tra il 4,25% e il 4,50%. E’ quanto si legge in una nota diffusa dalla Federal Reserve, la prima dall’insediamento del nuovo presidente degli Stati Uniti, Donald Trump.
“Nel considerare l'entità e la tempistica di ulteriori aggiustamenti”, la Fed “valuterà attentamente i dati in arrivo, l'evoluzione delle prospettive e l'equilibrio dei rischi”. Il Comitato inoltre afferma che “continuerà a ridurre le proprie disponibilità di titoli del Tesoro, di debito delle agenzie e di titoli garantiti da ipoteca delle agenzie”. L’obiettivo resta quello di “sostenere la massima occupazione e riportare l'inflazione all'obiettivo del 2%”.
Secondo la Banca centrale americana “i rischi per il raggiungimento degli obiettivi di occupazione e inflazione sono grosso modo in equilibrio”; tuttavia “le prospettive economiche sono incerte e il Comitato è attento ai rischi che gravano su entrambi gli aspetti del suo duplice mandato”.
L'attività economica negli Stati Uniti “ha continuato a espandersi a un ritmo solido”, mentre negli ultimi mesi “il tasso di disoccupazione si è stabilizzato a un livello basso” e “le condizioni del mercato del lavoro rimangono solide”. L'inflazione “rimane leggermente elevata”, ha reso noto la Fed, in un comunicato.
"Non c’è fretta di agire in fretta” per un ulteriore taglio dei tassi di interesse, ha detto il governatore della Fed, Jerome Powell.
(Adnkronos) - "Non ho detto nulla neanche quando sono stata mollata da un giorno all'altro nel mio primo periodo di difficoltà lo scorso febbraio, quando faticavo ad alzarmi dal letto" aggiunge l'imprenditrice digitale. "Ho sentito dire tante volte che l'avevo cacciato di casa, ma mai è stato detto che l'ho cacciato di casa dopo aver scoperto un tradimento proprio in quei giorni (solo uno dei tanti evidentemente) e mai è stato detto che lui non ha esitato prendendo la palla al balzo per non esser trascinato nel mio 'danno d'immagine'".
Il messaggio social è quello di una donna ignara, che resta al suo fianco - "facevo di tutto per cercare di farlo uscire dai momenti bui", ma che ora non è più disposta a tacere. "Non ho detto nulla pubblicamente neanche quando, qualche giorno prima di Natale 2024, Federico mi ha chiamata e ha ammesso per la prima volta la storia con questa amante che proseguiva dal 2017 e dicendomi anche che aveva pensato di non sposarmi pochi giorni prima del matrimonio ma poi non sapeva come tirarsi indietro pubblicamente". E aggiunge: "Ho vomitato, ho capito che quello che avevo vissuto era stata una totale presa in giro ma ho sofferto in silenzio, circondata solo dalla vicinanza di chi mi ama veramente ed augurandomi un amore vero da entrambe le parti per il futuro".
Ancora più amara la conclusione del lungo sfogo. "Sono stata zitta su tanti temi ma leggo troppe schifezze per continuare a fare finta di niente: la mia relazione con Federico era reale per me, non sono mai stata in una coppia aperta (era evidentemente aperta solo per l'altra parte senza che io ne fossi a conoscenza) e, nonostante tutto, sono fiera di aver amato incondizionatamente. Mi spiace che per l'altra parte io sia stata solo una persona da prendere in giro ed usare a piacimento" conclude Chiara Ferragni.
(Adnkronos) - Per Emis Killa, indagato per associazione a delinquere e sottoposto a Daspo (tre anni) che gli vieta di assistere agli incontri di calcio, si profila la chiusura delle indagini, così come per altri ultrà rossoneri, in vista di un'eventuale richiesta di processo per uno dei filoni dell'inchiesta sulle curve di San Siro. In particolare, al rapper viene contestato il sequestro dell'arsenale 'casalingo', l'episodio che lo avrebbe visto testimone dell'aggressione a uno steward del Meazza e i rapporti e gli incontri con Lucci.
In procura a Milano sono diversi sono i filoni ancora aperti sulla tifoseria organizzata: c'è l'omicidio di Antonio Bellocco, il tentato omicidio di Enzo Anghinelli, la vicenda che vede come vittima Vittorio Boiocchi, la gestione dei parcheggi fuori dallo stadio.
Tra le carte che riguardano Luca Lucci era spuntato, nei giorni caldi successivi agli arresti, anche il nome di Fedez, non è indagato nell'inchiesta 'Doppia curva', ma in quella su una rissa in discoteca dell'aprile 2024 a Milano e sul successivo pestaggio del personal trainer Cristiano Iovino, a cui avrebbe preso parte insieme, tra gli altri, a Christian Rosiello, ultrà ed ex bodyguard del cantante. Iovino non ha denunciato e l'indagine viaggia spedita verso una richiesta di archiviazione.
Roma, 29 gen. (Adnkronos) - “Con la legge sulla partecipazione dei lavoratori al capitale, alla gestione e ai risultati d'impresa si andrà a costruire un nuovo modello di collaborazione tra imprese e lavoratori basato sulla condivisione degli obiettivi. Il testo base da cui siamo partiti per il suo esame nelle Commissioni Lavoro e Finanze è un progetto di legge di iniziativa popolare, quello per cui la Cisl ha raccolto oltre 400.000 firme. La decisione che questo sarebbe stato il testo da cui partire per l'esame in Commissione è arrivata da maggioranza e opposizione, una coralità che abbiamo molto apprezzato". Così Walter Rizzetto (FdI), Presidente della Commissione Lavoro della Camera, e Lorenzo Malagola, Segretario in Commissione Lavoro e relatore per Fratelli d’Italia della proposta di legge in Aula.
"La stessa coralità che ci auguravamo di vedere da parte di tutte le sigle sindacali oggi all’evento "Partecipare per crescere, un ponte tra lavoro e impresa", che si è tenuto alla Camera dei Deputati, dove ci aspettavamo di vedere seduti insieme alle istituzioni tutti i vertici dei sindacati, sarebbe stato un segnale importante per i lavoratori. Auspichiamo che l’approvazione della pdl in Aula, che rappresenta un momento storico, avvenga all’unanimità e che le opposizioni possano cogliere questa opportunità".
"Il contributo della partecipazione è determinante per la costruzione di un mercato del lavoro più equo e più giusto, laddove capitale e lavoratori non siano più antagonisti ma diventino protagonisti a pieno titolo del bene e della crescita dell’Italia. Sia come partito che come coalizione sosteniamo convintamente questa iniziativa a tal punto che nella legge di bilancio è stata approvata una norma che prevede l’istituzione di un Fondo di 70 milioni di euro nell'anno 2025 e di 2 milioni di euro nell'anno 2026, per il finanziamento della partecipazione dei lavoratori all’impresa, da destinare soprattutto per incentivi fiscali”.
Roma, 29 gen. (Adnkronos) - “Il governo, per bocca della sottosegretaria Albano, ha detto che interverrà sui tagli effettuati dallo stesso esecutivo sul cuneo fiscale per i redditi bassi. Fino a 1200 euro. E’ una decisione che, se confermata, rappresenta l’ammissione di un disastro vero che hanno combinato al Mef. Grazie alle denunce della Cgil e dell’opposizione il governo è costretto a fare un passo indietro. La conferma della loro incapacità e improntitudine”. Così il capogruppo Pd in commissione Lavoro alla Camera, Arturo Scotto.
Roma, 29 gen. (Adnkronos) - "La mozione sui migranti approvata al Bundestag con i voti di Cdu e Afd segna purtroppo un punto di non ritorno. La normalizzazione in Germania dell’estrema destra, la rottura del cordone sanitario nei confronti dei nostalgici del nazismo. Un segno sinistro, dopo i 'mai più' risuonati ad Auschwitz solo un paio di giorni fa". Lo scrive sui social Ivan Scalfarotto di Iv.