Primo via libera dell’Aula della Camera al ddl sulla separazione delle carriere, il progetto di riforma costituzionale firmato dalla premier Giorgia Meloni e dal ministro della Giustizia Carlo Nordio. L’Aula di Montecitorio ha approvato il provvedimento con 174 voti favorevoli, quelli della maggioranza più Azione e di +Europa, e 92 contrari, provenienti da Pd, Movimento 5 stelle e Alleanza Verdi e Sinistra: si sono astenuti i cinque deputati di Italia viva. Il testo, varato lo scorso maggio dal Consiglio dei ministri, introduce nella Carta il principio delle “distinte carriere” di giudici e pubblici ministeri, sdoppia il Consiglio superiore della magistratura e dispone la selezione dei suoi membri tramite sorteggio; inoltre toglie al Csm la funzione disciplinare nei confronti dei magistrati, affidandola a un nuovo organismo apposito, l’”Alta corte disciplinare“, composta da nove membri magistrati e sei “laici”, avvocati e accademici, anche loro scelti in parte tramite estrazione a sorte. Durante il question time del pomeriggio al Senato, il Guardasigilli Nordio pronostica che la riforma “avrà una serie di conseguenze positive per la stessa magistratura”: La magistratura oggi è indipendente dal potere esecutivo, e deve esserlo e lo resterà ma non è affatto indipendente da se stessa. I magistrati dipendono oggi dalla sedimentazione correntizia che li tiene sotto tutela. In questo modo noi li svincoleremo e spezzeremo questo legame patologico che unisce elettore ed eletto e che trova la sua manifestazione più patologica nell’ambito della sezione disciplinare”.

Trattandosi di una riforma costituzionale, il testo dovrà ricevere l’ok del Senato e poi di nuovo quello di entrambi i rami del Parlamento, a distanza di almeno tre mesi dalla prima approvazione. Se nella seconda votazione i voti favorevoli saranno meno dei due terzi dei componenti in almeno una Camera, per entrare in vigore la legge dovrà passare per un referendum confermativo, eventualità che il governo dà già per certa. “È un percorso ancora complesso perché così vuole la Costituzione, con un esito finale che secondo me spetterà al popolo con il referendum, sia per ragion pratica, perché non vi saranno penso i due terzi, sia per la ragion pura, perché per una materia così complessa, delicata e di grande sensibilità politica è bene che si pronunci il popolo”, dice Nordio intercettato dai cronisti in Transatlantico. E specifica di auspicare la doppia approvazione “entro l’estate”, per poi tenere la consultazione “in autunno”.

Nelle dichiarazioni di voto in Aula, a usare i toni più entusiasti è stato Tommaso Calderone di Forza Italia, il partito che della separazione delle carriere ha sempre fatto un totem: “Oggi noi andiamo a scrivere la storia, a realizzare il giusto processo, realizziamo il sogno, a tutela dei cittadini, di Forza Italia e di Silvio Berlusconi. Dopo 35 anni ce l’abbiamo fatta!”, esulta (video). A chiamare in causa il defunto ex premier anche un altro azzurro, il viceministro della Giustizia Francesco Paolo Sisto: “L’approvazione in prima lettura della separazione delle carriere è una grande vittoria di Silvio Berlusconi, di Forza Italia, del centrodestra, del Parlamento e di tutti gli italiani liberi. Prosegue il nostro impegno per una giustizia calibrata sui principi costituzionali e sulle garanzie del cittadino”. Il deputato forzista Enrico Costa, uno dei principali fautori della riforma (per realizzarla aveva depositato un disegno di legge a sua firma), avverte: “Godiamoci il risultato, consapevoli che è solo la prima tappa di un percorso in cui tanti cercheranno di fermarci, a partire da chi ha interesse a conservare lo status quo. Non sarà una passeggiata”. Andrea Delmastro, sottosegretario alla Giustizia di Fratelli d’Italia, parla di “snodo epocale”: “Non si tratta solo e soltanto di un’altra promessa elettorale mantenuta dal centrodestra, ma più audacemente del primo passo verso una giustizia più liberale che realizzi il giusto processo e la parità processuale”.

L’Associazione nazionale magistrati, invece, torna a esprimere la sua contrarietà: “Ribadiamo la nostra profonda preoccupazione per una riforma costituzionale che mette a rischio l’autonomia e l’indipendenza della magistratura. Una riforma sbagliata che non migliora sotto alcun punto di vista il servizio giustizia, ma agisce solamente sulla magistratura e toglie garanzie a tutti i cittadini italiani”, scrive in una nota l’organismo di rappresentanza unitario delle toghe. “La separazione delle carriere”, prosegue il comunicato, “determina l’isolamento del pm e ne mortifica la funzione di garanzia. Nel pieno rispetto delle scelte del legislatore vogliamo lanciare nuovamente l’allarme per i rischi che questa riforma porterà con sé”. Dalla magistratura progressista interviene Giovanni Zaccaro, segretario della corrente di Area: “Il Parlamento è sovrano, ma sono stupito dalla povertà del dibattito sulla riforma. Solo battute autoreferenziali, slogan e omaggi postumi, mentre i cittadini hanno bisogno di processi che funzionino velocemente, di norme più chiare, di pene giuste ma umane e non di propaganda”, attacca.

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