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Il chiodo, il vento e ora l’ombra del sabotaggio: tutte le giustificazioni di Salvini e Fs per tre mesi di guasti alla linea e ritardi dei treni

Dal 9 ottobre, il ministro e il management hanno alternato silenzi e spiegazioni varie, spesso semplicistiche, mentre si moltiplicano le giornate nere. Una panoramica
Il chiodo, il vento e ora l’ombra del sabotaggio: tutte le giustificazioni di Salvini e Fs per tre mesi di guasti alla linea e ritardi dei treni
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In principio fu un chiodo, ma forse non era solamente un chiodo. Quindi, tra centinaia di guasti e incidenti piccini e più grandi, è stata la volta del pantografo, del vento, dell’inconveniente tecnico non meglio specificato, fino all’ombra del sabotaggio che tutto tiene dentro e niente spiega ma nel frattempo fa guadagnare tempo nel momento in cui i manager di Rfi e Trenitalia, insieme al ministro dei Trasporti Matteo Salvini, sono sotto pressione. Perché, se i disagi ci sono sempre stati, è difficile rintracciare a colpi di memoria una cinquina di giorni – e più in generale un filotto di mesi – con così tanti ritardi e cancellazioni, oltretutto dopo un’estate con ‘manutenzione programmata’ e tempi di percorrenza più lunghi annunciati appena prima delle ferie d’agosto.

È anche colpa della “sfiga”, tirata in ballo da Matteo Renzi per infierire sul vice-premier leghista? Qual è la visione di insieme? Il ministro si è chiuso in un lungo silenzio, rotto mercoledì sera da una nota che nulla aggiunge, se non nuove bizzarre ipotesi facendo crescere gli interrogativi: “Sabotaggi? Danni causati volontariamente? Ritardi organizzati? I dubbi e i sospetti di Fs sono stati depositati ufficialmente alle autorità competenti. Auspico risposte inequivocabili e rapide, perché sarebbe gravissimo fare battaglia politica sulla pelle dei lavoratori e dei pendolari”, ha scritto Salvini dicendosi pronto – ora, dopo aver spedito il collega Luca Ciriani – a rispondere in Parlamento alle opposizioni che martellano da giorni, anzi da mesi.

Da quando, la mattina del 9 ottobre scorso, l’Italia scoprì che – ministro dei Trasporti dixit – può bastare che un operaio di un’azienda di manutenzione pianti un chiodo in una canalina con all’interno dei cavi elettrici per spegnere la sala operativa di Roma Termini e mandare gambe all’aria l’intero traffico ferroviario del Paese con 180 treni dell’Alta velocità e Intercity coinvolti tra soppressioni e partenze ritardate. Spiegazione semplicistica, quasi grottesca, in attesa di un’inchiesta interna i cui risultati ufficiali non sono ancora stati resi noti. Da diverse parti in questi mesi è stato segnalato come sia impossibile ridurre tutto all’errore umano, perché sarebbero dovuti entrare in funzione i sistemi di sicurezza in grado di supplire a un danno del genere. Di recente Open ha avanzato l’ipotesi che le sim inserite nelle centraline di allarme avessero il credito esaurito e si erano quindi disattivate come da contratto con gli operatori telefonici.

Tre mesi esatti, durante i quali non sono mancati altre giornate grigie e perfino – due volte – problemi tecnici al sistema di vendita dei biglietti, ed è toccato a Milano sperimentare ore nefaste con riverberi su tutta la rete. La spiegazione dello scorso sabato è stata quantomeno limpida: un treno con un problema al pantografo danneggia la linea elettrica aerea, poco dopo un secondo convoglio amplia il danno passando lungo la tratta. Si ferma la stazione Centrale e con essa tutto il nodo milanese che a sua volta innesca un domino a centinaia di chilometri di distanza. L’Italia va in tilt, decine di migliaia di passeggeri si ritrovano a terra o a viaggiare a passo di lumaca, Salvini è muto mentre la Polfer fa trapelare una conferma che oggi diventa centrale, vista l’ipotesi avanzata da Fs: nessun atto doloso, è stato un incidente.

Neanche 48 ore e ci risiamo: lunedì mattina stop all’Alta Velocità Roma-Napoli a causa un “inconveniente tecnico”, un problema a un deviatoio vicino a Gricignano. Trenitalia resta a lungo in silenzio, mentre i ritardi si gonfiano fino a due ore. La doppietta è servita al Nord: un guasto tra Peschiera e Verona provoca ritardi fino a 70 minuti. Il tris è calato sulla Milano-Piacenza per un altro problema alla linea elettrica tra Lodi e Tavazzano: i maggiori tempi di percorrenza toccano i 50 minuti. Martedì, il disastro definitivo: il maltempo flagella la Calabria tirrenica e bisogna limitare il traffico tra Longobardi e San Lucido a causa del vento. L’ad del Gruppo Fs Italiane, Stefano Donnarumma, parla un po’ troppo in fretta: “Oggi in realtà non è tutto bloccato, c’è un problema sul Sud Italia. Se si considera la dimensione di questa rete, non si può pretendere che non ci siano guasti”.

Qualche ora dopo ecco i problemi sulla linea alta velocita Firenze-Roma (una rotaia rotta) e sulla linea convenzionale Roma-Firenze, fino all’apoteosi del tardo pomeriggio. Attorno alle 18 viene decisa la sospensione della circolazione a Roma Termini, con ritardi fino a 100 minuti, per un terzo guasto alla linea elettrica. E siamo a mercoledì: da Verona a Pomezia passando per Arezzo, si registrano disagi a macchia di leopardo. Secondo il Codacons, i problemi e i guasti che hanno coinvolto in modo diretto la rete o i treni sono stati 76 dall’inizio dell’anno. Trenitalia rompe gli indugi e presenta un esposto superando a destra qualsiasi spiegazione fornita finora: orari e tipologie di guasti fanno pensare a “circostanze altamente sospette”. Dopo il chiodo, ecco la “manina” per uscire dal binario morto in cui sembra finito il sistema ferroviario italiano.

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