Incompatibile“. È la condizione in cui si trova il presidente della corte che sta giudicando quattro poliziotti nell’ambito dell’inchiesta sul depistaggio delle indagini sulla strage di via d’Amelio. Almeno secondo il procuratore aggiunto di Caltanissetta, Pasquale Pacifico, che ha chiesto al giudice Roberto Davico di astenersi. “È incompatibile e non può presiedere il processo” , ha detto il pm. Il motivo? “Era stato giudice a latere nel collegio del processo d’appello sul depistaggio Borsellino”.

Cioè il procedimento principale durante il quale gli attuali imputati – Giuseppe Di Gangi, Vincenzo Maniscaldi, Angelo Tedesco e Maurizio Zerilli – avrebbero mentito. Erano stati chiamati a testimoniare sull’operato dei poliziotti Mario Bo, Fabrizio Mattei e Michele Ribaudo, accusati del depistaggio delle prime indagini sulla strage in cui morì il giudice Paolo Borsellino. Quel processo si è concluso con la prescrizione del reato di calunnia per tutti i tre imputati. Il pm Maurizio Bonaccorso, che oggi è pm alla procura di Palermo, durante la sua discussione aveva parlato di “assoluta malafede” dei testimoni, oggi imputati. Sono accusati di depistaggio, ma ovviamente si professano innocenti.

Nel frattempo è scoppiato il caso Davico, che presiede il processo a Di Gangi, Maniscaldi, Tedesco e Zerilli, ma è stato giudice a latere nel procedimento di secondo grado a Bo, Ribaudo e Mattei. Come si è appreso durante l’udienza, lo scorso 13 gennaio, il presidente del Tribunale aveva rigettato la dichiarazione di astensione di Davico, non ravvisando ragioni “attuali di incompatibilità”. Ma oggi, sia accusa che difesa, hanno ribadito che il giudice “è incompatibile“. La procura e gli avvocati non hanno parlato di “ricusazione” ma di “opportunità“. Il pm Pacifico ha poi aggiunto che si tratta di “una incompatibilità potenziale” e bisognerebbe attendere, quanto meno, le “motivazioni del processo d’appello Bo”. La parte civile (gli avvocati Fabio Trizzino e Vincenzo Greco che difendono i figli di Borsellino e Fabrizio Genco, in rappresentanza di alcuni familiari di Agostino Catalano, una delle vittime della strage) si è detta d’accordo con l’accusa. Così come la difesa, rappresentata dagli avvocati Giuseppe Seminara, Giuseppe Panepinto e Maria Giambra.

A questo punto il Presidente si è riunito in Camera di consiglio per deliberare. Per decidere se Davico è incompatibile, però, bisognerà attendere il deposito delle motivazioni del processo d’Appello finito con le prescrizioni. Dopo avere detto di “condividere le osservazioni” fatte da accusa e difesa, il giudice ha rinviato l’udienza al 25 marzo, in attesa del deposito delle motivazioni del processo d’appello sul depistaggio Borsellino.

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