La diocesi di Bolzano è stata la prima diocesi cattolica italiana a portare avanti un’indagine sui casi di abusi sessuali. Per cui oggi – a distanza di quattro giorni dalla pubblicazione – il vescovo Ivo Muser, anche lui citato nel rapporto, ha dichiarato di assumersi la responsabilità delle omissioni chiedendo perdono. Prima di questa indagine, come si evince dal rapporto stesso redatto dallo studio legale Westpfahl-Spilker-Wastl di Monaco di Baviera, sono state deflagranti (ma ancora poche) le commissioni di inchiesta o le indagini su un fenomeno che appare “sistemico”, diffuso e in parte ancora sconosciuto nelle sue reali dimensioni. Anche perché come concludono i relatori delle varie inchieste l’abuso sessuale è un “abuso di potere“. Analizzando i rapporti redatti in Australia, Germania, Irlanda, Francia, Spagna e Portogallo è impossibile per i relatori non notare un minimo comun denominatore nelle reticenze, nell’assenza di empatia, nell’inazione rispetto alle denunce e in moltissimi casi all’insabbiamento. Scandali e inchieste sono esplose anche in Austria, in Belgio, in Olanda e negli Stati Uniti dove una straordinaria inchiesta del Boston Globe nel lontano 2002 portò alla luce la spaventosa abitudine di trasferire i preti pedofili permettendo così la moltiplicazione delle vittime.

“Da un punto di vista qualitativo, va notato che i casi di abuso sessuale non costituiscono deplorevoli casi isolati, essendo invece diffusi a tal punto da indurre a pensare che siano stati quantomeno favoriti, se non addirittura resi possibili, dalle stesse strutture ecclesiali. Gli autori degli abusi – ragionano i relatori – non agirono pertanto in modo isolato. L’abuso sessuale sui minori e la gestione di questi casi da parte dei responsabili ecclesiastici, non di rado assai carente, configurano pertanto un fenomeno di abuso di potere. Almeno nel contesto cattolico, la posizione di potere accordata ai rappresentanti della Chiesa si fonda, non da ultimo, sul cosiddetto clericalismo e sulla correlata posizione del clero. Altrettanto caratteristica è la totale assenza di empatia mostrata dai responsabili ecclesiastici nei confronti delle vittime e dei loro bisogni. Un elemento, questo, particolarmente sconvolgente per la Chiesa cattolica e che solo molto debolmente si può spiegare con una presunta scarsa conoscenza degli effetti degli abusi sessuali commessi sui minori”. Gli effetti sono suicidi, traumi piscologici inestirpabili nonostante lunghe terapie, esistenze condizionate per sempre.

Irlanda – Sono state diverse le inchieste in Irlanda. Il report, presieduto dalla giudice Yvonne Murphy che analizzava gli anni dal 1975 fino al 2004 e citato nell’analisi dello studio legale Westpfahl-Spilker-Wastl – segnalava le “coperture sistematiche” messe in atto da quattro ex vescovi per proteggere membri della Chiesa accusati di avere compiuto abusi sessuali su minori. In 30 anni si è arrivati a soli due processi penali canonici. “Al contrario, avrebbero avuto ampia e continua applicazione le norme del diritto canonico in materia di segretezza, addotte a giustificazione della mancata denuncia alle competenti autorità investigative dello Stato. L’atteggiamento delle autorità ecclesiastiche nei confronti delle parti lese sarebbe stato contrassegnato da prepotenza, arroganza, mostrandosi talvolta finanche subdolo“.

Oltre al Murphy Report c’è stato anche il Ryan Report, che ha raccolto oltre 2500 testimonianze di violenze e abusi su minori nelle scuole, nei seminari, nelle parrocchie cattoliche tra il 1930 e la fine degli anni Settanta, il rapporto Murphy ha puntato lo zoom sulla diocesi di Dublino, inquadrata appunto dal 1975 al 2004. Davanti alle denunce di abusi presentate dalle vittime o dalle loro famiglie, i vertici della Chiesa cattolica, anziché intervenire contro i colpevoli, hanno alzato un muro di silenzio, preoccupati solo di proteggere la reputazione dell’istituzione ecclesiale e di evitare i risarcimenti. Quattro ex arcivescovi di Dublino, insieme ai loro ausiliari e sacerdoti di fiducia sono accusati, nel rapporto Murphy, di aver coperto gli abusi. Un’indagine indipendente resa pubblica lo scorso settembre ha individuato oltre 2mila casi solo nelle scuole tra il 1927 e il 2013.

GermaniaAnche la Germania ha portato avanti alcune indagini, senza contare che in una è stato coinvolto anche papa Benedetto XVI accusato di quattro casi di negligenza quando era arcivescovo di Monaco e Frisinga, dal 1977 al 1981 e per cui il papa emerito ha chiesto scusa. Il report – indicato nell’indagine – analizza una enorme massa di dati da cui si evince che le notizie di accuse di abuso sessuale su minori riguarderebbero 1.670 esponenti del clero cattolico, pari al 4,4 per cento dei religiosi operanti negli anni dal 1946 al 2014, un numero stimato per difetto. I bambini e ragazzi coinvolti negli episodi di abuso sessuale sarebbero stati 3.677. Gli abusi sessuali avrebbero riguardato per il 62,8% rappresentanti del sesso maschile e per il 34,9% appartenenti al sesso femminile.

L’età media delle persone coinvolte di età nota si collocava tra i 10 e i 12 anni. I relatori riferiscono che “emergono inoltre elementi che lasciano supporre l’avvenuta distruzione o manipolazione, in epoche anteriori, dei fascicoli personali o di altri documenti di rilievo per le indagini”. Esiste un ulteriore rapporto del 2022. “Le reazioni nei confronti dei chierici sospettati di abusi sessuali rimanevano fino al 2010 ben al di sotto di quanto dovuto, soprattutto di quanto contemplato dal diritto canonico. Finanche i sacerdoti condannati per reati penali continuavano ad essere impiegati nell’attività pastorale, talvolta addirittura senza restrizione alcuna alla regolare attività parrocchiale”.

Australia – Al di là del proscioglimento della accuse, nel 2020 del cardinale George Pell, l’indagine portata a termine in Australia ha individuato 8mila vittime e 4mila istituzioni e “ha rivelato che i responsabili ecclesiastici erano al corrente di un gran numero di casi di abuso sessuale, ma hanno omesso di prendere misure ad hoc. La commissione arriva a concludere che, all’interno della Chiesa cattolica, ci sarebbe stato, per svariati decenni, un livello disastroso di carenze dirigenziali, soprattutto prima degli anni Novanta, e che questo avrebbe portato un gran numero di bambini, famiglie e comunità a dover sopportare molte sofferenze. La Chiesa guardava con disinteresse e ignoranza alle parti lese”.

Francia – Sono del 2021 i risultati dell’indagine in Francia che aveva stimato almeno 10mila vittime. Ma i dati citati dai relatori dello studio legale Westpfahl-Spilker-WastlSulla mostrano un quadro sconcertante per cui alla sulla base dell’indagine demoscopica e di analisi integrative, la commissione ritiene che in Francia, nell’ambito della Chiesa cattolica, ci siano stati complessivamente circa 330mila minori vittime di violenza sessuale, di cui circa 216.000 vittime di chierici e appartenenti a ordini religiosi. Il numero di vittime documentate agli atti ammonta invece a 4.832, mentre le segnalazioni arrivate alla commissione furono 2.738. Mentre il numero di accusati/autori è stimato tra i 2.900 e i 3.300. “Il diritto canonico è del tutto inidoneo a combattere la violenza sessuale, nonché totalmente inadeguato a garantire un processo equo e la tutela dei diritti umani in una questione così delicata come quella degli abusi sessuali sui minori. Per la maggior parte del periodo esaminato, quello della Chiesa fu un atteggiamento essenzialmente di occultamento, relativizzazione o addirittura di negazione.

Portogallo – Nel 2023 un rapporto indipendente ha rivelato che, in oltre 70 anni, ci siano state “almeno 4.815 vittime”. Nel report si conclude che sono state 512 le testimonianze complessivamente validate delle vittime e utilizzate come base per le valutazioni. “Basandosi su calcoli molto approssimativi, la commissione stima che le 512 vittime sapessero di o
fossero state in contatto con circa 4.300 altre vittime”. Il 52% delle vittime di abusi erano ragazzi e il 42% ragazze. I minori abusati avevano in media 11,2 anni quando hanno iniziato a subire violenze sessuali. Ci sono stati casi in tutti i distretti, soprattutto a Lisbona, Porto, Braga, Santarém e Leiria. Il picco degli abusi si è verificato tra il 1960 e il 1990. I principali luoghi dove avvenivano erano i seminari, i collegi gestiti dalla chiesa e i gruppi scout.

“Non c’è abuso sessuale privo di strascichi emotivi su un minore. Tracce di queste esperienze – spiegano i relatori – sono sempre presenti, anche quando la vittima le neghi attraverso l’autocontrollo. La sofferenza subita dalle vittime non solo è percepita come grave, ma viene scoperta solo raramente al momento giusto, facendo sì che la vittima se la trascini in silenzio per decenni, in molti casi anche fino ad oggi e con la prospettiva negativa che la sofferenza continuerà a farsi sentire anche in futuro”.

Spagna – La cosiddetta Unità di attenzione alle vittime ha raccolto notizie e informazioni su 487 vittime di abusi, ma ci sono state dichiarazioni da parte di 400mila persone. La stragrande maggioranza dei casi ha interessato persone di sesso maschile (410, ossia 84,19%). In un numero assai prevalente di casi si parla palpeggiamenti a sfondo sessuale. In 115 casi ci fu stupro. “Le conseguenze descritte degli atti di abuso corrispondono in gran parte a quelle indicate anche nel contesto di altre indagini. Circa un terzo degli intervistati ha dichiarato di aver sofferto di disturbi post-traumatici. Anche i pensieri suicidari non sono rari. La risposta della Chiesa a questi episodi è stata contrassegnata a lungo dalla negazione e minimizzazione delle accuse. Solo quando i casi di abuso hanno avuto maggiore risonanza pubblica e in seguito all’emanazione di linee guida della Santa Sede sono adottate misure più severe, seppure più orientate alla prevenzione che alla riparazione. In alcuni casi vi furono anche pressioni esercitate dalla Chiesa sulle vittime“. Partendo da 1.383 segnalazioni disponibili, il numero di parti lese risulta di almeno 2.056 persone. Molte delle segnalazioni riguarderebbero autori di reati plurimi e recidivi, con quasi 300 denunce aventi per oggetto abusi protrattisi nel corso di diversi anni.

Le cause – Indifferenza, mancanza di empatia per le vittime le cui famiglie a volte hanno subito pressioni, insabbiamenti. ma come si è arrivati a questa enorme quantità di abusi? Una delle risposte è che la Chiesa “ha favorito, a molti livelli, gli abusi sessuali” perché “nella formazione dei sacerdoti si sono a lungo trascurati gli aspetti della maturità psicosessuale e dell’attitudine personale. L’esaltazione del ministero sacerdotale e le sfide, dovute anche al celibato, incontrate nella pratica sacerdotale possono essere viste come fattori favorenti”. Alla base ci sono anche altri fattori: “La concezione del peccato, la morale sessuale, le modalità di gestione dei segreti e del potere necessitano di essere riconsiderate a livello teologico-ecclesiologico. Una governance deficitaria in termini di controllo, responsabilità, organizzazione e dirigenza ha dato inoltre un ‘contributo’ al fenomeno. L’esigenza di evitare fastidi e scandali ha spostato sin dall’inizio l’attenzione su altre priorità, determinando soprattutto una scarsa attenzione per le sorti delle persone offese”. Vittime quasi mai ascoltate o aiutate. E solo in rarissimi casi – se non unici – risarcite.

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