Gaetano Capuano, barbiere-poeta: le sue forbici che danzano sono un metronomo della perfezione

“Ricky, vai a cercare Gaetano Capuano, è un poeta che scrive in dialetto siciliano, per me è uno dei maggiori poeti viventi ed è pure un parrucchiere”, così mi ha scritto un mese fa lo scrittore teramano Massimo Ridolfi (vi consiglio il suo bellissimo libro di racconti intitolato 49 racconti della solitudine), come potevo farmi sfuggire questa occasione?
A Gaetano non piace la parola parrucchiere, quindi lo chiamerò barbiere d’ora in poi. Come ogni siciliano che si rispetti Gaetano ha voluto prima conoscermi per fiutarmi, per guardarmi negli occhi (nel mio caso gli occhiali), e credo di avere superato l’esame perché mi ha detto di ritornare con la videocamera. Voi ormai sapete che ho la fortuna o sfortuna di non lavorare, quindi sono molto interessato a raccontare i mestieri. Ho trovato già molto poetico l’abbinamento barbiere-poeta, in fondo anche sferruzzare una barba per dare una forma o tagliare i capelli ribelli è una metafora dello scrivere versi, si tagliano le parole in più, in eccedenza, per dare appunto una forma, uno stile.
Gaetano mi ha accolto nella sua putìa (bottega in siciliano) con l’ospitalità e generosità tipica dei siciliani, ha anche invitato due suoi clienti molto affezionati per farmeli
conoscere e movimentare il film ritratto, così ho potuto filmare Mario Napoli e Francesco (non ricordo il cognome), Mario è originario di Calascibetta in provincia di Enna,
è un uomo affettuoso che porta sempre ogni mattina al suo poeta una focaccia, mentre Francesco è un milanese alla Pozzetto, simpatico e amante della vita in tutte le sue
manifestazioni epidermiche e sensuali. Gaetano è di Agira (scrive in dialetto agirese), sempre in provincia di Enna e ha iniziato nel suo paesino come insaponatore di barbe. Gaetano è un barbiere di classe, la sua putìa è piena di premi poetici, targhe, foto di famiglia (i genitori e l’adorata moglie che non c’è più fisicamente ma è sempre nel suo cuore di uomo e poeta), ha due figlie che adora, ha vetrine con tutta “l’argenteria”, i vecchi strumenti del mestiere, ci sono tutti i libri di poesie che ha pubblicato e ci sono libri che altri poeti e scrittori gli hanno dedicato. Da Gaetano si va per appuntamento, non vuole persone sedute in attesa, il suo compito è dedicarsi completamente a un cliente alla volta. Così si deve fare, senza fretta, lui non ama chi “ha gli spilli nel sedere”, concediamoci un momento di relax senza stress! Facciamoci coccolare!
Gaetano ormai è un fine conoscitore dell’animo umano: “tutti hanno un tallone d’Achille, basta sapere ascoltare e dire la parola giusta e il cliente si confida, ti racconta tutto”. Ha un rapporto bellissimo con i bambini, nel libro di versi dedicato al suo mestiere infatti ci sono tante poesie dedicate ai suoi piccoli clienti, che poi sono i clienti del futuro, come giustamente fa osservare. La sua non è un’ispirazione libresca, letteraria; il suo verso si accende solo nel contatto con le persone, è un verso umano.
Gaetano è arrivato alla poesia intorno ai 35 anni, si è messo diligentemente a studiare la metrica, le regole della versificazione, prende ogni cosa con serietà, ma senza
essere mai serioso, con leggerezza ma senza superficialità, perché la leggerezza è tutto tranne che superficialità. Le sue forbici danzano, sono un metronomo della
perfezione, hanno ritmo come il ritmo delle sue poesie. Poesie nette, taglienti, precise e profonde che rivelano il mistero dell’essere umano e dell’amore.
Il suo cliente più amato (anche se li ama tutti in modo diverso) è stato il grande poeta Franco Loi. Gaetano si è nutrito di questa conoscenza, ne ha fatto tesoro e ispirazione. Sono diventati amici intimi, pensate che Gaetano ha accudito Franco Loi negli ultimi giorni di vita del poeta, andava a casa sua a fargli la barba, e tra una insaponata e l’altra gli leggeva delle poesie. Loi rifiutava il cibo, non mangiava quasi più, un caffè con qualche biscottino, ma non poteva rinunciare al nutrimento della parola. “Sai Gaetano, è da due giorni che nell’angolo di quel soffitto vedo la mia anima“, queste sono state le ultime bellissime parole che Gaetano non dimenticherà mai. Loi gli ha anche suggerito il titolo per l’ultimo libro di Gaetano che uscirà a breve, gli ha detto: “Gaetano, l’amore non ha titoli”. L’amore non ha titoli, questo sarà appunto il titolo.
Una cosa che mi ha fatto sorridere è questa: in una dedica a Gaetano, Loi scrisse “con amore”, e Gaetano che è un siciliano, un “masculo dalla testa ai piedi”, si è un
po’ imbarazzato, non perché pensasse a nulla di licenzioso, ma non era abituato a questa parola tra uomini. Poi ha capito, ha capito tutto, ha capito che Loi era amore
e l’amore si innamora sempre: di un volto, di una passante, di un verso. Franco Loi era in amore con le poesie di Gaetano. Quell’anima che Loi vedeva negli ultimi due
giorni della sua vita è l’anima che abbiamo tutti, la cosa più preziosa che ci sia. E Gaetano lo sa, lo sa che ogni suo cliente ha un’anima. L’anima è forse l’unica cosa
che non si può tagliare con la danza delle forbici, teniamocela stretta e nello stesso tempo doniamola agli altri. Come dice Mario Napoli: “Ogni libro ha un’anima, anche
lo scritto di un bambino ha un’anima, e noi dobbiamo avvicinarci a un libro con le braccia aperte”.
Dopo il film mi sono fatto insaponare la barba ed è stato bellissimo. Grazie Gaetano. Per chi volesse “ritagliarsi” poco più di trenta minuti da dedicare a un barbiere-poeta, qui sotto allego il mio film ritratto. Buona visione.
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