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“Mafia a tre teste” in Lombardia, minacce di morte al procuratore di Milano e alla pm che ha indagato: allerta massima, sicurezza rafforzata

In seguito a un'informativa riservata, la vigilanza è stata rafforzata ed è stata aperta un'indagine a Brescia. I timori per i legami con l'inchiesta Hydra
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È allerta massima per le minacce di morte, esplicite, al procuratore capo di Milano Marcello Viola e alla pm della Dda Alessandra Cerreti. I due erano già sotto scorta da tempo ma ora, in seguito a un’informativa riservata, la vigilanza è stata rafforzata prevedendo anche il divieto di parcheggio vicino alle loro abitazioni e altre misure di sicurezza. L’allarme è legato all’inchiesta Hydra, che ha ricostruito – secondo la procura milanese – una vera e propria alleanza in Lombardia tra Cosa Nostra, Camorra e ‘Ndrangheta. La pubblico ministero Cerreti è la titolare del fascicolo e Viola se ne è direttamente interessato, andando in aula, negli scorsi mesi, a convincere il Tribunale del Riesame della bontà della ricostruzione che era stata in larga parte cassata dal giudice per le indagini preliminari nell’ottobre 2023.

L’informativa – come riportano le pagine locali di Repubblica e Corriere della Sera – ha anche portato all’apertura di un’inchiesta da parte della Procura di Brescia, competente sulle indagini che vedono vittima le toghe milanesi. L’inchiesta Hydra è entrata nel vivo proprio in questi giorni con la conferma della Corte di Cassazione dell’impianto dell’accusa di mafia e l’esecutività degli arresti, respinti a suo tempo dal giudice per le indagini preliminari. Tra questi quello di Gioacchino Amico, poi scarcerato perché aveva già passato un anno in custodia cautelare per altri reati, e Giovanni Abilone, ritenuto dagli inquirenti uno degli esponenti mafiosi collegati al mandamento di Castelvetrano di Matteo Messina Denaro. È invece ancora irreperibile Paolo Aurelio Errante Parrino, 77 anni, considerato il “punto di raccordo” tra il presunto “sistema mafioso” in Lombardia e Messina Denaro.

Proprio negli scorsi giorni – mercoledì sera – è stato scoperto un arsenale a disposizione di Abilone, accusato insieme al fratello Rosario di estorsione e di reati finanziari per svariate centinaia di milioni. L’uomo è stato fermato dagli agenti in borghese della Squadra Mobile mentre si trovava a Milano a bordo del suo suv tra via Archimede e piazza San Babila. Aveva con sé cocaina e una Smith&Wesson calibro 38 special. Quando i poliziotti hanno perquisito un capannone accanto alla sua casa in provincia di Varese hanno ritrovato una mitragliatrice, due fucili, tre pistole, due silenziatori, una carabina e oltre mille proiettili. “Le ho trovate durante una escursione in montagna”, ha detto davanti alla giudice per le indagini preliminari Patrizia Nobile, senza essere creduto.

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