L’inflazione ha vanificato l’aumento della ricchezza netta delle famiglie italiane registrato nel 2023 grazie al buon andamento dei mercati finanziari. I dati di Istat e Banca d’Italia raccolti nel rapporto ‘La ricchezza dei settori istituzionali in Italia’ mostrano che la ricchezza netta delle famiglie italiane a dicembre 2023 era pari a 11.286 miliardi di euro complessivi, pari a 191mila euro pro capite: +4,5% rispetto al 2022 a prezzi correnti. Ma, valutata a prezzi costanti, è ancora inferiore a quella del 2021 di oltre sette punti percentuali.

L’aumento delle attività non finanziarie rispetto all’anno precedente (+1,6% a prezzi correnti) è stato trainato dalle abitazioni, il cui valore è cresciuto in misura significativa per il secondo anno consecutivo. Il valore delle attività finanziarie è poi aumentato del 7,1%, principalmente per effetto dell’andamento positivo dei prezzi di azioni, quote di fondi comuni e riserve assicurative, più che compensando le perdite in conto capitale osservate nel 2022. Le famiglie hanno investito sempre di più in titoli, soprattutto pubblici, mentre i depositi hanno registrato la diminuzione più marcata dal 2005 (-3,2%).

Le passività finanziarie sono rimaste stabili, con una modesta riduzione dei prestiti bilanciata dall’aumento degli altri conti passivi. Nel confronto internazionale, il rapporto tra la ricchezza netta e il reddito lordo disponibile delle famiglie è rimasto stabile nel 2023 in Italia, Canada e Germania, mentre è fortemente diminuito per il secondo anno consecutivo in Francia e Regno Unito.

Tra le attività reali delle società non finanziarie, che costituiscono il 56,8% della loro ricchezza lorda, nel 2023 ha continuato a crescere il valore degli impianti e macchinari. Dal lato finanziario, è sensibilmente aumentato il valore di mercato delle azioni in portafoglio mentre, per la prima volta dal 2012, i depositi si sono ridotti. La ricchezza netta è rimasta pressoché stabile rispetto al 2022 poiché alla complessiva crescita delle attività, reali e finanziarie, è corrisposta quella, di simile importo, delle passività, principalmente per effetto dell’aumento del valore delle azioni che ha più che compensato il calo dei prestiti. Il livello di indebitamento è calato, come è avvenuto anche per le imprese tedesche, mentre è salito per quelle francesi. La contrazione dei bilanci delle società finanziarie, in atto dal 2022, è proseguita anche nel 2023, con una riduzione pari a circa il 3% sia della ricchezza lorda sia delle passività.

La diminuzione delle consistenze all’attivo ha interessato principalmente i depositi e i prestiti, mentre, al passivo, la significativa contrazione della raccolta di depositi è stata parzialmente controbilanciata dalla crescita del valore delle azioni, sospinta dall’andamento dei prezzi. Alla fine del 2023 la ricchezza netta delle amministrazioni pubbliche è risultata negativa per 1.432 miliardi di euro, in peggioramento rispetto al 2022 soprattutto per effetto di una forte crescita delle passività (+8,8%) che ha più che controbilanciato quella, lieve, delle attività (+0,9%). Nel confronto internazionale, la dinamica del rapporto tra la ricchezza netta delle amministrazioni pubbliche e il Pil in Italia è stata simile negli ultimi anni a quella nel Regno Unito, seppure con un calo più accentuato nel 2023, anno in cui si è osservata una forte riduzione del rapporto anche in Francia.

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