La vita sulla Terra portata da un asteroide? Sì, possibile. Quelli che gli scienziati chiamano i mattoni della vita come amminoacidi e basi di Dna e Rna sono stati scoperti nei campioni di rocce e polveri prelevati dall’asteroide Bennu nel 2018 e portati sulla Terra dalla missione Osiris-Rex della Nasa. Che ci fosse materia organica sugli asteroidi si sospettava da tempo e tracce erano state viste anche nei meteoriti trovati sulla Terra, ma questo risultato è la conferma definitiva che gli asteroidi contengono gli elementi alla base della vita e che potrebbero averli portati sulla Terra. La scoperta è pubblicata in due articoli su Nature e Nature Astronomy.

La sonda – La sonda era partita nel 2016 per un missione straordinaria: avvicinare un asteroide, prelevarne un campione e riportarlo sulla Terra per studiarlo. L’aggancio dell’asteroide Bennu era avvenuto due anni dopo. A distanza di sette anni la sonda sta tornando e manca davvero poco, solo 48 ore, al rientro. Il conto alla rovescia per il rientro era iniziato a marzo. Paradossalmente l’arrivo sulla Terra della capsula con circa 250 grammi di materiale dell’asteroide Bennu rappresenta una delle fasi più critiche di tutta la missione, perché il prezioso bottino dovrà essere protetto non solo dal calore e dalle vibrazioni dovute all’ingresso in atmosfera, ma anche dai contaminanti terrestri.

La preparazione – I membri del team di Osiris-Rex insieme ai partner della missione hanno simulato i piani di navigazione in vari scenari di meteo, attività solare e detriti spaziali, per garantire che il rientro della capsula avvenga all’interno di un’area mirata entro i 13 minuti previsti. In estate si sono svolte le esercitazioni sul campo delle squadre di recupero, responsabili della messa in sicurezza del sito di atterraggio e dell’elitrasporto della capsula in una camera bianca portatile.

La missione – Osiris-Rex – acronimo che sta per Origins, Spectral Interpretation, Resource Identification, Security-Regolith Explorer – aveva osservato e studiato l’asteroide Bennu prima di far posare il braccio robotico che aveva prelevato i preziosi campioni dell’asteroide. La sonda, grande quanto un Suv, si era appoggiata sul corpo celeste dele diametro di circa 500 metri, considerato potenzialmente pericoloso perché secondo le stime elaborate negli anni scorsi aveva una possibilità su 2.700 di colpire la Terra nei prossimi 200 anni.

L’esperto – La scoperta di amminoacidi e basi di Dna e Rna sui campioni dell’asteroide Bennu “dimostra per la prima volta l’abbondanza della materia organica tipica della vita” su un corpo celeste di questo tipo e “conferma le attese” della comunità scientifica ha detto all’Ansa l’astrobiologo John Brucato, dell’osservatorio di Arcetri dell’Istituto Nazionale di Astrofisica.

Finora amminoacidi sono stati scoperti nei meteoriti, ossia in frammenti di asteroidi caduti sulla Terra, “ma i meteoriti avrebbero potuto subire alterazioni a causa del contatto con l’atmosfera o nell’ambiente terrestre. C’è sempre stato il dubbio che gli amminoacidi trovati fossero terrestri. Per questo – osserva Brucato – è nata l’idea di organizzare missioni spaziali per andare a raccogliere i campioni direttamente sugli asteroidi”. Sono nate così la missione Osiris-Rex della Nasa, partita nel 2018 e che nel 2023 ha portato sulla Terra rocce e polveri dell’asteroide Bennu, e la missione Hayabusa-2 dell’agenzia spaziale giapponese Jaxa che nel 2020 ha portato a Terra i campioni dell’asteroide Ryugu.

Il bombardamento di asteroidi e comete – “È importante il ruolo che gli asteroidi hanno nell’origine della vita. A circa 55 milioni di anni dalla formazione del nostro Sistema Solare è avvenuto un grande bombardamento di asteroidi e comete e in quello stesso periodo è nata la vita sulla Terra”. Quei corpi celesti “hanno portato sulla Terra materia organica e acqua” e “adesso si tratta di capire quali molecole siano arrivate. Non si sta dicendo – precisa – che la vita sia stata portata sulla Terra dagli asteroidi perché su questi corpi celesti non ci sono batteri, ma negli asteroidi sono avvenuti processi chimico-fisici che hanno permesso la formazione di molecole complesse”. La quantità di amminoacidi scoperta su Bennu è inoltre “di gran lunga superiore rispetto a quella trovata nei meteoriti”. Dalle due ricerche emerge inoltre che asteroidi ricchi di carbonio, come Bennu, in passato hanno avuto acqua liquida al loro interno. È stato lo stesso per il corpo celeste dal quale è nato Bennu in seguito a un impatto: entrambi “avevano materia organica e acqua liquida“.

Lo studio su Nature

Lo studio su Nature (2)

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I “mattoni della vita” sull’asteroide Bennu, gli scienziati: “Abbiamo trovato materiali e sostanze inaspettati”

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