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Nuova inchiesta sui “serbatoi” di lavoratori, sequestrati 46 milioni alla filiale italiana di FedEx

Si tratta della 33esima indagine, in circa 5 anni, della Procura di Milano che mette nel mirino le filiere di manodopera di grandi multinazionali
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Nuova inchiesta sui “serbatoi” di lavoratori. Questa volta nel mirino della procura di Milano – con i pm Paolo Storari e Valentina Mondovì – è finita la filiale italiana del colosso statunitense FedEx, società leader “nel settore dei trasporti e della spedizione espressa di prodotti”. Il Nucleo di polizia economico finanziaria della Guardia di finanza di Milano ha eseguito un sequestro preventivo d’urgenza per frode fiscale per oltre 46 milioni di euro.

L’indagine, come molte altre coordinate dalla Procura milanese (l’ultima ha riguardato Despar), vede al centro il “fenomeno della somministrazione illecita di manodopera” e i cosiddetti “serbatoi” di lavoratori, a cui non venivano corrisposti gli “oneri di natura previdenziale e assistenziale”. La società è indagata per la legge sulla responsabilità amministrativa degli enti assieme alla manager firmataria della dichiarazione Iva 2022, Stefania Pezzetti, 56enne torinese ex amministratrice delegata di FedEx (oggi è ceo di Brt) e presidente della Federazione italiana trasportatori (Fedit), e a Jan Bernd Haaksman, 54enne dei Paesi Bassi che risponde per la presunta frode del 2023

Il sequestro, che dovrà essere convalidato da un gip, ha riguardato la “società milanese leader nazionale nel settore dei trasporti e della spedizione espressa di prodotti”, come si legge in una nota firmata dal procuratore Marcello Viola. Dalle indagini, condotte “con la collaborazione del Settore Contrasto Illeciti dell’Agenzia delle Entrate”, è emerso, come in altre inchieste coordinate dal pm Storari, “il fenomeno della somministrazione illecita di manodopera”. E una “complessa frode fiscale derivante dall’utilizzo, da parte della beneficiaria finale”, ossia FedEx, “del meccanismo illecito di fatture per operazioni giuridicamente inesistenti a fronte della stipula di fittizi contratti d’appalto per la somministrazione di manodopera, in violazione della normativa di settore, che ha portato all’emissione e al conseguente utilizzo dei falsi documenti”. Ricostruendo la “filiera della manodopera”, è stato rilevato che “i rapporti di lavoro con la società committente sono stati ‘schermati’ da società ‘filtrò che a loro volta si sono avvalse di diverse società cooperative (società ‘serbatoio’), che hanno sistematicamente omesso il versamento dell’Iva” e “degli oneri di natura previdenziale e assistenziale”.

Si tratta della 33esima indagine, in circa 5 anni, della Procura di Milano che mette nel mirino le filiere di manodopera di grandi multinazionali o aziende leader nella penisola di logistica e facchinaggio (Dhl, Gls, Ups, Brt, Schenker, Geodis, UberEats, Chiapparoli, GXO Logistics Italy, AF Logistics spa), moda (Movimoda, Giorgio Armani Operations, Alviero Martini, Manufactures Dior), e-commerce (Amazon), vigilanza (Securitalia, Mondialpol, Cosmopol, All System, Battistolli), grande distribuzione (Carrefour, Lidl, Spreafico, Esselunga, Aspiag-Despar) e altri colossi di alimentare, costruzioni, pulizie, eventi con contestazioni che, a seconda dei casi, spaziano dalle frodi fiscale, al caporalato, all’omessa vigilanza sugli appalti e che hanno portato a recuperare al fisco circa 600 milioni di euro e alla stabilizzazione di migliaia di lavoratori. In molti casi – a fronte di assunzioni e regolarizzazioni – i fronti giudiziari sono stati chiusi.

Articolo aggiornato il 10 marzo 2025

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