“Abbiamo certe idee e le nostre idee sono sempre quelle che devono andare avanti, i nostri principi, perché poi moriamo, buttiamo il sangue”. “L’importante quello è, però così dobbiamo morire, come nasciamo dobbiamo morire”. Le parole dei due anziani uomini d’onore rispecchia cosa rappresenta per loro ancora oggi la mafia. Da una parte c’è il 72enne Girolamo Buscemi, detto “Mummino”, referente del mandamento di Passo di Rigano, e dall’altra l’82enne Francesco Bonura, già imprenditore edile e uomo d’onore della stessa famiglia. I due vecchi boss sono usciti dal carcere dopo anni di detenzione, eppure una volta in libertà, sono tornati a riprendere le redini dei territori che controllano da generazioni, gestendo appalti pubblici, autorizzazioni, concessioni, estorsioni, riscossione crediti, attività commerciali fino al procacciamento di voti per le elezioni.
L’indagine – I due vecchi boss sono stati arrestati insieme ad altre 17 persone, 22 gli indagati in tutti, nell’inchiesta della Dda di Palermo, coordinata dal procuratore capo, Maurizio de Lucia, dall’aggiunto Marzia Sabella e dal sostituto Giovanni Antoci. Si tratta della prosecuzione dell’operazione antimafia di luglio 2019, quando in carcere finirono i referenti del mandamento di Passo di Rigano, a partire da Tommaso Inzerillo e Giovanni Buscemi, detto “Farfalla”, e della famiglia di Uditore, formata dai fratelli Gaetano e Giuseppe Sansone. Secondo le indagini della squadra mobile di Palermo guidata da Marco Basile e la Sezione criminalità organizzata, il vuoto venutosi a creare dagli arresti del 2019, è stato colmato da Buscemi, fratello di Giovanni, e da Agostino Sansone (76 anni), fratello di Gaetano e Giuseppe. A loro si è aggiunto l’anziano Bonura, “già storico e influente sottocapo della famiglia di Uditore, tornato in libertà il 13 novembre 2020”, dopo vent’anni di carcere.
I tre vecchi padrini – Sulla carta imprenditore edile, ma per gli inquirenti sarebbe il reggente della famiglia mafiosa di Uditore. Agostino Sansone è storicamente legato a Totò Riina, tanto che ha costruito insieme ai fratelli Gaetano e Giuseppe il complesso residenziale di via Bernini a Palermo, dove il capo dei capi visse gli ultimi anni della sua latitanza. Sansone è finito in manette pochi giorni prima delle comunali di Palermo di giugno 2022 con l’accusa di voto di scambio politico mafioso. Tornato in libertà dopo l’assoluzione in primo grado, è in attesa della sentenza di appello. Girolamo Buscemi invece, fratello di Giovanni, in passato è stato processato per mafia ma poi assolto in Cassazione. Anche Bonura è un imprenditore edile legato ai corleonesi Riina e Bernardo Provenzano, a cui durante la pandemia Covid erano stati concessi i domiciliari, poi revocati in meno di un mese.
“Non diamo confidenza a nessuno” – In questi anni, gli investigatori hanno ascoltato e monitorato gli incontri dei vecchi boss ritornati in libertà. Li hanno sentiti parlare non solo di affari e alleanze, ma anche su come cambiava pelle Cosa nostra, sull’inaffidabilità dei sodali dell’Acquasanta, e sugli affiliati diventati collaboratori di giustizia e definiti “sbirri”. “Ormai la (Acquasanta, ndr) non diamo più confidenza a nessuno, a chi gliela devo dare sta confidenza?” domanda Buscemi. “Con Enzo Galatolo, mischino, non so se è ancora vivo… suo figlio lo accusava, sua figlia lo accusava, suo nipote lo accusava, insomma è combinato che… è quello mischino si faceva la galera!”, dice Bonura. “Quest’altro l’ultimo, il più piccolo… un folle meglio di lui è… il più piccolo di tutti, che si è fatto sbirro l’anno scorso, il Vito, quello Galatolo, quest’altro pezzo di brunello…”, aggiunge Buscemi. “I parenti del Fontana pure… perché, i figli del Fontana non si sono fatti pure sbirri??”, replica Bonura. Un chiaro riferimento a Gaetano Fontana, figlio di Stefano boss dell’Acquasanta, che ha reso dichiarazioni agli inquirenti.
L’omertà dell’uomo d’onore – Buscemi e Bonura parlano anche delle nuove generazioni di criminali. “C’è ogni tanto qualche scemo che ancora va facendo lo stupido a domandare il pizzo… ancora forse non lo hanno capito che questa strada la devono finire”, dice Buscemi. “Là, se vogliono lavorare in mezzo a quella porcheria, c’è chi ci vuole lavorare. Ma andarci a domandare, per andarsi a fare 15 anni”, replica Bonura. Per gli investigatori “quella porcheria” sarebbe il traffico di droga. “Chi ci vuole lavorare, no Franco! Quindici anni di carcere senza mangiare…”, aggiunge Buscemi. “Io una lira di queste situazioni non l’ho presa mai”, spiega Bonura alludendo di non aver mai preso proventi da quel genere di attività. La loro visione è quella di uomini d’onore di altri tempi, con valori mafiosi radicati alle vecchie tradizioni. “Abbiamo certe idee e le nostre idee sono sempre quelle che devono andare avanti, i nostri principi, perché poi moriamo, buttiamo il sangue”, dice Bonura. “L’importante quello è, però così dobbiamo morire, come nasciamo dobbiamo morire”, replica Buscemi. “È venuto quello a dirmi, la prima, la seconda, il direttore, il chi, il come, i sbirri, mi venivano a spronare tutti perché volevano sapere: i politici, di questo, di quello… per dirti la verità verità, ammesso che io avessi un rapporto con qualcuno, o l’ho avuto, e ho avuto fiducia in quelle persone, e io, mi tradisci a me – spiega Bonura -. Oggi, potessi avere dico, no un mitra, ‘tu tu’, fare e dire, ma a chi mi ha fatto bene che ho stimato per il passato, io non lo tocco, fate quello che volete, mi volete fare l’ergastolo, datemelo…”.
Bonura e “Mafia e Appalti” – Il silenzio di Bonura sarebbe legato a vecchie storie risalenti agli anni ’90. Di recente la procura di Caltanissetta, guidata da Salvatore de Luca, ha puntato i riflettori su una vecchia indagine: i pm hanno riascoltato alcune intercettazioni degli anni ’90 in cui sarebbe emerso l’interessamento dell’allora imprenditore e politico democristiano Ernesto Di Fresco, già presidente dell’Amministrazione provinciale di Palermo, per aggiustare il processo di appello che vedeva imputato proprio Bonura per il duplice omicidio Chiazzese-Dominici, poi assolto sia in Corte di assise che in secondo grado. Per questa vicenda sono finiti sotto inchiesta, con l’accusa di aver insabbiato l’indagine, gli ex magistrati Gioacchino Natoli e Giuseppe Pignatone e l’allora capitano della Guardia di Finanza, Stefano Screpanti.
La cassaforte dei boss – Il gip Antonella Consiglio ha disposto i sigilli a sette società che sarebbero conducibili ai boss, tra cui la Golden Blu costruzioni Srl e la Società Cooperativa Futura. A queste si aggiungono Florens Srl, VB Immobiliare Srl e Ad Astra Re Srl che secondo gli inquirenti sarebbero state le “cassaforti” di Bonura. Ma anche la discoteca Notr3, riconducibile ad Alessandro Costa (arrestato) negli interessi della famiglia Sansone. In manette è finito anche l’architetto Mauro Pace, accusato di estorsione insieme a Roberto Sansone, perché avrebbe costretto un costruttore a pagare oltre 170 mila euro per lavori mai svolti dall’impresa dei Sansone.
Cosa Nostra
Buscemi, Bonura e Sansone: i vecchi boss scarcerati erano tornati a comandare a Palermo. “Come nasciamo dobbiamo morire”
Le intercettazioni: “Abbiamo certe idee e le nostre idee sono sempre quelle che devono andare avanti, i nostri principi”
“Abbiamo certe idee e le nostre idee sono sempre quelle che devono andare avanti, i nostri principi, perché poi moriamo, buttiamo il sangue”. “L’importante quello è, però così dobbiamo morire, come nasciamo dobbiamo morire”. Le parole dei due anziani uomini d’onore rispecchia cosa rappresenta per loro ancora oggi la mafia. Da una parte c’è il 72enne Girolamo Buscemi, detto “Mummino”, referente del mandamento di Passo di Rigano, e dall’altra l’82enne Francesco Bonura, già imprenditore edile e uomo d’onore della stessa famiglia. I due vecchi boss sono usciti dal carcere dopo anni di detenzione, eppure una volta in libertà, sono tornati a riprendere le redini dei territori che controllano da generazioni, gestendo appalti pubblici, autorizzazioni, concessioni, estorsioni, riscossione crediti, attività commerciali fino al procacciamento di voti per le elezioni.
L’indagine – I due vecchi boss sono stati arrestati insieme ad altre 17 persone, 22 gli indagati in tutti, nell’inchiesta della Dda di Palermo, coordinata dal procuratore capo, Maurizio de Lucia, dall’aggiunto Marzia Sabella e dal sostituto Giovanni Antoci. Si tratta della prosecuzione dell’operazione antimafia di luglio 2019, quando in carcere finirono i referenti del mandamento di Passo di Rigano, a partire da Tommaso Inzerillo e Giovanni Buscemi, detto “Farfalla”, e della famiglia di Uditore, formata dai fratelli Gaetano e Giuseppe Sansone. Secondo le indagini della squadra mobile di Palermo guidata da Marco Basile e la Sezione criminalità organizzata, il vuoto venutosi a creare dagli arresti del 2019, è stato colmato da Buscemi, fratello di Giovanni, e da Agostino Sansone (76 anni), fratello di Gaetano e Giuseppe. A loro si è aggiunto l’anziano Bonura, “già storico e influente sottocapo della famiglia di Uditore, tornato in libertà il 13 novembre 2020”, dopo vent’anni di carcere.
I tre vecchi padrini – Sulla carta imprenditore edile, ma per gli inquirenti sarebbe il reggente della famiglia mafiosa di Uditore. Agostino Sansone è storicamente legato a Totò Riina, tanto che ha costruito insieme ai fratelli Gaetano e Giuseppe il complesso residenziale di via Bernini a Palermo, dove il capo dei capi visse gli ultimi anni della sua latitanza. Sansone è finito in manette pochi giorni prima delle comunali di Palermo di giugno 2022 con l’accusa di voto di scambio politico mafioso. Tornato in libertà dopo l’assoluzione in primo grado, è in attesa della sentenza di appello. Girolamo Buscemi invece, fratello di Giovanni, in passato è stato processato per mafia ma poi assolto in Cassazione. Anche Bonura è un imprenditore edile legato ai corleonesi Riina e Bernardo Provenzano, a cui durante la pandemia Covid erano stati concessi i domiciliari, poi revocati in meno di un mese.
“Non diamo confidenza a nessuno” – In questi anni, gli investigatori hanno ascoltato e monitorato gli incontri dei vecchi boss ritornati in libertà. Li hanno sentiti parlare non solo di affari e alleanze, ma anche su come cambiava pelle Cosa nostra, sull’inaffidabilità dei sodali dell’Acquasanta, e sugli affiliati diventati collaboratori di giustizia e definiti “sbirri”. “Ormai la (Acquasanta, ndr) non diamo più confidenza a nessuno, a chi gliela devo dare sta confidenza?” domanda Buscemi. “Con Enzo Galatolo, mischino, non so se è ancora vivo… suo figlio lo accusava, sua figlia lo accusava, suo nipote lo accusava, insomma è combinato che… è quello mischino si faceva la galera!”, dice Bonura. “Quest’altro l’ultimo, il più piccolo… un folle meglio di lui è… il più piccolo di tutti, che si è fatto sbirro l’anno scorso, il Vito, quello Galatolo, quest’altro pezzo di brunello…”, aggiunge Buscemi. “I parenti del Fontana pure… perché, i figli del Fontana non si sono fatti pure sbirri??”, replica Bonura. Un chiaro riferimento a Gaetano Fontana, figlio di Stefano boss dell’Acquasanta, che ha reso dichiarazioni agli inquirenti.
L’omertà dell’uomo d’onore – Buscemi e Bonura parlano anche delle nuove generazioni di criminali. “C’è ogni tanto qualche scemo che ancora va facendo lo stupido a domandare il pizzo… ancora forse non lo hanno capito che questa strada la devono finire”, dice Buscemi. “Là, se vogliono lavorare in mezzo a quella porcheria, c’è chi ci vuole lavorare. Ma andarci a domandare, per andarsi a fare 15 anni”, replica Bonura. Per gli investigatori “quella porcheria” sarebbe il traffico di droga. “Chi ci vuole lavorare, no Franco! Quindici anni di carcere senza mangiare…”, aggiunge Buscemi. “Io una lira di queste situazioni non l’ho presa mai”, spiega Bonura alludendo di non aver mai preso proventi da quel genere di attività. La loro visione è quella di uomini d’onore di altri tempi, con valori mafiosi radicati alle vecchie tradizioni. “Abbiamo certe idee e le nostre idee sono sempre quelle che devono andare avanti, i nostri principi, perché poi moriamo, buttiamo il sangue”, dice Bonura. “L’importante quello è, però così dobbiamo morire, come nasciamo dobbiamo morire”, replica Buscemi. “È venuto quello a dirmi, la prima, la seconda, il direttore, il chi, il come, i sbirri, mi venivano a spronare tutti perché volevano sapere: i politici, di questo, di quello… per dirti la verità verità, ammesso che io avessi un rapporto con qualcuno, o l’ho avuto, e ho avuto fiducia in quelle persone, e io, mi tradisci a me – spiega Bonura -. Oggi, potessi avere dico, no un mitra, ‘tu tu’, fare e dire, ma a chi mi ha fatto bene che ho stimato per il passato, io non lo tocco, fate quello che volete, mi volete fare l’ergastolo, datemelo…”.
Bonura e “Mafia e Appalti” – Il silenzio di Bonura sarebbe legato a vecchie storie risalenti agli anni ’90. Di recente la procura di Caltanissetta, guidata da Salvatore de Luca, ha puntato i riflettori su una vecchia indagine: i pm hanno riascoltato alcune intercettazioni degli anni ’90 in cui sarebbe emerso l’interessamento dell’allora imprenditore e politico democristiano Ernesto Di Fresco, già presidente dell’Amministrazione provinciale di Palermo, per aggiustare il processo di appello che vedeva imputato proprio Bonura per il duplice omicidio Chiazzese-Dominici, poi assolto sia in Corte di assise che in secondo grado. Per questa vicenda sono finiti sotto inchiesta, con l’accusa di aver insabbiato l’indagine, gli ex magistrati Gioacchino Natoli e Giuseppe Pignatone e l’allora capitano della Guardia di Finanza, Stefano Screpanti.
La cassaforte dei boss – Il gip Antonella Consiglio ha disposto i sigilli a sette società che sarebbero conducibili ai boss, tra cui la Golden Blu costruzioni Srl e la Società Cooperativa Futura. A queste si aggiungono Florens Srl, VB Immobiliare Srl e Ad Astra Re Srl che secondo gli inquirenti sarebbero state le “cassaforti” di Bonura. Ma anche la discoteca Notr3, riconducibile ad Alessandro Costa (arrestato) negli interessi della famiglia Sansone. In manette è finito anche l’architetto Mauro Pace, accusato di estorsione insieme a Roberto Sansone, perché avrebbe costretto un costruttore a pagare oltre 170 mila euro per lavori mai svolti dall’impresa dei Sansone.
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Blitz antimafia a Palermo, 19 arresti: tra loro Franco Bonura e altri scarcerati eccellenti di Cosa nostra
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Sanremo, 16 feb. (Adnkronos) - "Conti ha detto che il suo festival è 'baudiano'? Sono molto contento, mi fa veramente piacere". Risponde così all'Adnkronos Pippo Baudo, commentando le parole del direttore artistico del festival Carlo Conti in conferenza stampa dove ha detto che il suo Sanremo è stato 'baudiano', ammettendo di ispirarsi allo storico conduttore del festival di Sanremo perché "ci ha insegnato lui a farlo". Baudo detiene attualmente il record di conduzioni del Festival della Canzone Italiana di Sanremo, avendolo presentato 13 volte.
Milano 14 feb. -(Adnkronos) - Vorwerk ha presentato in questi giorni a Berlino il nuovo Bimby, erede dell’elettrodomestico multifunzione impostosi sin dagli anni ’70 come il robot da cucina per antonomasia. Bimby TM7 rileva il testimone del modello lanciato nel 2019 con una proposta attenta al mercato e in risposta alle esigenze dei clienti in continua evoluzione: per questo i progettisti Vorwerk hanno apportato innovazioni al design, con l’ampio schermo multitouch da 10 pollici, all’interfaccia digitale, alla piattaforma Cookidoo, con oltre 10.000 ricette per un’esperienza culinaria sempre più nuova, e al motore di Bimby . Tutto questo consente di ottimizzare la vita in cucina, liberando il proprio tempo mentre Bimby si occupa della preparazione dei piatti. La novità Vorwerk, inoltre, arriva con un corredo di funzioni e opzioni di cottura ulteriormente ampliate.
Bimby TM7, già prenotabile da febbraio e disponibile a partire da aprile, porta a un livello superiore l’integrazione tra un elettrodomestico all'avanguardia e l'ecosistema digitale Cookidoo, garantendo un'esperienza culinaria più ricca, uniforme e intuitiva che ridefinisce i metodi di preparazione dei cibi. L’ultimo nato in casa Vorwerk sfoggia un’inedita veste in nero, scelta dettata non solo dallo stile ma perché facilita l’incorporazione di un maggior numero di materiali riciclati nel dispositivo. Il nuovo rivestimento isolante del boccale permette di maneggiarlo in sicurezza, contribuendo anche al mantenimento della temperatura ottimale delle preparazioni. Protagonista assoluto è l’ampio schermo multitouch da 10 pollici, che in Bimby TM7 integra la manopola e dà accesso immediato alla piattaforma Cookidoo, agevolando sia la ricerca che l'esecuzione di qualsiasi ricetta in modalità guidata.
L’interfaccia di Bimby TM7 si contraddistingue per la sua schermata principale personalizzabile sulle necessità di ciascun utente. Inoltre, sono state perfezionate componenti come la spatola, il tappo del coperchio e l’accessorio per le cotture al vapore (il cosiddetto Varoma) ora di forma rettangolare con più spazio per gli alimenti. Con le tantissime funzioni per cui è stato creato, Bimby TM7 manifesta pienamente la sua anima di robot tuttofare: cuoce, anche a vapore e ad alta temperatura, insaporisce, rosola, riscalda, effettua cotture in sottovuoto e cotture lente, prepara uova e cereali alla cottura desiderata, caramella e fa lievitare impasti, e fermentare yogurt e formaggi fatti in casa.
Oltre alle tante funzioni di cottura, Bimby TM7 sostituisce oltre 20 piccoli elettrodomestici da cucina, facendosi carico di sbrigare in modo veloce e impeccabile i compiti più ingrati e “time consuming” quali pesare, tritare, grattugiare, amalgamare, emulsionare, e anche impastare. La connettività intelligente Wi-Fi e Bluetooth e il collegamento multi-device alla piattaforma Cookidoo (sullo schermo Bimby ma anche attraverso la app e il PC), rendono disponibile in qualsiasi momento un ricettario digitale costantemente aggiornato che spazia tra decine di migliaia di ricette, italiane ed internazionali, tutte rigorosamente testate e descritte in dettaglio, ma anche video, tutorial, articoli e suggerimenti a cui attingere per ispirarsi. L’utente può scegliere se affidarsi alla modalità guidata o esplorare la modalità manuale. Nel primo caso, una volta selezionata la ricetta su Cookidoo, Bimby si occupa di tutto, indicando ingredienti, quantità e procedura, guidando l’utente con passaggi preimpostati, regolando automaticamente tempi, temperature e velocità. In modalità manuale, l’utente può selezionare il tipo di cottura che ritiene più indicata tra quelle a disposizione per realizzare velocemente le sue preparazioni, ma soprattutto trova anche un valido aiuto nelle innumerevoli modalità preimpostate - eseguibili al tocco di una semplice icona - uno dei punti di forza di Bimby.
Un’importante novità è l’introduzione della nuova funzione Cottura Aperta, che permette di cucinare senza coperchio a 100°C in totale sicurezza. Questa funzione, disponibile anche in modalità guidata con tante ricette preimpostate, non solo offre una visione completa sul lavoro di Bimby, ma consente anche l’aggiunta di ingredienti a piacere in corso d’opera. Un’alternativa eccellente per coloro che amano aggiungere il loro tocco personale alle ricette. Il TM7 è alimentato da un nuovissimo motore sincrono da 500 Watt che dispone di un ampio intervallo di giri al minuto - da 40 a 10.700 - e di un controllo adattativo della potenza : il tutto con una silenziosità che anche a pieno regime “non alza la voce”.
In attesa dell’inizio ufficiale delle consegne ad aprile, il nuovo Bimby può essere prenotato già da subito attraverso gli incaricati alla vendita, che accompagnano l’utente alla scoperta di tutte le nuove funzionalità del prodotto. La consulenza gratuita e personalizzata è parte integrante del mondo della vendita diretta Vorwerk.
Bruxelles, 16 feb. (Adnkronos) - Un anno fa, il 16 febbraio 2024, moriva l'attivista Alexei Navalny mentre era detenuto in un carcere russo: aveva 47 anni. Sono tante le persone che questa mattina si sono radunate a Mosca per rendere omaggio al più forte oppositore del Cremlino In centinaia si sono recate al cimitero Borisov. Qui hanno sfilato persone arrivate da sole, altre in piccoli gruppi, anche famiglie con bambini.
I sostenitori di Navalny hanno deposto fiori sulla sua tomba con la polizia che ha concesso l'ingresso al cimitero Borisov filmando tutto. C'erano anche diplomatici stranieri, compresi gli ambasciatori di Usa e Ue, Lynne Tracy e Roland Galharague, secondo notizie rilanciate dall'agenzia Dpa.
Nel ricordare Navalny, l'Ue dichiara che la riguardo "il presidente Putin e le autorità russe hanno la responsabilità ultima" della sua morte. "Mentre la Russia intensifica la sua guerra di aggressione illegale contro l'Ucraina, continua anche la repressione interna, prendendo di mira coloro che si battono per la democrazia - prosegue la dichiarazione dell'Alto rappresentante per la Politica estera dell'Ue, Kaja Kallas, a nome dei Ventisette - Navalny ha dato la sua vita per una Russia libera e democratica. Oggi i suoi avvocati restano ingiustamente in carcere, insieme a centinaia di prigionieri politici".
Secondo l'Ue "la Russia deve liberare immediatamente e senza condizioni i legali di Navalny e tutti i prigionieri politici". L'Unione chiede anche alla Russia di "porre fine alla sua repressione brutale della società civile, dei media dei membri dell'opposizione e di rispettare il diritto internazionale".
Yulia Navalnaya ha diffuso un video in occasione del primo anniversario della morte di suo marito Alexei Navalny in cui ricorda ciò in cui credeva il principale oppositore del Cremlino: "Sappiamo perché stiamo combattendo: una Russia del futuro che sia libera, pacifica e bella, quella che sognava Alexei è possibile. Bisogna fare di tutto affinché si realizzi il suo sogno".
"Ognuno può fare qualcosa: manifestare, scrivere ai prigionieri politici, far cambiare opinione ai propri cari, sostenersi a vicenda", prosegue Navalnaya, attesa a Berlino nell'ambito delle iniziative per ricordare Navalny. "Alexei è fonte di ispirazione in tutto il mondo. Capiscono che il nostro Paese non è solo guerra, corruzione, repressione", afferma, accusando il leader russo Vladimir Putin di "voler cancellare dalla nostra memoria il nome di Alexey, nascondere la verità sul suo omicidio e di costringerci alla rassegnazione".
"Ma non ci riuscirà. Il dolore ci rende più forti e quest'anno ha dimostrato che siamo più forti di quanto pensassimo", incalza la donna, chiedendo di prendere esempio dal "coraggio" e dalla "capacità di amare davvero il nostro Paese" che aveva Navalny.
"Navalny è morto un anno fa perché si batteva per la democrazia e la libertà in Russia", ha scritto il cancelliere tedesco Olaf Scholz su X, aggiungendo che il leader russo Vladimir "Putin combatte in modo brutale la libertà e i suoi difensori". Così, "il lavoro di Navalny è stato ancor più coraggioso - ha rimarcato - Il suo coraggio ha fatto la differenza e va ben oltre la sua morte".
Anche il ministero degli Esteri, Antonio Tajani, ha scritto un messaggio su X : "A un anno dalla morte di Aleksej Navalny, non dimentichiamo il suo coraggio e il suo sacrificio a favore della libertà e della democrazia. La mia vicinanza alla sua famiglia e a tutti i difensori dei diritti umani che ogni giorno combattono nel mondo per avere più giustizia e stato di diritto".
Sanremo, 16 feb. - (Adnkronos) - “Lucio Corsi è stata la vera novità del festival. Partito come uno sconosciuto al grande pubblico e riuscito a conquistare chi lo ha ascoltato grazie ai suoi testi pieni di poesia, ironia e fantasia". Così Carlo Verdone, all'Adnkronos, commenta il successo di Lucio Corsi, secondo classificato a Sanremo 2025.
Con il brano 'Volevo essere un duro', l'artista toscano si è classificato secondo e ha vinto il Premio della Critica "Mia Martini". Un successo che Verdone aveva in qualche modo previsto, includendo Corsi nel cast della terza stagione di 'Vita da Carlo'. Nella serie, Verdone interpreta il direttore artistico del Festival, scegliendo proprio Corsi come artista in gara. Una finzione che si è trasformata in realtà.
Verdone non loda solo il talento artistico di Corsi, ma anche le sue qualità umane: "Quello che traspare in Lucio è l’essere una persona piena di garbo, che vive di stupore. Non c’è mai rabbia in lui. Ma la sua forza non è solo nel suo talento ma anche nella sua pacatezza di persona perbene e umile. L’umiltà è la cosa che lo contraddistingue più di tutte. E’ andato avanti con i suoi soli mezzi".
E conclude: "Grazie a lui la musica mi sembra abbia iniziato a prendere un’altra direzione, meno ansiogena, più riflessiva e amabile, fondata su dei testi belli. E’ un poeta. Sono contento anche perché puntare su di lui nella mia serie è stata una scommessa vinta anche per me. Gli auguro tutto il successo che merita”, conclude.
Bruxelles, 16 feb. (Adnkronos) - Un anno fa, il 16 febbraio 2024, moriva l'attivista Alexei Navalny mentre era detenuto in un carcere russo: aveva 47 anni. Sono tante le persone che questa mattina si sono radunate a Mosca per rendere omaggio al più forte oppositore del Cremlino In centinaia si sono recate al cimitero Borisov. Qui hanno sfilato persone arrivate da sole, altre in piccoli gruppi, anche famiglie con bambini.
I sostenitori di Navalny hanno deposto fiori sulla sua tomba con la polizia che ha concesso l'ingresso al cimitero Borisov filmando tutto. C'erano anche diplomatici stranieri, compresi gli ambasciatori di Usa e Ue, Lynne Tracy e Roland Galharague, secondo notizie rilanciate dall'agenzia Dpa.
Nel ricordare Navalny, l'Ue dichiara che la riguardo "il presidente Putin e le autorità russe hanno la responsabilità ultima" della sua morte. "Mentre la Russia intensifica la sua guerra di aggressione illegale contro l'Ucraina, continua anche la repressione interna, prendendo di mira coloro che si battono per la democrazia - prosegue la dichiarazione dell'Alto rappresentante per la Politica estera dell'Ue, Kaja Kallas, a nome dei Ventisette - Navalny ha dato la sua vita per una Russia libera e democratica. Oggi i suoi avvocati restano ingiustamente in carcere, insieme a centinaia di prigionieri politici".
Secondo l'Ue "la Russia deve liberare immediatamente e senza condizioni i legali di Navalny e tutti i prigionieri politici". L'Unione chiede anche alla Russia di "porre fine alla sua repressione brutale della società civile, dei media dei membri dell'opposizione e di rispettare il diritto internazionale".
"Navalny è morto un anno fa perché si batteva per la democrazia e la libertà in Russia", ha scritto il cancelliere tedesco Olaf Scholz su X, aggiungendo che il leader russo Vladimir "Putin combatte in modo brutale la libertà e i suoi difensori". Così, "il lavoro di Navalny è stato ancor più coraggioso - ha rimarcato - Il suo coraggio ha fatto la differenza e va ben oltre la sua morte".
Napoli , 16 feb. - (Adnkronos) - Una bimba di appena 9 mesi è morta nella notte tra sabato e domenica all'ospedale di Acerra (Napoli) a causa delle gravissime ferite alla testa e al volto causate dai morsi del cane pitbull di famiglia.
Secondo quanto si apprende, la piccola era in casa con il padre. La tragedia è avvenuta nella tarda serata di sabato in un appartamento di Acerra. In ospedale sono intervenuti gli agenti del commissariato di polizia di Acerra che hanno avviato le indagini, coordinati dalla Procura di Napoli Nord.
Secondo i primi accertamenti, pare che la bimba sia stata aggredita dal cane di famiglia mentre il padre dormiva e la madre era al lavoro. Sul caso sono in corso accertamenti. Incensurati e sotto i 30 anni, i genitori sono sotto shock.
Milano, 16 feb. (Adnkronos) - "Stasera scopriremo il vincitore" dice Carlo Conti sul palco dell’Ariston per la finalissima di Sanremo. E ricorda implicitamente a tutti i cantanti in gara che dal giudizio del pubblico non si scappa. Così come a quello dei look sfoggiati: dopo una settimana all’insegna di pelle, petti nudi, completi sartoriali, senza particolari colpi di testa, si può dire che all’Ariston abbia regnato la noia assoluta. E passino le trasparenze, i cristalli, le paillettes e gli smoking ultra classici ma per farsi ricordare ci vuole tutt’altra stoffa. Come quella che ha vestito Achille Lauro, dritto in cima al nostro podio. Ancora in Dolce&Gabbana (e chi sennò?) l’artista romano sceglie un ampio cappotto vestaglia completamente bordato di paillettes e sovrastampata con texture ghepardo. Persino in t-shirt bianca a costine è irresistibile. Per noi vince lui. Voto: 9.
Potrà anche aver vinto il festival della canzone italiana, Olly. Ma di certo lo stile è totalmente da rivedere. La canottiera bianca sotto la camicia celeste è un no totale. Si salva il pantalone ampio stretto in vita da una cintura da smoking. Voto a metà strada tra non classificato e irrecuperabile. E' giovane, si rifarà. La tradizione appartiene al padrone di casa, il direttore artistico e conduttore Carlo Conti, elegantissimo in smoking doppiopetto di velluto con maxi revers in raso e papillon. Voto: 8. Reinterpreta i tagli delle prime due serate Francesca Michielin, con un top di raso cut-out color cipria, paillettes e pantaloni neri. Tutto Miu Miu. Il rossetto scuro le dona carattere, peccato per i sandali plateau argento dalla sfumatura poco intonata all’insieme. Voto: 5. “Ho messo questi per farti i colpi di sole” dice Alessandro Cattelan a Carlo Conti indicando i revers sparkling dello smoking total white firmato Giorgio Armani. Semplice ma indiscutibile. Voto: 7.
Willie Peyote, è il caso di dirlo: grazie ma no grazie. La camicia sbottonata che spunta dal completo nero anonimo mal si adatta alla finale di Sanremo. Almeno i bottoni si potevano allacciare. Voto: 4. Alessia Marcuzzi scende le scale dell’Ariston con un abito nero dolcevita e schiena nuda che le disegna il corpo e ricorda da lontano quello di Mireille Darc nella commedia ‘Le grand blond avec une chaussure’ di Yves Robert del 1972. Più casta, certo, ma avremmo preferito vederla con gioielli importanti e capelli raccolti. Il secondo cambio d’abito regala qualche emozione in più, un maxi tubino rosso, mentre con il terzo, un longdress nero bustier, ingrana finalmente la quarta. Voto: 5.
Laminatissima, quasi accecante, Marcella Bella, che indossa una jumpsuit interamente ricoperta di cristalli con un disegno geometrico al centro. Qualcuno sui social chiama in causa il look di Orietta Berti con le conchiglie: “Rispolvera le sue capesante”. Too much, siamo d’accordo, ma è pur sempre la finalissima. Voto: 6. I jeans all’Ariston dovrebbero essere banditi, fatta eccezione per Edoardo Bennato. Bresh non lo sa e li indossa con una t-shirt color cenere, stivali di pelle grigia firmati Ami Paris e gioielli Apm Monaco. Non bastano i ricami dorati a fargli superare la prova. Voto: 5. Modà, ma che pasticcio avete combinato? La camicia cartoon coloratissima di Kekko, che si declina anche in accessori per gli altri membri della band, preferiremmo non averla vista. “Se la guardi per trenta secondi ti vengono gli occhi di Fedez” scrivono sui social. Non ce la sentiamo di dissentire. Voto: non classificati.
L’abbiamo scritto l’anno scorso e lo ripetiamo quest’anno: come si fa a resistere a Rose Villain? Il suo look Fendi haute couture è davvero ‘fuorilegge’, tanto che ha bisogno della scorta per scendere le scale. La cantante indossa un abito nero see through con strascico, gambe a vista, corsetto e micro cristalli ricamati. I capelli tiratissimi e raccolti in una coda la rendono statuaria. “Mi sento male per quanto è bella” dice Alessia Marcuzzi. E noi con lei. Voto: 9. Ha fatto talmente parlare per le sue collane ultra costose che alla fine Tony Effe verrà ricordato solo per un semplice rosario. E’ quello che il cantante allaccia al polso per l’esibizione finale, in look total black, giacca e pantaloni, che lo rendono persino presentabile. Della serie 'molto rumore per nulla'. Voto: 6 per l'impegno.
Clara è sempre bellissima ma il lungo abito light blue con corpetto che le disegna il corpo fa tanto Cenerentola al ballo di mezzanotte. Che peccato. Voto: 5. Cambiando l’ordine degli addendi il risultato non cambia. Nel caso di Serena Brancale va ammesso che seppure da cinque giorni provi a variare sul tema di trasparenze e luccichii – e apprezziamo lo sforzo – non riesce a spiccare il volo. La tuta nera con ricami e trasparenze anche no. Voto: 4. Sorprendentemente elegante Brunori Sas, in classico smoking che veste bene. Anche volendo trovare difetti non ce ne sono. Voto: 7. Che noia, Francesco Gabbani! Un altro smoking senza guizzi anche per la finale. Voto: 6. “E’ una dea” esclama Alessia Marcuzzi vedendo Noemi con indosso un lungo abito gioiello con maniche lunghe e collo alto firmato Patou e cristalli Swarovski in diverse misure. E’ sofisticata al massimo. Voto: 8 e mezzo.
Sottotono Rocco Hunt, senza infamia e senza lode in completo nero. La maglietta girocollo ce la poteva risparmiare. Voto: 5. Il look da bad boy di Stash dei The Kolors fa centro: la collana-cintura un po’ fetish abbinata ai guanti in pelle fa tanto Annie Lennox e alza immediatamente la temperatura. Voto: 7 e mezzo. Ospite della serata, per ricevere il premio alla carriera, Antonello Venditti fa Antonello Venditti: occhiali aviator d’ordinanza, capello nero pettinato all’indietro e completo nero. Si ama per forza. Voto: 7. Sembrano usciti dal film ‘Beetlejuice’ Coma _Cose con California in abitino in chiffon nero e inserti in pizzo, calze ricamate e grande cappello rosso in paglia che strizza l’occhio a una delle protagoniste della pellicola di Tim Burton, l’artista nevrotica Delia Deetz. In completo matchy il marito Fausto. Che dire? Non fate mai il loro nome per tre volte di seguito. Voto. 5.
E’ coi fiocchi il look di Giorgia, letteralmente. Come il nastro nero allacciato al collo, che dà un twist alla normalità del look: shorts, blusa ricamata e blazer total black. Chic con poco. Voto: 7. I fiori ci sono. L’eleganza pure. E la classe non manca a Simone Cristicchi che torna a scegliere il suo fedele compagno di viaggio, lo stilista Antonio Marras, per l’ultima serata con un completo effetto tapestry nero con ricami floreali silver. Un deciso cambio di marcia rispetto alle sere precedenti che lo fa risalire nelle nostre quotazioni. Voto: 8. Eccola Elodie con chioma raccolta, abito nero bustier completamente ricamato e guanti da diva. Un look che appare troppo ‘carico’. Il lungo strascico ce lo poteva risparmiare. Voto: 6. Bolero rosso con tanto di piume, maglia mesh e pantaloni skinny per Lucio Corsi, che con i suoi outfit sopra le righe ci ha stupito e divertito per tutta la durata del Festival. E chissà se anche per la finale, il secondo classificato ha usato le patatine per imbottire le spalline. Nel dubbio, continuiamo ad amarlo così com'è: un vero outsider anche nella moda. Voto: 6 e mezzo.
Per quanto si possa essere fan delle giacche ‘bold’ il modello blu con alamari dorati e maxi cristalli di Irama fa troppo Ancient Regime. Voto: 5. Fedez vede nero, come la canzone che intona. L’umore non sembra dei migliori, il look pure. Sempre Versace, sempre giacca tre bottoni con il logo della Medusa. Senza arte né parte. Voto: 4. La vera notizia è che Shablo, Guè, Joshua e Tormento abbandonano lo street style e si mettono in tiro con dei completi doppiopetto e cravatta che, seppur casual, ben si sposano con il tempio sacro della musica italiana. Voto: 7 per l'inaspettato twist. Look vincente non si cambia. Lo sa bene Joan Thiele (e il suo stylist) ancora una volta con una lunga mantella di Chanel e body nero coperto che fa capolino dietro la chitarra. Le lunghe trecce fanno un po’ girlish un po’ Mercoledì Addams ma Joan resta comunque inarrivabile. Voto: 9.
Anche Massimo Ranieri, come molti degli uomini saliti sul palco dell’Ariston durante questa edizione, punta sul total white, con tanto di completo tre pezzi. Che dire? Passabile. Voto: 5 e mezzo. Gaia, in abito con fili di perline effetto scucito, sembra impigliata in una rete. Eppure le premesse c’erano tutte, il beauty look con rossetto scuro è magnetico, il colore burgundy della mise pure. Ma niente, il risultato finale non buca lo schermo. Voto: 5. Troppi strati, camicia troppo sbottonata, revers troppo grossi, capelli troppo arruffati. Insomma, il look di Rkomi è troppo sbagliato. Nonostante nelle serate precedenti abbia avuto dei momenti nì, il perdente inglorioso della serata finale è lui. Voto: 4. Sarah Toscano è l’ultima a esibirsi e fare così tardi per vedere il suo look forse non valeva la pena. Optical all’ennesima potenza, gonna e top geometrici, tutto Pucci, e occhiali da sole, che per fortuna abbandona prima di cantare. Insomma, “la più piccola del gruppo” come ricorda Conti, deve crescere ancora in fatto di stile. Voto: 5.
Mahmood si esibisce a sorpresa come ospite in abito sartoriale doppiopetto. Il tocco di classe è la spilla a forma di fiore appuntata al petto. Bello e bravo. Voto: 8. La semplicità paga sempre. Lo sa bene Bianca Balti, che torna sul palco con una creazione di Ermanno Scervino composta da due pezzi distinti: body-corsetto e abito. Il body è realizzato in raso di seta, utilizzato al rovescio per ottenere un effetto opaco con struttura, steccatura e impunture, ispirate ai corsetti di fine Ottocento. Sul retro, invece, l'abito sfoggiato dalla modella presenta un lungo strascico che parte dalle scapole e si sviluppa alla fine di un intreccio di lacci. Ci piace tantissimo. Voto: 9. (di Federica Mochi)