Mettete Tim Burton per scenografia spettrale tipo “La sposa cadavere” del primo quadro, Stefano Bessoni per le figurine buffe, Carlo Collodi per Pinocchio, Marinella Senatore per la luminaria sulla scritta Teatro Attioni, il Teatro dei Pupi per il teatrino dei Burattini dell’antica arte della Fondazione Grilli di Torino, Dolce e Gabbana per i costumi colorati e ricamati con strass, Lorenzo Quinn per la grande mano, lo Schiaccianoci per gli Ussari che ballano e avrete “L’elisir d’amore” in era Jouvin. Così Torino, più che con la politica e spesso inutili grandi opere, si trasforma nella musica, anzi nell’Opera, che è tornata protagonista nella vita cittadina. Così una miscellanea, improponibile sulla carta, si è trasformata in un “divertissement”, volendo appositamente usare un termine francese, come francese è il Soprintendente del Teatro Regio, restio alle trasposizioni delle opere classiche. Questa invece, coloratissima, è indovinata e perfettamente riuscita.

Così la Torino un po’ grigia ha scoperto le soirées, le toilettes chic, il pettegolezzo nell’intervallo con i raviolini, i marron glacé e un pizzico di odor di naftalina mischiato al N5. Per una sera dimentica, grazie al “parigino”, l’inquinamento (tra i peggiori d’Italia), la desertificazione del commercio, le strade, i marciapiedi sconnessi, la crisi economica. Per una sera pensa, complice anche il nome del Teatro – ma a Torino tutto è Regio, Regale e Sabaudo – di essere ancora patria e sede dei Savoia e del Re e anche del secondo Re, il mai dimenticato Gianni Agnelli.

Orfana del ruolo di Capitale d’Italia e Capitale dell’Industria, ha riscoperto da poco una grande passione per la Lirica: mai visto il teatro così affollato, dati anche i costi giustamente non bassissimi; buona inoltre l’idea dei prezzi stracciati per i giovani che si presentano sempre in gran spolvero ed entusiasti di una serata diversa nell’anteprima a loro dedicata. Poco importa se molti non conoscano di partiture, non siano fini musicofili ma solo melomani: riescono a trovare una soddisfazione visiva, uditiva, sensoriale in toto nell’atmosfera calda di un teatro anziché in altri luoghi. Non caso la Lirica è diventata Patrimonio Unesco come Patrimonio immateriale dell’Umanità il 6 dicembre 2023. Così la Lirica con i suoi Teatri è parte da sempre di quell’immenso mondo di Bellezza che solo l’Italia detiene.

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