Sinner oggi assente al Quirinale: tornano le polemiche. Quella frase di Cahill: “Era bianco come un lenzuolo”. Cosa c’è dietro il suo no

Vittorie e rinunce, trionfi ma anche alcuni ‘no‘ e forfait che hanno fatto scalpore e diviso l’opinione pubblica. La rinuncia di Jannik Sinner, fresco vincitore a Melbourne del suo terzo Slam in carriera, a presenziare alla cerimonia al Quirinale per celebrare insieme al Capo dello Stato, Sergio Matterella, i successi planetari del tennis azzurro nell’anno magico 2024, ha riaperto le polemiche. Il Presidente della Repubblica riceve le Nazionali italiane di Tennis femminile e maschile vincitrici del Bjk Cup e della Coppa Davis alle 10.30 al Quirinale, ma Sinner non c’è, costretto a dare forfait per la necessità di osservare un periodo di assoluto riposo. Dal Colle non trapelano comunque particolari reazioni per l’assenza del vincitore degli Austrlian Open: solo una presa d’atto, che in qualche modo sembra confermare la comprensione del Capo dello Stato.
La Federazione tennis invece un po’ di disagio lo ha manifestato. “Confido che sia con noi”, aveva dichiarato il presidente della Fitp, Angelo Binaghi, evidenziando come l’altoatesino sia stato “l’artefice più importante di questa cavalcata” della racchetta azzurra. Poi però è arrivato il rifiuto, con conseguenti polemiche, anche da parte della stampa. È stato invece equilibrato l’ex tennista Paolo Bertolucci, che a Rai Radio1, ospite di Un Giorno da Pecora ha spiegato: “Sinner sicuramente detesta queste cerimonie, è stato in clausura per parecchio tempo e quindi vorrà riposarsi qualche giorno per poi ripartire a mille, già da venerdì. Certo dire di no al presidente della Repubblica… Sono delle scelte personali, diciamo così”.
Dietro il no di Sinner a Mattarella c’è però qualcosa di più. Certo, tornano alla mente anche altre decisioni dell’altoatesino che in passato fecero storcere il naso e scatenarono commenti velenosi. Dalle rinunce alle due ultime edizioni dei Giochi olimpici, al forfait in Coppa Davis di due anni fa, passando per la scelta di declinare l’invito a salire sul palco di Sanremo. Quando si rifiutò di partecipare alle Olimpiadi di Tokyo e quando decise di non partecipare alle qualificazioni di Davis, fu accusato di non essere italiano e di scarso attaccamento ai colori azzurri. Critiche seccamente smentite dalle straordinarie prestazioni che sono valse le due Insalatiere consecutive. Il no a Sanremo e poi alle Olimpiadi di Parigi invece sono stati compresi: il primo fa parte del personaggio, il secondo è stato motivato ex post dal caso Clostebol. E proprio dalla vicenda doping bisogna ripartire per spiegare perché oggi Sinner non è al Quirinale.
In molti magari non ne tengono conto, ma il 2024 di Sinner è stato massacrante. Ha tenuto alto il livello delle prestazioni da gennaio fino a dicembre, proprio per vincere le Atp Finals a Torino e poi la Coppa Davis con l’Italia, mentre gli altri tennisti di vertice erano già in vacanza o avevano ormai mollato. E ha giocato sempre con la spada di Damocle della vicenda doping, del ricorso presentato dalla Wada davanti al Tas. L’udienza davanti al Tribunale dello sport di Losanna è stata fissata per il 16 e 17 aprile. Sinner è costretto a convivere con l’ansia per l’esito di questo processo ancora per almeno due mesi e mezzo. Senza dimenticare ovviamente le pressioni che lo status di numero 1 si porta dietro: “Molti si attenderanno adesso che lei vinca ovunque, in ogni Slam”, gli ricordò proprio Mattarella meno di un anno fa, durante la prima visita di Sinner al Colle.
Il consiglio dei medici, la diagnosi di “affaticamento sportivo“, sono da prendere seriamente. Non è una cosa che si cura semplicemente con un po’ di sonno, perché indica una debilitazione sia fisica che mentale. L’Australian Open di Sinner è stato molto più complesso di come sia apparso sul campo, dove l’azzurro ha dominato. Il suo malessere è emerso apertamente solo durante la partita contro Holger Rune agli ottavi, quando ha accusato un malore che in molti esperti hanno definito “un attacco di panico”. È stata la spia di come le energie psicofisiche di Sinner fossero al limite. Rivelatrici in questo senso sono le parole del coach Darren Cahill, che dopo la fine del torneo ha svelato come l’altoatesino fosse arrivato a un passo dal non scendere nemmeno in campo contro Rune: “Jannik era bianco come un lenzuolo – ha raccontato Cahill a Supertennis – Non sapevamo se sarebbe sceso in campo. Stava così male. Sapevamo dal giorno prima che non si sentiva bene, quindi era andato a letto presto. Abbiamo annullato tutti gli allenamenti, siamo andati dal dottore, gli hanno dato dei gel per aumentare l’energia. Si è riposato, ha fatto un bagno ghiacciato per farlo ripartire e lo abbiamo buttato in campo senza riscaldamento“.
Sinner poi ha vinto la partita e lo Slam, ma è evidente che gli strascichi di questo sforzo siano pesanti da smaltire. La prova è nella rinuncia a giocare il torneo di Rotterdam, che l’altoatesino aveva vinto un anno fa e che ama tanto, perché si gioca su un veloce indoor a lui molto congeniale. I medici lo hanno convinto a rinunciare a partire per l’Olanda, ma durante il volo di ritorno verso Montecarlo è stata presa anche la decisione di non andare al Quirinale. Sinner rimarrà a casa per qualche giorno, forse farà visita ai genitori nella sua Sesto. Ma niente scalo a Roma: una scelta sofferta, criticabile, ma che ha dietro delle ragioni specifiche.