Sono circa mille i cani che sono stati distribuiti per alleviare l’isolamento di alcuni anziani di Washington, negli Stati Uniti, dove la solitudine sembra essere un problema particolarmente diffuso nella popolazione americana over 60. E fin qui, nulla di strano. Se non fosse che questi teneri animali domestici siano, in realtà, dei robot. Si chiamano Robopets, o anche “Joy for all Companion Pets”, vengono prodotti dalla società Ageless Innovation e rispondono al tatto e alla voce dei loro padroni. A donarli sono state tre organizzazioni locali con un investimento di circa 150 mila dollari, riporta il Washington Post.
Sarebbero questi animali robotici la soluzione, dunque, per contrastare la solitudine di centinaia di anziani. E sembra siano anche particolarmente graditi, anche perché non richiedono cure e offrono “conforto e compagnia“. La scelta è ricaduta sullo stato sede della Casa Bianca in quanto, secondo un recente studio del Census Bureau condotta dalla società di ricerca immobiliare Chamber of Commerce, i cittadini di Washington avrebbero più probabilità di vivere da soli rispetto a coloro che vivono in altre grandi città. E questo provocherebbe negli anziani, in particolar modo, un rischio maggiore di sviluppare sintomi legati alla depressione o all’inattività, oltre a possibili incidenti.
Ed è per questo motivo, dunque, che è stato pensato di destinare questi piccoli robot alla popolazione over 60. “Gli animali domestici per gli anziani tendono ad attenuare l’isolamento e la solitudine“, spiega la sociologa Jennifer Applebaum, docente all’Università della Florida. A causare qualche problema, però, sarebbe poi tutta la gestione del cane, come le spese veterinarie, le uscite per i bisogni o anche semplicemente le cure che potrebbero rendere impraticabile l’adozione di cani veri. E sarebbe questo il motivo per cui le tre organizzazioni no-profit hanno promosso questa speciale tipologia di iniziativa: i Robopets, infatti, “offrono davvero compagnia e non hanno bisogno di nulla in cambio“, spiega il responsabile delle comunicazioni di Capital Caring Health, una delle organizzazioni no-profit coinvolte.