Da anni gli scienziati italiani si impegnano nello studio delle cellule Carcik, che dimostrano di essere promettenti nel trattamento dei tumori del dal sangue. E proprio dal sangue fresco o crioconservato del cordone ombelicale si possono ricavare le cellule necessarie per realizzare le CARCIK, i linfociti T geneticamente modificati in laboratorio perché siano capaci di aggredire le cellule di alcune forme di tumori del sangue resistenti alle terapie, come la leucemia linfoblastica acuta, che fa registrare ogni anno circa 400 nuove diagnosi in Italia prevalentemente in età pediatrica. La fattibilità e la sicurezza di questo metodo – come si legge in una nota – è stata dimostrata i ricercatori della Fondazione Tettamanti dell’IRCCS San Gerardo dei Tintori di Monza che hanno presentato i risultati di questo lavoro al 66esimo congresso annuale dell’American Society of Hematology (ASH) tenutosi lo scorso dicembre a San Diego.

La Fondazione Tettamanti è impegnata da diversi anni nello sviluppo delle CARCIK (Chimeric Antigen Receptor-Cytokine Induced Killer), che rappresentano un’evoluzione della terapia standard con cellule CAR-T. Tutte i linfociti “CAR” sono dotati di recettori artificiali sulla loro superficie, proteine capaci di riconoscere particolari bersagli (in gergo antigeni) sulle cellule tumorali e di eliminarle. Mentre le CAR-T commerciali sono ricavate dal paziente stesso, le CARCIK sono prodotte dal sangue di un donatore sano attraverso un processo più semplice, meno costoso e meno invasivo che non richiede, peraltro, l’utilizzo di vettori virali (i virus inattivati, utilizzati nelle CAR-T per modificare il DNA dei linfociti e renderli cellule-farmaco contro il tumore). La modifica genetica nelle CARCIK avviene, infatti, attraverso i “trasposoni”, sequenze di DNA, che possono stabilmente modificare una cellula senza bisogno di vettori virali. I linfociti così modificati sono infusi nei pazienti affinché possano esercitare la loro funzione difensiva attaccando le cellule tumorali.

“Poter ricavare le CARCIK dal sangue del cordone ombelicale apre alla possibilità in futuro di utilizzare i cordoni conservati nelle biobanche per sviluppare terapie mirate a partire da cellule di donatori compatibili con i pazienti” osserva Sarah Tettamanti, ricercatrice della Fondazione Tettamanti dell’IRCCS San Gerardo dei Tintori di Monza e co-autrice del lavoro “Nei modelli in vitro utilizzati nel nostro progetto i linfociti T estratti dai cordoni ombelicali e resi capaci di aggredire le cellule tumorali dopo essere stati modificati geneticamente in laboratorio hanno evidenziato caratteristiche sovrapponibili a quelli ricavati dal classico prelievo di sangue dal donatore. Le CARCIK sono state sottoposte a diverse fasi di validazione nel nostro laboratorio e nei modelli in vivo hanno evidenziato efficacia nel contrastare la malattia e un’alta tollerabilità. La prospettiva è di sfruttare le evidenze raccolte all’interno dei prossimi studi clinici sulle CARCIK”. Oggi la Fondazione Tettamanti sta portando avanti studi clinici con l’utilizzo di CARCIK per il trattamento della leucemia linfoblastica acuta tipo B e per i linfomi non Hodgkin di tipo B, e studi su sistemi cellulari in vitro e in modelli animali in vivo per lo sviluppo di terapie per la leucemia mieloide acuta. Le cellule CARCIK sono prodotte nel laboratorio Verri, “un’officina farmaceutica” (cell factory) inaugurata nel 2003.

Lo studio

Community - Condividi gli articoli ed ottieni crediti
Articolo Precedente

Scoperti tre nuovi trattamenti sicuri ed efficaci per la tubercolosi resistente alla rifampicina

next
Articolo Successivo

Influenza aviaria, lo studio Usa: “L’immunoterapia basata sugli anticorpi è efficace”

next