“Esorto i nostri alleati, i nostri leader e, soprattutto, i miei concittadini ucraini: pensate a un cessate il fuoco. Abbracciamo questo difficile percorso, non come una resa, ma come un passo necessario per garantire il futuro dell’Ucraina. Lo dobbiamo alla nostra nazione, a coloro che sono caduti e a coloro che erediteranno l’Ucraina che ci sforziamo di proteggere”. A scriverlo sul settimanale americano Time è Iuliia Mendel, che dal 2019 fino al 2021 è stata portavoce del presidente ucraino Volodymyr Zelensky. Il suo è un appello accorato alla tregua, in un Paese dominato dalla disperazione. Chi rimane è perché non se ne può andare, l’economia è al collasso, la vittoria militare inverosimile. E il 38% degli ucraini è pronto a concessioni territoriali alla Russia purché finisca questa guerra. Bisogna arrivare a una tregua, perché bisogna essere “pragmatici”, riconoscere “la propria forza, ma anche i propri limiti“, mentre i russi continuano ad avanzare e le vittime sono sempre di più. “Forse un cessate il fuoco imperfetto, che potrebbe non soddisfare tutte le nostre richieste di giustizia, è un passo necessario. Questo non è un appello all’autocompiacimento; è un appello alla sopravvivenza”, scrive Mendel.
“Mentre circa due terzi della popolazione di Kherson sono fuggiti, molti rimangono, compresi i miei genitori, che come operatori sanitari si rifiutano di abbandonare la loro comunità”, racconta Mendel, che nel suo libro “The fight of our Lives“, uscito nel 2022, aveva raccontato anche dell’arruolamento del compagno dopo l’invasione di Mosca. “Nonostante la straordinaria resilienza del mio paese – continua – ci troviamo di fronte a un nemico che non può essere sconfitto solo dalla potenza militare. Gli alleati occidentali sono stati generosi, ma persino il loro fermo sostegno non può garantire il futuro che desideriamo così profondamente. Una vittoria solo con mezzi militari potrebbe non essere più raggiungibile. A quale costo, dobbiamo chiederci, arriverà la nostra battaglia?”. Per Mendel, se da un lato “l’Ucraina insiste sulla rivendicazione immediata dei suoi territori e si aggrappa alla prospettiva sempre più remota di entrare nella Nato“, dall’altro sta assistendo all’addio di oltre 7 milione di cittadini, scappati, “con oltre 440mila che se ne sono andati solo l’anno scorso, una cifra 3,3 volte superiore a quella del 2023”. E la Russia, continua, “ha trasformato un terzo dell’Ucraina in un inferno vivente”. A testimoniarlo sono anche i numeri delle vittime: i soldati ucraini caduti in battaglia sono tra i 40mila (secondo Zelensky), agli 80mila conteggiati dal Wall Street Journal, mentre guardando ai civili “le stime verificate dall’Onu indicano oltre 12mila morti solo nel territorio controllato dall’Ucraina, mentre il numero reale nelle regioni occupate dai russi rimane sconosciuto. I feriti civili sono centinaia di migliaia. Solo nel 2024, il numero di vittime civili causate dai russi è cresciuto del 30%. E questo – sottolinea Mendel – senza tenere conto delle migliaia di bambini deportati con la forza o di quelli che continuano a essere portati via dalle aree appena occupate”. Dunque si rende sempre più necessaria una tregua: anche se temporanea, potrebbe dare modo a Kiev di radunare le forze, perché farlo sotto i continui bombardamenti russi “è impossibile”.
Per l’ex portavoce di Zelensky “perseguire un cessate il fuoco non è debolezza. La guerra – scrive sul Time – ci ha insegnato il pericolo delle risposte semplici e delle narrazioni rosee. Dobbiamo essere pragmatici, per il bene delle generazioni future che sopporteranno le conseguenze delle scelte di oggi. Questa non è una richiesta di resa, ma una strategia che riconosca sia la nostra forza che i nostri limiti. L’Ucraina merita un futuro che vada oltre la guerra senza fine. L’ingenuità oggi non è cercare una tregua, ma credere che una guerra di logoramento senza fine, idealizzata su TikTok e Twitter, possa in qualche modo portare alla vittoria”. Mendel non ipotizza che sia Trump a mettere la parola fine a questo conflitto, ma sa “che sono in corso discussioni ad alto livello su un cessate il fuoco, da Washington a Bruxelles“. E per quanto imperfetto, quel cessate il fuoco è l’unico che possa garantire a Kiev la sopravvivenza.
Mondo
“Il cessate il fuoco non è una resa, ma è necessario all’Ucraina per sopravvivere”: l’appello dell’ex portavoce di Zelensky
Iuliia Mendel, che dal 2019 al 2021 è stata portavoce del presidente ucraino, scrive sul Time: "Siamo di fronte a un nemico che non può essere sconfitto solo dalla potenza militare"
“Esorto i nostri alleati, i nostri leader e, soprattutto, i miei concittadini ucraini: pensate a un cessate il fuoco. Abbracciamo questo difficile percorso, non come una resa, ma come un passo necessario per garantire il futuro dell’Ucraina. Lo dobbiamo alla nostra nazione, a coloro che sono caduti e a coloro che erediteranno l’Ucraina che ci sforziamo di proteggere”. A scriverlo sul settimanale americano Time è Iuliia Mendel, che dal 2019 fino al 2021 è stata portavoce del presidente ucraino Volodymyr Zelensky. Il suo è un appello accorato alla tregua, in un Paese dominato dalla disperazione. Chi rimane è perché non se ne può andare, l’economia è al collasso, la vittoria militare inverosimile. E il 38% degli ucraini è pronto a concessioni territoriali alla Russia purché finisca questa guerra. Bisogna arrivare a una tregua, perché bisogna essere “pragmatici”, riconoscere “la propria forza, ma anche i propri limiti“, mentre i russi continuano ad avanzare e le vittime sono sempre di più. “Forse un cessate il fuoco imperfetto, che potrebbe non soddisfare tutte le nostre richieste di giustizia, è un passo necessario. Questo non è un appello all’autocompiacimento; è un appello alla sopravvivenza”, scrive Mendel.
“Mentre circa due terzi della popolazione di Kherson sono fuggiti, molti rimangono, compresi i miei genitori, che come operatori sanitari si rifiutano di abbandonare la loro comunità”, racconta Mendel, che nel suo libro “The fight of our Lives“, uscito nel 2022, aveva raccontato anche dell’arruolamento del compagno dopo l’invasione di Mosca. “Nonostante la straordinaria resilienza del mio paese – continua – ci troviamo di fronte a un nemico che non può essere sconfitto solo dalla potenza militare. Gli alleati occidentali sono stati generosi, ma persino il loro fermo sostegno non può garantire il futuro che desideriamo così profondamente. Una vittoria solo con mezzi militari potrebbe non essere più raggiungibile. A quale costo, dobbiamo chiederci, arriverà la nostra battaglia?”. Per Mendel, se da un lato “l’Ucraina insiste sulla rivendicazione immediata dei suoi territori e si aggrappa alla prospettiva sempre più remota di entrare nella Nato“, dall’altro sta assistendo all’addio di oltre 7 milione di cittadini, scappati, “con oltre 440mila che se ne sono andati solo l’anno scorso, una cifra 3,3 volte superiore a quella del 2023”. E la Russia, continua, “ha trasformato un terzo dell’Ucraina in un inferno vivente”. A testimoniarlo sono anche i numeri delle vittime: i soldati ucraini caduti in battaglia sono tra i 40mila (secondo Zelensky), agli 80mila conteggiati dal Wall Street Journal, mentre guardando ai civili “le stime verificate dall’Onu indicano oltre 12mila morti solo nel territorio controllato dall’Ucraina, mentre il numero reale nelle regioni occupate dai russi rimane sconosciuto. I feriti civili sono centinaia di migliaia. Solo nel 2024, il numero di vittime civili causate dai russi è cresciuto del 30%. E questo – sottolinea Mendel – senza tenere conto delle migliaia di bambini deportati con la forza o di quelli che continuano a essere portati via dalle aree appena occupate”. Dunque si rende sempre più necessaria una tregua: anche se temporanea, potrebbe dare modo a Kiev di radunare le forze, perché farlo sotto i continui bombardamenti russi “è impossibile”.
Per l’ex portavoce di Zelensky “perseguire un cessate il fuoco non è debolezza. La guerra – scrive sul Time – ci ha insegnato il pericolo delle risposte semplici e delle narrazioni rosee. Dobbiamo essere pragmatici, per il bene delle generazioni future che sopporteranno le conseguenze delle scelte di oggi. Questa non è una richiesta di resa, ma una strategia che riconosca sia la nostra forza che i nostri limiti. L’Ucraina merita un futuro che vada oltre la guerra senza fine. L’ingenuità oggi non è cercare una tregua, ma credere che una guerra di logoramento senza fine, idealizzata su TikTok e Twitter, possa in qualche modo portare alla vittoria”. Mendel non ipotizza che sia Trump a mettere la parola fine a questo conflitto, ma sa “che sono in corso discussioni ad alto livello su un cessate il fuoco, da Washington a Bruxelles“. E per quanto imperfetto, quel cessate il fuoco è l’unico che possa garantire a Kiev la sopravvivenza.
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Milano, 20 feb. (Adnkronos) - "Se dovessimo tutti attenerci a quelle che sono le regole del Coni, per quanto riguarda il calcio, il 90% degli impianti li dovremmo chiudere. Dobbiamo trovare la via di mezzo e quelle che possono essere le modalità migliori per dare la sicurezza dell'omologazione dell'impianto di gioco e dare, senza dover strozzare le società, quelle che possono gli adempimenti per mettere il più possibile in sicurezza le strutture". Lo sostiene Giacomo Pompili, di Lnd Impianti e Federcalcio servizi, intervenendo al panel 'Sicurezza e impianti sportivi: un confronto tra federazioni, enti e progettisti' che si è svolto durante la prima giornata di lavori della IX edizione di Myplant & Garden, il Salone internazionale del Verde. Un incontro che si configura tra i numerosi appuntamenti che riempiono il variegato palinsesto della manifestazione, a Fiera Milano Rho fino al 21 febbraio 2025.
L'attività di controllo sull’impiantistica è nata nel 2020 sulla base della raccomandazione del Coni, diffusa con una circolare, di omologare gli impianti sportivi. "Oggi credo che ogni federazione si stia muovendo con un suo regolamento, che però non è esattamente preso da quello che il Coni ci chiede -spiega Pompili-. E' importante confrontarsi anche con gli amici delle altre Federazioni sulle problematiche da affrontare", dice.
Milano, 20 feb. (Adnkronos) - "Se dovessimo tutti attenerci a quelle che sono le regole del Coni, per quanto riguarda il calcio, il 90% degli impianti li dovremmo chiudere. Dobbiamo trovare la via di mezzo e quelle che possono essere le modalità migliori per dare la sicurezza dell'omologazione dell'impianto di gioco e dare, senza dover strozzare le società, quelle che possono gli adempimenti per mettere il più possibile in sicurezza le strutture". Lo sostiene Giacomo Pompili, di Lnd Impianti e Federcalcio servizi, intervenendo al panel 'Sicurezza e impianti sportivi: un confronto tra federazioni, enti e progettisti' che si è svolto durante la prima giornata di lavori della IX edizione di Myplant & Garden, il Salone internazionale del Verde. Un incontro che si configura tra i numerosi appuntamenti che riempiono il variegato palinsesto della manifestazione, a Fiera Milano Rho fino al 21 febbraio 2025.
L'attività di controllo sull’impiantistica è nata nel 2020 sulla base della raccomandazione del Coni, diffusa con una circolare, di omologare gli impianti sportivi. "Oggi credo che ogni federazione si stia muovendo con un suo regolamento, che però non è esattamente preso da quello che il Coni ci chiede -spiega Pompili-. E' importante confrontarsi anche con gli amici delle altre Federazioni sulle problematiche da affrontare", dice.
Milano, 20 feb. (Adnkronos) - "Come Federazione italiana tennis, padel, pickleball, che comprende gli sport di racchetta come tennis, padel beach, tennis beach e tennis in carrozzina, abbiamo adattato le nostre carte federali ai regolamenti dell'impiantistica e alle procedure per l'omologazione degli impianti. Sul territorio abbiamo messo in piedi una rete di tecnici, sotto un coordinamento di 21 comitati regionali, che procede alla verifica delle migliaia di impianti federali presenti. Circa 100 tecnici vanno giornalmente presso tutti gli impianti a verificarne l’omologazione. Questo è un modo anche per avere un censimento di quelli che sono gli impianti sul territorio". Sono le dichiarazioni di Silvia Torrani componente della Fitp, la Federazione italiana tennis, padel, pickleball, intervenendo al panel 'Sicurezza e impianti sportivi: un confronto tra federazioni, enti e progettisti' che si è svolto nell’ambito della prima giornata di lavori della IX edizione di Myplant & Garden, il Salone internazionale del Verde, presso la Sala Verde sportivo allestita nel padiglione 20 della fiera.
L’incontro si configura tra i numerosi appuntamenti che riempiono il ricco palinsesto della manifestazione che si svolge a Fiera Milano Rho fino al 21 febbraio 2025. "Tutta l'attività sull’impiantistica -riprende Torrani- è nata in pieno Covid, quando il Coni ha mandato una circolare a tutte le federazioni sportive nazionali raccomandando l’omologazione degli impianti. Omologare un impianto vuol dire attestare in unità lo svolgimento delle competizioni o l'esercizio della pratica sportiva -spiega-. Gli impianti vengono omologati per tipologia, quindi se abbiamo un circolo che ha campi da tennis, campi da padel o campi da beach, abbiamo tre diverse omologazioni per il tennis, per il padel e per il beach. Siamo nel vivo di questa attività, ma c’è ancora tantissimo da fare", conclude.
Milano, 20 feb. (Adnkronos) - "Come Federazione italiana tennis, padel, pickleball, che comprende gli sport di racchetta come tennis, padel beach, tennis beach e tennis in carrozzina, abbiamo adattato le nostre carte federali ai regolamenti dell'impiantistica e alle procedure per l'omologazione degli impianti. Sul territorio abbiamo messo in piedi una rete di tecnici, sotto un coordinamento di 21 comitati regionali, che procede alla verifica delle migliaia di impianti federali presenti. Circa 100 tecnici vanno giornalmente presso tutti gli impianti a verificarne l’omologazione. Questo è un modo anche per avere un censimento di quelli che sono gli impianti sul territorio". Sono le dichiarazioni di Silvia Torrani componente della Fitp, la Federazione italiana tennis, padel, pickleball, intervenendo al panel 'Sicurezza e impianti sportivi: un confronto tra federazioni, enti e progettisti' che si è svolto nell’ambito della prima giornata di lavori della IX edizione di Myplant & Garden, il Salone internazionale del Verde, presso la Sala Verde sportivo allestita nel padiglione 20 della fiera.
L’incontro si configura tra i numerosi appuntamenti che riempiono il ricco palinsesto della manifestazione che si svolge a Fiera Milano Rho fino al 21 febbraio 2025. "Tutta l'attività sull’impiantistica -riprende Torrani- è nata in pieno Covid, quando il Coni ha mandato una circolare a tutte le federazioni sportive nazionali raccomandando l’omologazione degli impianti. Omologare un impianto vuol dire attestare in unità lo svolgimento delle competizioni o l'esercizio della pratica sportiva -spiega-. Gli impianti vengono omologati per tipologia, quindi se abbiamo un circolo che ha campi da tennis, campi da padel o campi da beach, abbiamo tre diverse omologazioni per il tennis, per il padel e per il beach. Siamo nel vivo di questa attività, ma c’è ancora tantissimo da fare", conclude.
Roma, 20 feb. (Adnkronos) - "Tra il 2018 e il 2024, si sono verificate complessivamente 394 segnalazioni di aggressioni agli operatori Cri. Attacchi verbali e fisici che, nella maggior parte dei casi, vedono come autori gli stessi beneficiari del soccorso. Stando ai dati in nostro possesso, dal 2023 al 2024 le aggressioni sono passate da 63 a 68. Un aumento di circa l’8% in appena un anno. Un trend preoccupante che racconta un fenomeno che non sembra accennare ad arrestarsi". E' l’allarme lanciato dal presidente della Croce Rossa Italiana, Rosario Valastro, in occasione della Giornata Nazionale del personale sanitario, sociosanitario, socioassistenziale e del volontariato.
“Ogni atto di violenza a danno degli operatori sanitari compromette, oltre che la loro sicurezza, quella dei pazienti. Questi episodi ostacolano l’operato del personale sanitario a supporto di chi ha bisogno di assistenza e cure - aggiunge - È già grave che ciò accada in contesti ordinari, in ospedale, in ambulanza, mentre si interviene per soccorrere qualcuno, lo è ancora di più in quei contesti emergenziali dove l’aiuto di un sanitario può fare la differenza tra vivere e morire”, ha detto facendo riferimento ai 32 operatori umanitari del Movimento internazionale della Croce Rossa e Mezzaluna Rossa morti nel 2024 mentre prestavano servizio di assistenza alla popolazione in zone di conflitto.
Roma, 20 feb. (Adnkronos Salute) - "La pandemia ha segnato profondamente la vita di tutti noi e del Servizio sanitario nazionale. Dalla lezione della pandemia dobbiamo capire cosa non ha funzionato ed è, penso, in primis, la medicina territoriale. Stiamo lavorando per far sì che ci sia una sanità più moderna è vicina ai cittadini. Dalla pandemia abbiamo imparato quanto siano importanti gli operatori sanitari che sono al centro della nostra attenzione". Lo ha detto il ministro della Salute, Orazio Schillaci, a Roma a margine dell'evento per la Giornata nazionale del personale sanitario, che si celebra oggi “La sanità è cambiata e ci vogliono anche nuove competenze per vincere le sfide che ci aspettano. Dalla medicina digitale alla telemedicina”.
Roma, 20 feb. (Adnkronos Salute) - "La legge che è stata approvata sull'arresto in flagranza di reato anche in differita" per le aggressioni ai sanitari, “mi viene segnalato da uno dei miei Ordini, ha già dato i primi risultati. Di fronte all'ennesima violenza, mai giustificabile, il pubblico ministero ha chiesto 1 anno e il giudice ha portato la condanna a 2 anni. Grazie, perché questo è un segno concreto e tangibile dello sforzo che è stato fatto e di cui vi ringraziamo". Così Barbara Mangiacavalli, presidente della Fnopi, Federazione nazionale Ordini professioni infermieristiche, questa mattina a Roma si è rivolta al ministro della Salute, Orazio Schillaci, partecipando all'evento per la Giornata nazionale del personale sanitario.