di Giulia Prato *

Una potenziale tragedia purtroppo annunciata. L’incidente della nave cargo Guang Rong arenatasi su un pontile a Marina di Massa continua a tenere il mondo ambientalista con il fiato sospeso. L’area dell’incidente ricade infatti all’interno del Santuario Pelagos, un’area marina protetta di eccezionale valore ecologico, istituita per tutelare la straordinaria biodiversità del Mediterraneo. Qui trovano rifugio otto specie di cetacei regolari, tra cui il capodoglio, la balenottera comune, il raro zifio, la stenella striata e il tursiope, che popolano abitualmente queste acque insieme a una ricca megafauna marina. Tra le specie più vulnerabili figurano le tartarughe marine, diverse specie di squali e razze e la foca monaca, uno degli animali più minacciati del Mediterraneo. Un incidente in questa zona avrebbe conseguenze devastanti, compromettendo l’equilibrio dell’intero ecosistema marino e mettendo a serio rischio la sopravvivenza di specie già fortemente minacciate. Fortunatamente sembra, almeno per il momento scongiurato, lo sversamento del carburante che dalla nave cipriota potrebbe essersi riversato in mare.

In attesa di appurare le possibili responsabilità della singola nave, il Wwf segnala che la Guang Rong, secondo alcune fonti di stampa, era stata già fermata nel 2023 dalla Guardia Costiera di Genova per gravi deficienze in violazione delle normative internazionali in materia di salvaguardia della vita umana in mare, protezione dell’ambiente marino e sicurezza della navigazione. Ci si chiede quindi se da allora siano state recuperate le carenze e, in caso contrario, come queste siano collegabili all’ultimo incidente. Il problema però è che questa vicenda rischia di ripetersi se non si interverrà sulle cause che l’hanno provocata. E che purtroppo non riguardano una singola nave.

Un traffico pericoloso

Sebbene copra appena l’1% degli oceani globali, il Mediterraneo è uno dei mari più trafficati al mondo. La presenza di navi è aumentata significativamente negli ultimi decenni, raggiungendo circa il 15% dell’attività marittima mondiale e il 20% del commercio marittimo globale, con circa 200.000 navi che attraversano le sue acque ogni anno. L’aumento del traffico marittimo unito all’aggravarsi delle condizioni climatiche comporta un rischio crescente di incidenti, come le collisioni tra le navi e i grandi mammiferi marini.

Le 5 proposte del Wwf:

Di fronte a questa situazione non è più rimandabile tutelare il nostro ambiente marino e rendere sostenibile l’intenso traffico marittimo. Per farlo il Wwf ha sviluppato nel corso degli anni cinque proposte:

1. Eliminazione delle navi obsolete: ritiro delle petroliere prive di doppio scafo e costruite prima del 1982 da tutti i porti italiani, fissando una durata massima di attività per le navi che trasportano sostanze pericolose a 23 anni dal varo.

2. Regolamentazione della navigazione nelle aree sensibili: implementazione di zone off-limits e regole più severe per la navigazione nelle aree marine protette, come il Santuario dei Cetacei.

3. Miglioramento delle tecnologie di prevenzione e risposta: adozione di tecnologie avanzate per la prevenzione degli incidenti e la gestione degli sversamenti.

4. Promozione della decarbonizzazione del trasporto marittimo: collaborazione con armatori e compagnie di trasporto per ridurre le emissioni del settore, attraverso l’adozione di carburanti a basse emissioni e l’implementazione di misure incentivanti.

5. Chi inquina deve pagare: oggi questo può avvenire sia attraverso alcune previsioni normative contenute nel Testo Unico Ambientale (D.lgs. n. 152/2006) sia grazie alla legge n. 68/2015 sugli ecoreati che prevede tra i nuovi delitti anche l’inquinamento e il disastro ambientale.

Agire ora significa evitare la prossima tragedia annunciata, non farlo significa esserne complici.

* responsabile mare WWF Italia

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