Trentacinque anni dopo, quello di Nino Agostino rimane un delitto senza verità. La Cassazione ha annullato la condanna all’ergastolo per il boss di Cosa nostra Antonino Madonia. I giudici della I sezione penale della Suprema Corte hanno ordinato un nuovo processo d’Appello per il killer della famiglia di Resuttana. Annullata senza rinvio, invece, la sentenza emessa nei confronti di Madonia per l’omicidio di Ida Castelluccio, la moglie di Agostino, uccisa insieme al poliziotto il 5 agosto 1989 a Villagrazia di Carini, in provincia di Palermo.

“Per fortuna Vincenzo e Augusta non hanno ascoltato questa sentenza. È l’unico commento che merita”, dice l’avvocato Fabio Repici, legale di parte civile della famiglia Agostino. Vincenzo Agostino e Augusta Schiera, genitori della vittima, sono morti senza avere la verità sull’omicidio. “Non abbiamo avuto giustizia e dobbiamo rifare il processo in Appello. Loro 4 non hanno pace neanche da morti. La nostra famiglia non ha pace da 35 anni. Noi continuiamo, come sempre, lottiamo contro tutti, mafia e istituzioni deviate fino a quando non ci daranno verità e giustizia”, ha scritto su facebook Nino Morana, nipote di Agostino.

I processi – E dire che per Madonia, la sostituta procuratrice generale della Cassazione Giuseppina Casella aveva chiesto di confermare la condanna all’ergastolo. “Siamo in un quest’aula a trattare un fatto risalente a oltre 35 anni fa che ha richiesto uno sforzo importante di ricostruzione da parte dell’autorità giudiziaria di Palermo, che si è anche trovata di fronte a qualche tentativo di depistaggio. Le dichiarazioni di Vito Galatolo sono un punto fermo in questo processo, a cui si aggiungono tra le altre quelle di Giovanni Brusca e Oreste Pagano. Si può mettere oggi dunque una prima parola fine sulla vicenda la deliberazione del delitto ad opera di Madonia secondo le risultanze congiunte di prove dichiarative e di prova logica”, aveva detto durante la requisitoria, chiedendo di confermare la condanna all’ergastolo per l’omicidio del poliziotto, ma di far scattare la prescrizione per il delitto Castelluccio, essendo stata esclusa la premeditazione. In primo grado il processo era stato celebrato col rito abbreviato. Per lo stesso fatto, si è celebrato anche un processo col rito rodinario: il 7 ottobre scorso è stato condannato all’ergastolo dalla Corte d’Assise di Palermo pure il boss Gaetano Scotto, accusato di omicidio come Madonia. Assolto, invece, l’altro imputato, Francesco Paolo Rizzuto, accusato di favoreggiamento aggravato.

Un caso irrisolto – Irrisolto per oltre tre decenni, l’omicidio Agostino si era presto trasformato in un vero e proprio caso senza soluzione. Sembrava una storia da film, di quelli americani col finale a sorpresa che arriva dopo, quello ufficiale. Agostino e la moglie vengono ammazzati pochi anni prima delle stragi del 1992, alla fine di una giornata di mare: il 5 agosto del 1989, davanti casa dei genitori del poliziotto, spuntano in due su una motocicletta e cominciano a sparare. Nino apre il cancello e col suo corpo fa scudo a Ida. Che si volta, guarda in faccia i motociclisti e grida: “Io vi conosco“. Quelli rispondono e la colpiscono al cuore: era incinta da tre mesi e sposata da uno. Da quel giorno Vincenzo Agostino, il padre dell’agente, decise di non tagliarsi più la barba: “Finché non avremo giustizia”, diceva. Negli anni il signor Agostino è diventato una specie di monumento umano alla ricerca di verità.

La svolta nell’inchiesta – La svolta nelle indagini sul caso del poliziotto assassinato arriva nel 2015, quando la procura generale di Palermo (all’epoca guidata da Roberto Scarpinato) avoca le indagini. Perché fu ucciso Agostino? E da chi? Anche grazie all’instancabile lavoro dell’avvocato Repici, si comincia a dare una risposta a queste domande. La più grande scoperta è quella sulla vera occupazione dell’agente: anche se apparentemente si occupava di posti di blocco e contravvenzioni alla Sezione Volanti, in realtà Agostino dava la caccia al latitanti. Quelli di Cosa nostra, che all’epoca si chiamavano Totò Riina e Bernardo Provenzano e comandavano un esercito completamente mimetizzato nella vita di ogni giorno. E nel suo lavoro, l’agente collaborava con Giovanni Falcone, in quel momento impegnato in alcune indagini delicatissime sui delitti politici di Piersanti Mattarella e Pio La Torre. Ecco perché, davanti alla bara dell’agente e della moglie, il giudice disse: “Quest’omicidio è stato fatto contro di me“. Non è un caso, forse, che a occuparsi del duplice omicidio di Villagrazia furono due killer mafiosi da sempre legati a esponenti dei servizi: Madonia (recentemente finito sotto inchiesta anche per l’omicidio Mattarella) e Scotto. E che nell’agguato era coinvolto anche Giovanni Aiello, alias Faccia da mostro, l’ex poliziotto che per anni è comparso sullo sfondo dei delitti eccellenti. E irrisolti. C’era anche sullo sfondo dell’omicidio Agostino. Aiello è morto d’infarto nell’agosto del 2017 e pochi mesi dopo sono state archiviate le accuse ai suoi danni. Anche in quel caso le modalità dell’archiviazione hanno provocato roventi polemiche, per le quali l’avvocato Repici sarà addirittura processato per calunnia. Nel frattempo, nell’aprile scorso, il signor Agostino è deceduto: aveva 87 anni e una barba lunghissima. “Sento che tra poco potrò tagliarla”, aveva detto dopo la condanna in Appello di Madonia. Si sbagliava.

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Nella foto Vincenzo Agostino, padre dell’agente assassinato, mostra una foto del figlio Nino e della nuora Ida Castelluccio

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