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Trump scatena la corsa all’oro. A Londra boom di richiesta di lingotti da portare negli Usa per timore dei dazi

È quanto si legge sul quotidiano britannico Financial Times, secondo cui l’attesa per ritirare i lingotti nei depositi della banca centrale britannica, rinomati in tutto il mondo per garantire la sicurezza di vaste riserve auree, è aumentata da pochi giorni a 4-8 settimane
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Stanno calando rapidamente i lingotti d’oro conservati a Londra, nei caveau della Banca d’Inghilterra, dopo l’aumento delle spedizioni negli Stati Uniti dovuto ai timori che il presidente americano Donald Trump imponga dei dazi anche sul lucroso mercato dell’oro. È quanto si legge sul quotidiano britannico Financial Times, secondo cui l’attesa per ritirare i lingotti nei depositi della banca centrale britannica, rinomati in tutto il mondo per garantire la sicurezza di vaste riserve auree, è aumentata da pochi giorni a 4-8 settimane.

Intanto i trader hanno accumulato a New York scorte stimate in 82 miliardi di dollari (78 miliardi di euro), a fronte di una diminuzione della liquidità sul mercato di Londra. “C’è la sensazione che Trump possa andare oltre i limiti e imporre nuovi dazi sulle materie prime che entrano negli Stati Uniti, compreso l’oro”, ha detto al quotidiano della City Michael Haigh di Société Générale. E ancora: “C’è una corsa tra gli operatori del mercato dell’oro a proteggersi”.

Nell’ultimo anno le quotazioni dell’oro, ora a 2845 dollari/oncia , sono salite di circa il 40% ma non hanno subito grandi variazioni dal giorno della vittoria elettorale di Trump. Le più grandi riserve di oro sono quelle di Stati Uniti (8.100 tonnellate), Germania (3.300), Italia (2.450), Francia (2.430) e Russia (2.330)

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