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Ultimo aggiornamento: 8:36 del 31 Gennaio

Beko, le voci dei lavoratori a rischio licenziamento fuori dal Ministero: “Non siamo numeri, il governo tuteli il nostro posto di lavoro”

Mentre la trattativa si riapre, fuori dal ministero a protestare c'erano oltre 400 lavoratori dei diversi stabilimenti. Ecco le loro parole [Video]
Beko, le voci dei lavoratori a rischio licenziamento fuori dal Ministero: "Non siamo numeri, il governo tuteli il nostro posto di lavoro"
di Alberto Sofia
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Spiragli per la trattativa, dopo la minaccia di licenziamenti e chiusure. Prende tempo la multinazionale Beko, “congelando”, almeno per il momento, l’avvio della procedura di chiusura di due stabilimenti in Italia e gli esuberi di 1.935 lavoratori, previsti entro il 31 dicembre 2025, valutando al contempo un investimento di 300 milioni di euro. Un “aggiornamento” del piano che, sottolineano i sindacati, presenti al tavolo al ministero delle Imprese e del Made in Italy con governo e azienda, “costituisce il presupposto minimo per iniziare una trattativa”. Eppure, contestano Fim, Fiom, Uilm e Uglm “le disponibilità aziendali sono ancora estremamente generiche”. “Inizieranno ora tre settimane di confronto nel merito con le parti”, ha invece rivendicato il ministro Adolfo Urso, “per individuare le migliori soluzioni” da portare al prossimo tavolo convocato per il 10 febbraio. “Abbiamo necessità di approfondire i temi emersi: investimenti, occupazione e agibilità del sito produttivo di Siena”, ha aggiunto il ministro.
Mentre la trattativa si riapre, fuori dal ministero a protestare c’erano oltre 400 lavoratori dei diversi stabilimenti, chiedendo garanzie sul proprio futuro e sui posti di lavoro: “Non siamo numeri, siamo 299 persone, famiglie“, spiegavano diverse lavoratrici da Siena. Ma non solo. Temono anche i lavoratori marchigiani, con quasi 400 a rischio esubero a Fabriano e 350 a Comunanza, nell’ascolano. “Già con Whirlpool erano tempi duri, ma non pensavamo a pochi mesi dall’ultima acquisizione di trovarci di nuovo a rischio”, spiegano. E c’è chi attacca Urso e il governo e le sue promesse sulla golden power e la conseguente tutela occupazionale rivendicata: “Al momento soltanto parole e bugie, dal governo ora servono atti concreti. Noi in catena di montaggio lavoriamo duramente, ora l’esecutivo faccio lo stesso”, c’è chi rilancia. Al presidio dei lavoratori si è presentata anche la segretaria Pd Elly Schlein per esprimere la sua solidarietà, rivolgendosi al governo Meloni: “Servono risposte concrete: vogliamo un piano industriale serio e il ritiro di questi licenziamenti e della data di scadenza perché questi lavoratori non sono come lo yogurt, non hanno data di scadenza”.

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