di Enza Plotino

Propaganda. Questo è il programma, il percorso, il risultato del governo Meloni! Anche in una materia delicata come la salute della popolazione fa solo propaganda. La cambiale in bianco che tante cittadine e cittadini speranzosi hanno firmato, votando per Meloni premier, rimane bianca, immacolata. Attenzione! La propaganda, che non ha trasformato gli annunci in moneta sonante per il settore sanità, ha sfornato sì un decreto legge sulle liste d’attesa, ma a tutt’oggi, come ci dice la Fondazione Gimbe preoccupata per i ritardi, non ci sono i decreti attuativi che sono il motore di una legge e questo stallo paralizza ogni intervento che il decreto legge prevedeva.

“Liste d’attesa addio”, ha proclamato Meloni dai sui palchi d’elezione. Una ignobile bugia di chi si serve degli annunci per “intortare” una cittadinanza sempre più in difficoltà a provare a curarsi nel servizio pubblico. “Per questo motivo, come dice la Fondazione Gimbe, abbiamo condotto un’analisi indipendente sullo stato di avanzamento della legge, con l’obiettivo di identificarne le criticità di attuazione e informare in maniera costruttiva il dibattito pubblico e politico. Questo per evitare aspettative irrealistiche e tracciare un confine netto tra realtà e propaganda”.

Ma cosa vuol dire per una legge la mancanza dei decreti attuativi? Che i benefici annunciati non possono realizzarsi, in una realtà che rimane critica. Le interminabili liste d’attesa si fanno ancora più lunghe, le agende delle strutture pubbliche sono sempre irrimediabilmente chiuse e la sofferenza di tutto il sistema organizzativo, tecnologico, professionale e delle persone che non riescono a curarsi è al limite. Non c’è nulla! Solo pochi spiccioli che il governo Meloni spaccia per adeguati. Un grandissimo bluff propagandistico.

La realtà invece, oltre alle già grandemente nominate liste d’attesa, è l’impossibilità di assumere, per gli stringenti vincoli economici che lo stesso governo ha imposto; è l’incapacità di gestire le agende di prenotazione sia del pubblico che del privato convenzionato; è l’inadeguatezza di un sistema in cui nel 2023, oltre 4,48 milioni di persone hanno rinunciato a prestazioni sanitarie, di cui quasi 2,5 milioni per motivi economici: quasi 600.000 persone in più rispetto all’anno precedente”. Come chiosa Gimbe: “Le riforme annunciate restano un esercizio retorico se non tradotte in azioni concrete, mentre il raggiungimento di risultati parziali è solo una magra consolazione politica, priva di reali benefici per la società”.

Se questo è un risultato, dopo quasi tre anni di governo… allacciamo le cinture di sicurezza perché il futuro sarà turbolento per tutti noi poveri mortali!

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