Sbaglia chi continua a pensare che gli attacchi della presidente Meloni e dei suoi fedelissimi riguardino questo o quel magistrato, questo o quel giornalista. Il video contro il procuratore capo di Roma, Francesco Lo Voi, ha svelato il piano, di là di ogni ragionevole dubbio, proprio perché è stato rivolto verso un giudice di rara moderazione, distante anni luce non solo dalle toghe “rosse”, ma anche da quelle versi, arancione, appena rosate.

Il procuratore di Roma ha dovuto applicare le leggi, forse se lo sarebbe risparmiato volentieri, ma non poteva perché esiste ancora la Costituzione; perché a nessuno può essere consentito di violare le norme; perché, nello stato di diritto, tutte e tutti debbono rispettare le leggi a cominciare da chi sta più in alto e ha più responsabilità.

La presidente Meloni, sulla scia del trumpismo dilagante, vuole invece riaffermare che il voto popolare deve prevalere sul rispetto delle norme, sulla divisione dei poteri, sul rispetto dell’autonomia della giustizia. L’attacco al procuratore Lo Voi è stato premeditato e meditato, e vuole essere un minaccioso monito contro la giustizia e contro chiunque voglia opporsi ad arbitrio, prepotenza, conflitti di interesse.

Nel mirino non ci sono più singoli giornalisti e singoli giudici, ma la funzione di controllo che, in quanto tale, va colpita e abrogata. Non vogliono colpire i “rossi”, ma la Costituzione antifascista. Questo pensavano i reduci di Salò, questa pensava il reduce Licio Gelli, questo pensano i reduci di quei rottami della storia.

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