È durato pochi mesi il sostegno dei soldati nordcoreani alle truppe russe impegnate a portare avanti l’invasione dell’Ucraina. Della loro presenza sul campo di battaglia, inizialmente limitata all’area del Kursk, dove i soldati di Vladimir Putin stanno ancora cercando di riconquistare il territorio finito sotto il controllo dei rivali di Kiev, si era avuto notizia ad ottobre. Ma adesso, secondo quanto riferito da funzionari americani al New York Times, gli 11mila effettivi offerti da Kim Jong-un, o almeno quelli che sono ancora in vita, sono pronti a tornare in patria: troppo gravi le perdite subite al fronte per rimanere sul campo di battaglia è la motivazione fornita dalle fonti Usa al quotidiano.

Nello specifico, dicono, da circa due settimane le truppe inviate dalla Corea del Nord non sono state viste in prima linea nei combattimenti. Questo perché da quando hanno messo piede in Ucraina il loro numero si è ridotto almeno della metà. A testimonianza delle gravi perdite ci sono i resoconti quotidiani sulla situazione del conflitto, forniti da Kiev, secondo i quali le truppe di Pyongyang hanno registrato anche centinaia di perdite in un solo giorno.

Da Mosca arriva però una smentita nel giro di poche ore. Si tratta di dichiarazioni “false e che distorcono la realtà“, ha detto il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov. “Assolutamente no”, ha risposto a chi gli chiedeva se volesse commentare l’articolo del New York Times. “Su questo – ha aggiunto – ci sono molte opinioni diverse, corrette e scorrette, false e che distorcono la realtà. Probabilmente non è appropriato per noi commentare ogni volta queste cose. Non lo faremo”.

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